Osceno: il Ministero della Difesa minaccia querele a chi fa domande a Pinotti

Posted on 7 ottobre 2016

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Il ministro della Difesa Roberta Pinotti è andata in visita in Arabia Saudita. Visita ignorata dalla stampa italiana, ma non così da diverse organizzazioni che da tempo chiedono conto al nostro governo della fornitura di bombe ai sauditi, che con quelle bombardano lo Yemen per imporre al paese un governo fantoccio. Tanto fantoccio che i suoi esponenti stanno in Arabia Saudita e non in Yemen, dove non li vuole nessuno perché tutti li considerano venduti allo straniero aggressore e pure barbaro. Barbaro perché lo Yemen è una repubblica e l’Arabia Saudita invece è una monarchia assoluta di stampo feudale che da anni finanzia l’espansione dell’estremismo islamico di stampo wahabita, anche all’estero, dove i sauditi hanno costruito migliaia di madrasse nelle quali si fornisce ai giovani un unico testo, il Corano, e una formazione limitata all’indottrinamento religioso di stampo integralista.

dif

Le bombe ai sauditi le forniscono delle aziende italiane e il governo tace sul punto nonostante i numerosi solleciti, perché l’Arabia Saudita è anche un paese che fa stracci dei diritti umani e sarebbe illegale, oltre che immorale, fornirgli strumenti per reprimere i suoi sudditi o i cittadini dei paesi vicini. Pinotti, agli esordi criticata perché parlava troppo e male, come quando affermò che gli F-35 ci servono per abbattere i missili diretti al territorio italiano, ultimamente è una sfinge, parla d’altro e quasi mai di Difesa o delle sue occupazioni da ministro. In questi giorni a sentir lei è impegnata a battersi contro l’omofobia, ma il giorno prima della sua discesa in campo accanto agli omosessuali ha visitato un paese che gli omosessuali li mette a morte e sulla questione non ha fiatato, anche se nell’occasione ha ricevuto grande attenzione dai media, che invece hanno messo la sordina alla visita in Arabia, e avrebbe potuto approfittarne per ergersi in difesa degli omosessuali che dimorano nel regno appena visitato. Invece ha preferito continuare questa ipocrisia e rendersi complice del medioevo saudita facendo finta che non esista.

Pinotti non ha fiatato nemmeno sulla natura della sua visita, che fonti internazionali riconducono alla tentata vendita di altri armamenti. Una visita che invece il Ministero della Difesa presenta così sul suo sito:

saudite

Peccato che in Arabia Saudita non ci sia proprio nessuno parlamento, trattandosi di una monarchia assoluta di stampo medievale. Il Consiglio della Shura (o shoura) citato dal ministero è infatti un organo consultivo, i componenti del quale sono di nomina regia e non hanno alcun potere legislativo o esecutivo, infatti di seguito si scrive che il consiglio è «l’organo assembleare che assiste l’Esecutivo nell’esercizio del potere legislativo», assistenza che si limita appunto a fornire consigli. Consigli di solito allineati con i desideri della monarchia che ha nominato i consiglieri, tra i quali ultimamente sono spuntate 30 donne a mo’ di specchietto per le allodole, visto che le stesse donne han bisogno del permesso del loro tutore anche per uscire di casa e recarsi all’assemblea. E in Arabia Saudita non c’è neppure la «società civile», intesa come espressione di qualcosa di diverso dalla volontà della monarchia. L’ultimo che ha provato a mandare un rispettosissima lettera nella quale propugnava educatamente modestissime riforme, è stato condannato a 10 anni di carcere e frustate quanto basta. Ma le forniture di bombe al regime saudita avvengono «nel rispetto della legge», disse il ministero nell’unica risposta alle contestazioni. E di più non dimandare.

La Difesa quindi oggi scrive che il Ministro è «pronto a querelare chi diffonde falsità», anche se sul suo stesso sito scrive che la visita ha come obbiettivo la crescita dalla «cooperazione bilaterale» nel campo della Difesa, cioè tra i due paesi e solo tra loro, «con un focus particolare sui settori della formazione e  dell’addestramento militare» delle forze armate del sanguinario quanto becero regime saudita. Omertà e disinformazione, da mesi la Difesa e il governo rifiutano sistematicamente di rispondere alle domande sul traffico d’armi tra il nostro paese e il regime saudita e forse sarebbe più strana un’inversione di rotta di questa pantomima, che tuttavia è quanto di meglio il governo sia riuscito a ordire. L’atteggiamento del ministero, del ministro Pinotti e  del governo, resta così assolutamente al di sotto degli standard richiesti in una democrazia, come peraltro conferma la minaccia di querele veicolata via Twitter alle ONG che da mesi chiedono risposte. Gli affari con i sauditi sono più importanti di queste sottigliezze e questo spiega il silenzio di Gentiloni come quello di Renzi, che sull’Arabia Saudita riuscì a dichiarare qualcosa solo quando emerse lo scandalo dei Rolex e la relativa figuraccia da miserabili. Anche il quel caso l’opacità ha avuto ragione della trasparenza e la promessa di Renzi di requisire gli orologi donati si è trasformata nell’ennesima presa in giro. Oggi assistiamo a un’escalation dell’ostilità governativa nei confronti di media e ONG, dal raccontare balle per minimizzare gli scandali, si è passati a minacciar di querele chi s’interessa dei traffici italiani con il regime saudita. Niente di buono.

Aggiornamento: E prima che finisca la giornata giunge notizia che la Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta sulle forniture di bombe italiane al regno saudita. Ora governo e Pinotti dovranno per forza sforzarsi di dare risposte più approfondite nel merito e dimostrare puntualmente che le forniture di bombe al regime saudita avvengono «nel rispetto della legge».