
L’amaca di Michele Serra è finita in cima alla prima pagina di Repubblica, ma questo non ha evidentemente incentivato il giornalista a migliorare la qualità della sua striscia quotidiana, che oggi registra l’ennesimo scivolone figlio d’approssimazione e ignoranza dei temi con i quali il nostro si cimenta. Oggi Serra vuole dirci che il rozzo Trump messo accanto a Obama fa una pessima figura. Conclusione che non è certo una novità o una brillante intuizione originale, così per dare più forza e colore al pezzo s’è avventurato in un assurdo, quanto falso, paragone tra gli avi dei due:
«Si poteva intuire, risalendo per li rami, che il cow-boy trisavolo di Trump, quando entrava nel saloon con lo stuzzicadenti in bocca, non era molto più chic del bisavolo di Obama nei campi di cotone. E almeno gli avi di Obama cantavano il blues e non quel terribile country con la giacca bianca piena di frange.»
Come molti prima lui, Serra qui compie la penosa operazione di costruire una realtà adatta alla conclusione che vuole raggiungere, ma lo fa maldestramente, mettendo in fila una notevole serie di clamorose falsità, fino a costruire una post-verità nella quale tutti i pezzi s’incastrano alla perfezione come desiderato dall’autore. Falsità figlie di approssimazione e di un tirare a indovinare tipico di un certo giornalismo italiano, talmente pigro da non compiere nemmeno le più elementari verifiche. La storia delle famiglie Trump e Obama è lì, a un click di distanza per tutti, ma Serra ha manifestato più e più volte fastidio e sfiducia per le informazioni che corrono in rete e quindi, evidentemente, ha saltato il passaggio ed è partito in quarta inventandosi due alberi genealogici che potessero sostenere le conclusioni alle quali voleva arrivare.
Purtroppo per Serra gli avi di Donald Trump non sono mai stati cow-boy, suo nonno è nato in Baviera e sua nonna in Scozia. Nessuna delle due famiglie è mai vissuta nel West, ma sulla costa Est, a New York, quanto di più lontano esista negli Stati Uniti dal West dei cow-boy. Il nonno di Trump una volta arrivato in America fece il barbiere e poi si lanciò nel settore immobiliare, carriera poi seguita del figlio e dal nipote, ora presidente. La cafonaggine di Trump non è quella del campagnolo, ma quella del figlio di un ricco abitante di New York, la cafonaggine del nato ricco che non ha studiato molto e che ha passato la vita a far soldi in modi spesso discutibili.
Anche la descrizione del bisavolo di Obama è del tutto falsa, perché la madre di Obama è bianca ed è originaria del Kansas, mentre suo padre è nato e vissuto in Kenya e ovviamente non discende da schiavi portati in America, l’ex presidente non è per niente «pronipote di schiavi» come lo presenta Serra aprendo il pezzo. È Obama, dei due, quello che ha i cow-boy tra gli avi, la madre era addirittura parente di Buffalo Bill alla lontana, e sono i suoi avi quelli che più probabilmente ballavano al ritmo del country.
Ci sono i cow-boy tra gli avi di Obama, non ce ne sono invece tra quelli di Trump, la famiglia del quale i cow-boy li ha visti solo in televisione, proprio come Michele Serra.
Roberto Gastaldo (@robgast69)
22 gennaio 2017
Eppure sul cow-boy Serra ci aveva persino scritto un libro… http://www.anobii.com/books/Il_ragazzo_mucca/9788807815225/01c950fd3d093e11a6
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Funes
22 gennaio 2017
Che poi, a margine, anche il riferimento al country come genere da bifolchi razzisti è al limite della “post-verità”: basti pensare all’impegno di John Denver a fianco di Jimmy Carter. Ora, mi rendo conto che sia il problema minore, ma mi pare comunque un ulteriore segno della spocchiosa superficialità ormai raggiunta dal Serra senile.
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Moreno Martelloni (@mormmail)
23 gennaio 2017
Ragazzi, se non avete nemmeno colto che è una allegoria siete messi male. Tutto diverso dalle vere fake news che spacciano notizie false per vere. Godetevi i pace i post di “Fatto Quotidaino” se vi fanno più piacere e lasciate perdere le geniali perle di Serra.
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mazzetta
23 gennaio 2017
Allegoria?
“Geniali perle”?
Il fattoquotidaino ha imparato da Repubblica & co. che credi? https://mazzetta.wordpress.com/2013/07/06/le-patacche-di-repubblica-dalla-cina-il-grande-show-di-visetti/
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Dora
23 gennaio 2017
Scrive Serra “Il pronipote di schiavi sembrava un principe”. Da otto anni sappiamo che Obama non è strettamente afroamericano. L’allegoria per funzionare deve poggiare su pilastri veri, non verosimili (nella fantasia di Serra). Più che di fake news qui si tratta di spacciare luoghi comuni, simmetrici (in quanto a stupidità) al semplicismo cafone che si vorrebbe combattere.
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mazzetta
23 gennaio 2017
“Da otto anni sappiamo che Obama non è strettamente afroamericano” viene anch eil dubbio che a Srra sia sfuggito, magari con il passare del tempo…
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Luigi Morrone
24 gennaio 2017
Geniali perle quelle che fanno a pezzi i fatti? Lelio, protagonista del Bugiardo di Goldoni chiamava “spiritose invenzioni” le sue bugie. Ora si chiamano “Geniali perle”. Il nome è cambiato, ma sempre bugie sono. Ma so che per i lettori di Repubblica i fatti sono una variabile dipendente, da “adattare” ai loro pregiudizi. Hanno creduto persino alle bufale di Visetti … “Geniali perle” anche quelle …
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Verrucchio
23 gennaio 2017
“Era un’allegoria” è appena più chic di “era una battuta”. Sono espedienti che non bastano nemmeno più per salvarsi in corner contenendo le figure di merda. Se era un’allegoria è sciatta e banale come ormai quasi tutto quello che scrive Serra. Che brutta fine…
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Orangeman Soda
23 gennaio 2017
A proposito di post verità, Martelloni. Avete ancora il coraggio di considerare fogliacci come Repubblica, Stampa e Corriere migliori o più autorevoli del Fatto? Sono tutti uguali. Il Fatto almeno ha la scusante non secondaria di avere mezzi e uomini infinitamente minori e non ruba fondi pubblici come per anni hanno fatto quegli altri cialtroni. Cialtroni che hanno difeso a spada tratta gli interessi delle classi dirigenti che hanno distrutto questo paese, classi dirigenti di cui fanno parte anche i loro editori impuri. Se sei ancora così ingenuo da pensare che il Corriere sia un giornale autorevole allora ti meriti Michele Serra e la sua cialtroneria.
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Rosalba
23 gennaio 2017
No, non è un’allegoria, è un evidente misto di ignoranza e superficialità.
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richardchance84
23 gennaio 2017
Non ero al corrente di questo scivolone di Michele Serra, finora lo consideravo come un giornalista di riferimento. Peccato che stavolta sia caduto nel più insulso dei cliché.
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Roberto
23 gennaio 2017
Pensare che essendo nero Obama debba per forza discendere da ex-schiavi mi sembra anche un tantino razzista…
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ivan pupolizio
23 gennaio 2017
Ma non starete esagerando? Per fare una battuta uno deve fare prima una ricerca sulle VERE famiglie dei due? Si può dire che non fa ridere ma la critica secondo cui IN REALTA’ i loro avi non erano cowboys o ex-schiavi fa invece molto ridere.
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mazzetta
24 gennaio 2017
Se scrivi commento su Repubblica a proposito di due presidenti americani -il minimo- richiesto è che tu sappia di chi parli. Lo sanno anche le pietre, dopo 8 anni di presidenza, che il padre di Obama è del Kenya. Si presume lo debba sapere anche Serra, se non lo sa o se si è fidato della sua memoria o se è andato di presunzione, lo sa solo lui. Ma quella non è “una battuta”, non è satira e non è un’allegoria. Se voleva dire che Trump sembra un buzzurro in confronto a Obama, una banalità senza pari, poteva trovare qualcosa di meglio di questa che gli dev’essere sembrata una bella idea e invece si è risolta in un pasticcio orrendo.
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Mario Giglia
23 gennaio 2017
Allegorie? Serra è un poeta, un pittore oppure un opinionista e commentatore? Se è un opinionista, dovrebbe dimostrare prima di tutto un po’ di rispetto per i fatti puri e semplici, anziché avventurarsi a priori in sermoncini a dir poco astratti e inutili proprio perché senza alcuna attinenza con la realtà e buoni solo per i suoi ottusi e spocchiosi fedelissimi.
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Paolo
23 gennaio 2017
Ma che discorso è ?
Ovvio che gli avi di trump non sono cowboy e quelli di Obama non vengono dai campi di cotone…Serra sta solo ironicamente ragionando per allegoria e paradosso, mica spaccia per vera una cosa falsa. Meglio non citare il concetto post verità, se non si sa di cosa si sta parlando.
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Manuele D'Ercole
24 gennaio 2017
Se può essere solidarietà all’errore grave che fa l’autore, oggi sono molti giornalisti che scrivono senza fare ricerca, basandosi sul copia/incolla distorcendo l’informazione, anzi alcuni “inventano realtà” come dice il prof. di media e comunicazioni americano Michael Parenti, deontologia è morente..Fortuna o sfortuna, oggi abbiamo l’alternativa di cerca informazioni da soli e non distrarci dai main stream.
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Andrea Forti
24 gennaio 2017
Prima di farci addirittura un pezzo sopra, forse si poteva prendere in considerazione l’ipotesi che Serra abbia volutamente usato gli stereotipi classici americani. Il “burino rifatto” di origini rozze ma divenuto ricco (negli USA ce ne sono a bizzeffe) e il nero di ancor più umili origini. È difficile negare che negli States il 99% dei neri nativi discenda dagli schiavi. Vuole davvero che Serra non conosca il retroterra familiare di entrambi ?? Bah…
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mazzetta
24 gennaio 2017
Ma Trump è nato ricco, milionario. E Obama non è mai stato di umili origini. Di che parliamo?
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El barto
24 gennaio 2017
Dai, a me e’ sembrata evidente l’ iperbole. Piu’ che altro se volessi descrivere Trump lo potremmo paragonare a quel bambino viziato alla Eric Cartman che, esattamente come i South Park, vuole cacciare tutti i messicani e si trasforma in novello Adolfo.
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mazzetta
25 gennaio 2017
Appunto, se artificio è stato, si tratta di un artificio pessimo e maldestro.
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El barto
26 gennaio 2017
Si, mettiamo pure che risulta maldestro, ma piu’ che altro mi pareva evidente che non fosse notizia ma appunto altro. A mio avviso il problema nasce quando tu giornalista che parli al pubblico in TV o sul giornale dici falsita’ e pretendi che le tue affermazioni siano vere. Come quando si etichettano gli ambientalisti alla stregua di pericolosi anarco insurrezionalisti dei centri sociali. O tipo che la Russia bombarda gli ospedali in SIria e la cui unica fonte sono i tweet di White Helmets.
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mazzetta
26 gennaio 2017
secondo me qui non ci sono grossi dubbi che lui abbia veicolato notizie false. Chi non conosce le storie dei due presidenti non può che aver preso per buona la sua ricostruzione. E resta che non pare per niente che si tratti di un artificio, a oggi resto con l’ipotesi dell’ignoranza o della colpevole “distrazione”.
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El barto
27 gennaio 2017
beh, di gente che potrebbe prendere per buono il modo in cui ha scritto risulta pieno il mondo. Pero’ per fake news avrei citato ad esempio robe tipo Striscia la Notizia o, in alcuni servizi, le Iene.
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pinguinipercaso
25 gennaio 2017
Mi sono imbattuto in quest’articolo su Facebook. Però scrivo direttamente qui, per evitare che il mio commento si perda in un marasma di insulti provenienti dalla solita folla di analfabeti funzionali che popolano i social.
Inizialmente, quando ho letto l’articolo, pensavo che le possibilità fossero due:
1) L’autore ci stava “trollando”.
2) L’autore leggeva l’Amaca di Michele Serra solo per la prima volta, incorrendo in un clamoroso caso di “decodifica aberrante” (per dirla come Umberto Eco).
Invece ora, su WordPress, mi rendo conto che l’autore non è la prima volta che scrive di Serra e – si presuppone – dovrebbe conoscerne lo stile (o almeno quello adoperato nella rubrica su La Repubblica). Alla luce di ciò, continuo a non capire il senso di questo articolo, quale tesi voglia sostenere, qual è o quale voglia essere la critica a Michele Serra.
Si intuisce chiaramente che quest’ultimo non è molto simpatico all’autore. Tuttavia l’unico argomento a sostegno della tesi è che la satira surreale di Serra sarebbe un esempio di fake-news e post-verità. Chiaramente questo ragionamento non sta in piedi.
Attendo lumi.
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mazzetta
25 gennaio 2017
Non è difficile, Serra è anche un autore satirico, ma quel pezzo non è satira, è un editoriale costruito su presupposti balzani.
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pinguinipercaso
26 gennaio 2017
È chiaro che l’editoriale di Serra è stato scritto su L’amaca di Repubblica, dove di solito è usato uno stile diverso da quello, ad esempio, di Satira Preventiva su L’Espresso.
Però più lo rileggo più trovo dei toni ironico-umoristici (a voler pensar bene) o del pressapochismo (a voler pensar male).
Non vedo invece quello che intravede lei, ossia una volontà di disinformare e di distorcere deliberatamente la realtà.
Il fenomeno delle fake-news ovviamente esiste ed io lo trovo molto fastidioso. Ma, in tutta sincerità, non mi pare che l’editoriale in questione meriti di essere elevato a paradigma della post-verità.
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dora
31 gennaio 2017
Concordo: non si tratta di fake news in senso stretto, ma di un’iperbole che poggia su luoghi comuni e stereotipi: non per capovolgerli, bensì per affermarli. Il che rende l’operazione monca e sospetta.
Ci mancava solo che Obama ballasse o giocasse a basket.
Ora: mi pare che qui venga messa in discussione proprio l’operazione concettuale.
A prescindere dall’ignoranza vera o simulata (io sospetto vera) di Serra, questa ‘operazione ‘blues brother’ (neri talentuosi contro nazisti dell’illinois) non funziona; e poggia su quello snobismo nazional-popolare propalato (ahinoi) da intellettuali incapaci di allargare il proprio bacino di lettori. Insomma se la cantano e se la suonano. E poco gli importa di essere persuasivi e capaci di far riflettere il bifolco medio.
Viva i blues brother: due bifolchi bianchi capaci di far ridere (davvero) elevando (sì:elevare), senza spocchia, le coscienze.
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AvatarNemo
25 gennaio 2017
L’ha ribloggato su Nient'Affatto.
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nadia bolognesi
20 febbraio 2018
Michele Serra ha preso in giro i lettori fingendosi di sinistra.E un destrorso della peggior specie, in buona compagnia con i suoi amici Ferrara ecc.Mi stupisco che ci.sia ancora qualcuno che da credibilità a questo signorino antipatico e supponente.8
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Tufan
29 ottobre 2022
Michele SERRA è la conferma che la MADRE degli IDIOTI è sempre INCINTA!
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