Soros e l’eterna colpa d’essere ebreo

Posted on 25 novembre 2016

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George Soros non ha bisogno di presentazioni, è un notissimo finanziere di origini ungheresi di successo ed è famoso per le sue spregiudicate speculazioni, tra le quali quella sulla lira che creò non pochi sconquassi nel nostro paese quando, nel 1992, il suo Quantum Fund si unì al fiero pasto che la debolezza del nostro paese e della sua valuta offrirono agli avvoltoi della finanza. George Soros da questo genere d’affari ha tratto una grande ricchezza che, com’è nel costume statunitense, ha usato in parte per finanziare una serie d’attività benefiche e di organizzazioni che, nelle sue dichiarate intenzioni, dovrebbero battersi per la costruzione di una società aperta ispirata alle idee di Karl Popper, da cui il nome di Open Society per quella costituita e controllata direttamente dal finanziere. Negli Stati Uniti Soros non è un’eccezione, molti dei magnati americani sostengono associazioni e iniziative intitolate al soccorso dei più deboli o alla promozione di pratiche e idee che ritengono virtuose, ce ne sono di «progressisti» come Soros e ce ne sono di reazionari come gli altrettanto famigerati fratelli Koch, che con i loro finanziamenti sostengono una pletora di associazioni e iniziative schierate, spesso molto, più a destra della linea del Partito Repubblicano. Ma a differenza di altri Soros si è guadagnato in certi ambienti la fama di un deus ex-machina impegnato a far crollare governi e scatenare rivolte contro i governi che non si vogliono piegare all’imperialismo americano, ci sia o no veramente in ballo l’azione del governo statunitense.

Una pessima fama costruita negli anni da una pletora di siti che fanno riferimento all’estrema destra razzista, quella che ora da noi è innamorata di altri “complotti” come il Piano Kalergi e che nel mezzo ha riempito, con la figura del finanziere ebreo che complotta per soggiogare il mondo portando discordia e distruzione, il vuoto lasciato dalla definitiva rottamazione dei Protocolli dei Savi di Sion. È appena il caso di ricordare che quasi tutti i complotti e complottari che ci ammorbano in rete hanno radici e antenati sicuri in qualche estremista americano o, quando s’arriva all’uso politico di certe falsità, nella galassia suprematista bianca negli Stati Uniti. Anche per questo non sentiremo quasi mai teorie complottiste contro quelli come i fratelli Koch che finanziano direttamente e indirettamente questa galassia e i suoi politici di riferimento.

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È l’ebraicità il carattere che negli Stati Uniti e poi altrove ha fatto di Soros il personaggio ideale per interpretare la parte, una caratteristica ricordata ossessivamente e colorata fino a farne il perfetto «perfido giudeo» da offrire come capro espiatorio alle masse bianche escluse della nuova economia, ma soprattutto a quell’ampia rappresentanza di razzisti e suprematisti che si concentra negli stati rurali americani. Secondo alcuni talmente perfido da aver rubato i beni agli ebrei quando stava in Ungheria, durante l’occupazione nazista. Di solito la storia viene raccontata dai siti di destra più o meno così: «Soros spiegò che, quando era un adolescente, aiutò i nazisti a confiscare le proprietà degli ebrei mandati nei campi di sterminio», poi succede che molti dimenticano il fondamentale riferimento all’adolescenza, mentre quasi tutti dimenticano di raccontare tutta la storia. Nel 1944 Soros aveva 13 anni quando i nazisti occuparono l’Ungheria avendo sentore che l’ex alleato stesse per passare con il nemico. In quell’anno le truppe del Reich riuscirono a deportare decine di migliaia di ebrei ungheresi, prima che l’arrivo dell’Armata Rossa sul finire dell’anno mettesse fine all’occupazione.

Non sapendo che faccia abbia, gli estremisti di destra polacchi hanno bruciato l'effigie di un ebreo ortodosso

Non sapendo che faccia aabbia Soros , gli estremisti di destra polacchi hanno bruciato l’effigie di un ebreo ortodosso.

La sua famiglia, che ancora si chiamava Schwartz, riuscì a procurarsi documenti falsi utili a èassare per cristiani e il giovane George venne «adottato» da un amico di famiglia, cristiano, che lo spacciò per suo figlio fino a occupazione finita. L’uomo, un ufficiale del governo, fu incaricato del censimento dei beni delle famiglie dei deportati e, per tenerlo maggiormente al sicuro si portò dietro Soros mentre espletava il suo compito. La tragedia vissuta da una famiglia costretta a smembrarsi, i mesi vissuti pericolosamente dal loro figlio sotto il naso dell’occupante tedesco, tutto questo è stato tradotto da notissimi estremisti di destra in «aiutò i nazisti a confiscare le proprietà degli ebrei mandati nei campi di sterminio», sorvolando sull’età di Soros e sulle tragiche circostanze che lo avevano costretto in quella posizione. Un classico, perché nella narrazione malata, alimentata tradizionalmente dall’estrema destra razzista, emerge spesso un bizzarro «ebreo di Schrodinger», capace allo stesso tempo di tramare per controllare e sottomettere il mondo al dominio ebraico, quanto abbastanza avido e infido da tradire i propri correligionari assecondando o finanziando Hitler,  impegnato nell’Olocausto. Una narrazione propedeutica a far scattare il pogrom (ora) digitale alla prima occasione. Esemplari in tal senso i diversi complotti attribuiti ai Rotschild e ai Rockefeller, dinastie sicuramente protagoniste della politica e dell’economia americana, ma altrettanto poco credibili nei panni di una Spectre ebraica impegnata alternativamente nel grande complotto ebraico o nell’affermazione del NWO, il nuovo ordine mondiale al quale fa riferimento buona parte dei siti e forum dedicati a questo genere di fantasie.

Non poteva mancare il contributo del Giornale.

Non poteva mancare il contributo del Giornale.

La coerenza non è mai stata un problema per questo genere di produzione di stampo marcatamente antisemita, non a caso in Italia Soros gode delle attenzioni morbose e non richieste di personaggi come Maurizio Blondet. Non a caso, a presentarlo come un quasi-onnipotente agitatore dell’ordine planetario troviamo estremisti di destra, complottisti tra i più famigerati e altrimperialisti che tra il rosso e il bruno non rinunciano alla figura del perfido ebreo, se si presenta l’occasione d’inserirla nella narrazione con la quale cercando di spiegare il mondo ai potenziali seguaci. Soros non è l’unico magnate americano che finanzia iniziative politiche più o meno discutibili, ha però la colpa di militare nel campo progressista e, soprattutto, di essere di origini ebraiche. Perfetto per essere indicato come il burattinaio ebraico che muove i destini dell’America e ideale anche come nemico di Trump. Non a caoìso anche di recente sono spuntate accuse deliranti nei suoi confronti, tra le quali quelle di aver pagato i manifestanti che sono scesi in strada e hanno provocato disordini dopo la sconfitta di Clinton o i «criminali» di Black Lives Matter. Che ovviamente per questa gente sono criminali a prescindere perché sono neri, come criminale è finanziare le loro rivendicazioni, un tradimento della razza bianca, tipico dell’ebreo traditore identificato cristianamente in Giuda. Tutto torna sempre lì, per queste che in fondo sono menti semplici che si rifanno a un copione altrettanto semplice quanto rodato nei secoli, quello del suprematismo bianco e cristiano. La prova per la quale Soros avrebbe arruolato bande di teppisti sarebbe in un annuncio con il quale un’associazione da lui finanziata ha offerto lavoro usando il claim «Combatti l’Agenda Trump!».

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Abbastanza normale per un’organizzazione progressista e per nulla scandaloso, , ma i teorici del complotto e quelli che una notizia così la possono vendere bene al proprio pubblico di riferimento, sono arrivati alla conclusione che quell’annuncio provi che Soros paghi e abbia pagato dei baldi giovani per scendere in piazza e fare casino. Stranamente però nessuno degli oltre 40.000 aderenti alla stessa associazione è mai stato sospettato di comportamenti criminali dalle autorità americane. Invece non si può dire lo stesso dei responsabili di molti dei siti che diffondono questo genere di propaganda. Una notizia che non lo era e che attraversando il confine della propaganda di destra è sfociata nel mainstream raccolta ed echeggiata da diverse testate di destra in tutto il mondo, che si dividono tra quelle che denunciano i manifestanti pagati e quelli un po’ più prudenti che si fermano all’allusione o si riparano dietro l’inquietante interrogativo, chiedendosi ad esempio: «Dietro le proteste anti-Trump il re della finanza mondiale George Soros?»

Per questi e per il loro seguito Soros è lo spaventapasseri perfetto e il fatto che si sia schierato contro Trump ha subito riacceso l’eccitazione. Nonostante  Soros risulti uno dei maggiori finanziatori dei progetti immobiliari di Trump e nonostante i due appartengano di diritto al famoso 1% dei super ricchi, Trump è rappresentato come l’eroe dei poveri bianchi vessati dalla globalizzazione e Soros è invece animatore e agente del grande complotto (ebraico) per rendere piccola e meticcia la grande America bianca. Lo stesso «progetto» che altri scombinati attribuiscono al già ricordato piano Kalergi o, più in generale, all’élite europea, accusata di voler riempire d’immigrati l’Europa al fine di dominarne meglio gli abitanti. Discorsi senza capo né coda, la solita rievocazione del complotto ebraico che la destra usa da decenni per eccitare le menti dei deboli e alimentare il fuoco del razzismo e della xenofobia. Uno strumento da sempre utile a deviare la rabbia e l’insoddisfazione popolare verso il capro espiatorio ideale, lontano dai veri responsabili e lontano da qualsiasi critica efficace al sistema economico imperante.

P.S. A margine suggerisco la lettura di «Soros, ‘Globalism,’ and Grassroots Revolt: How the Right Uses Conspiracy Theories to Appear Revolutionary» uscito in seguito e molto utile a capire l’evoluzione della propaganda di destra negli ultimi 30 anni.

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