Giampaolo Visetti e una sgradevole storia di plagio seriale

Posted on 28 agosto 2012

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Antonio Talia è un giornalista che scrive di Cina dalla Cina. Gli accade una cosa strana, da qualche tempo ha scoperto che Giampaolo Visetti (nell’immagine), corrispondente per La Repubblica da Pechino, saccheggia il suo lavoro e lo ripropone come proprio. La cosa sembra succedere diverse volte e Talia ovviamente se ne risente. Prova a farlo presente a La Repubblica, apre un piccolo blog dove registra i plagi e, per di più, prestando maggiore attenzione a quanto scrive Visetti, si accorge che il corrispondente di Ezio Mauro lavora anche parecchio di fantasia, con risultati a dire il vero imbarazzanti.

La questione è grave, perché non si tratta del solito fenomeno per il quale anche penne note e affermate scrivono spropositi cut & paste senza nemmeno rendersi conto che siano bestialità. Se Visetti legge in radio un articolo di Talia integralmente senza dire che è di Talia, si tratta evidentemente di una scorrettezza grave, che oltre al plagio chiama in causa il furto del lavoro di un collega, il quale paradossalmente potrebbe apparire ai lettori uno che plagia il più noto e quotato giornalista de La Repubblica.

Il tutto ovviamente al netto degli articoli fantasy di cui si diceva, che da soli dovrebbero bastare a suggerire a Largo Fochetti l’opportunità di rivolgersi ad altri per la delicata funzione di corrispondente dalla Cina. Sia come sia, mi pare evidente che di fronte a tali accuse La Repubblica ed Ezio Mauro non possano rispondere con il silenzio. Delle due l’una, o Talia mente e ha organizzato un complesso piano per ricercare visibilità con grande sprezzo del pericolo e della decenza, oppure tocca ad Ezio Mauro dimostrare che nella sua redazione non c’è spazio per comportamenti indecenti come quelli evidenziati. Sono panni che vanno lavati in pubblico, anche se il pubblico e i colleghi per ora non si sono mostrati molto sensibili alle rimostranze di Talia.

Certo, attaccare La Repubblica e accusarla di gravi infrazioni etiche e deontologiche, come sarebbe in questo caso, può apparire sconveniente e inopportuno per le speranze di carriera di più d’uno, ma sarebbe il caso che colleghi e lettori chiedessero a gran voce ad Ezio Mauro di fare al più presto chiarezza sulla vicenda. Vicenda che, pur essendo inutile richiamarsi al rigore anglosassone per casi del genere in un paese come il nostro, non può certo essere risolta rimproverando o rimuovendo Visetti dal suo ruolo in silenzio. Come minimo, se si riconoscono per vere le accuse, La Repubblica deve ai suoi lettori una verifica della produzione di Visetti e la rettifica di falsi e plagi, diversamente sarebbe opportuno che la testata denunciasse Talia e difendesse le proprie ragioni, tertium non datur