Dopo il catastrofico naufragio di ieri s’affollano le proposte di soluzioni impossibili, ma ben pochi propongono l’unica praticabile e umana.
C’è chi ha proposto di creare «un’agenzia internazionale per raccogliere le richieste d’asilo direttamente in Nord Africa dopo di che si abbattano le carrette del mare direttamente nei porti libici mentre sono attraccate. Un’operazione di polizia internazionale per mettere sotto controllo le spiagge e i porti della Libia. Un contingente militare autorizzato dall’Unione Europea per fermare l’attività criminale degli scafisti e così cercare di stroncare il traffico di esseri umani» ed è forse la soluzione proposta meno insensata, ma ha il difetto di essere praticabile solo in tempi biblici e con il consenso dei libici, che per ora non riescono a darsi nemmeno un governo. E non risolve la questione dei barconi che arrivano dall’Egitto o da altri paesi, come quello affondato ieri.
Poi ci sono quelli più estrosi e muscolari che propongono un intervento militare, sia il blocco dei porti o il bombardamento dei barconi in porto. Non si può fare, perché sarebbe un atto di guerra e non avrebbe il consenso di nessuno, meno che mai dei libici, e perché nella pratica sarebbe improponibile, la Libia ha 1.770 chilometri di costa e spesso i barconi non imbarcano il loro carico umano nei porti. Non si può fare anche perché non abbiamo i mezzi per farlo e costerebbe una follia. E non risolve la questione dei barconi che arrivano dall’Egitto o da altri paesi, come quello affondato ieri.
Altra proposta assurda è quella del blocco navale, che comporterebbe il respingimento condannato dalla corte europea e che non è praticabile quando viene bloccata una carretta che fatica a navigare, respingerla o trainarla equivale a negare i dovuti soccorsi e se il barcone poi si ribalta o gli occupanti si buttano in acqua è un disastro. In pratica di risolverebbe in un’altra opera di soccorso in mare o in una strage. E non risolve la questione dei barconi che arrivano dall’Egitto o da altri paesi, come quello affondato ieri.
Dice poi Fiorenza Sarzanini sul Corriere che è
Impossibile anche il ripristino di una missione umanitaria sul modello di «Mare Nostrum» proprio perché agevolerebbe l’attività criminale di chi sa che alle persone imbarcate anche su mezzi di fortuna basterà lanciare un sos poco dopo la partenza per essere soccorse e salvate. «Se questa fosse la volontà – spiegano gli esperti – sarebbe più efficace creare un corridoio umanitario e portare i profughi direttamente sulle nostre coste ».
La soluzione al problema umanitario quindi c’è, si possono evitare quelle morti semplicemente predisponendo un servizio di traghettamento o fornendo ai profughi il visto necessario a entrare legalmente in Europa, perché quelli che scelgono di spendere più di 1.000 euro per traversare in barcone prenderebbero volentieri un aereo pagando il biglietto che costa molto meno, ma non possono farlo perché non hanno i documenti o i visti necessari. Non si fa perché manca la volontà, perché l’Europa che ha mezzo miliardo di cittadini non teme l’afflusso improvviso di qualche centinaio di migliaia di profughi, ma l’effetto politico che avrebbe su certo elettorato, quello che come Breivik è convinto che sia in corso una «invasione» dell’Europa, quello che ieri ha addirittura festeggiato, oscenamente e pubblicamente, la morte dei 700 e forse più naufraghi. L’Italia dice che non può accoglierli tutti e gli altri paesi dicono che invece devono rimanere nel paese che toccano per primo e così quelli che arrivano con i barconi finiscono per forza nei paesi della sponda Sud, in particolare in Italia, perché è l’Italia la più vicina alla costa africana. E cosa fa l’Italia allora? Ne registra solo la minima parte e lascia che gli altri sciamino verso le rispettive destinazioni europee, perché il nostro paese non è per niente una meta ambita se non come stazione di transito. Di questa ipocrisia sono già morti a migliaia, sarebbe ora di darci un taglio netto.
La sola Turchia ha accolto quasi due milioni di profughi siriani, il piccolo Libano quasi altrettanti, non è quindi vero che «non si può fare» o che «non siamo attrezzati» per accoglierne in Europa alcune centinaia di migliaia o fosse anche un milione. È solo la volontà dei governi europei che rende impraticabile l’unica soluzione possibile per evitare che alla tragedia figlia di guerre e miserie si aggiunga anche la strage in mare.
È solo per la volontà dei politici europei che non si apre un canale umanitario per salvare queste persone, è solo per l’egoismo degli europei che li votano che non succede. È per colpa dei razzisti, degli xenofobi e degli indifferenti, di quelli che «prima gli italiani» che prosperano gli scafisti, che esistono perché esiste una domanda creata proprio dalle barriere poste dall’egoismo europeo alla fuga dei profughi e dei migranti, non perché il governo italiano sia troppo timoroso e non si risolva a bombardare le coste africane e a distruggere la marineria di quei paesi per impedire che siano usate per passare. Ed è un egoismo che è ancora più osceno quando si pensi che i profughi e i migranti che arrivano dal Mediterrano sono una modesta parte di quelli che arrivano comunque in Europa in sicurezza, perché dotati di un permesso di soggiorno o di un semplice visto turistico, ma sono persino una minoranza di quanti vi giungono «clandestinamente» via terra. Solo a loro però è chiesto di pagare un prezzo di sangue per una decisione di natura squisitamente politica da parte dei governi europei e di quelli italiani in particolare. Non muoiono per colpa degli scafisti, gli scafisti esistono perché a questa gente è impedito di viaggiare legalmente, lasciando loro solo la possibilità di rischiare la vita arricchendo i delinquenti.
Pubblicato in Giornalettismo
sydbarrett76
20 aprile 2015
in europa o dove vogliono comunque andare, magari hanno parenti in australia o in canada…
e dovrebbe essere la UNHCR a gestire la cosa, IMHO.
poi ci sono comunque molti che dovrebbero partire illegalmente, a cui magari non verrebbe dato il visto dal proprio paese, tipo perseguitati politici ad esempiio, in quel caso attrezzarsi con strutture per accoglierli non appena usciti, via mare o terra, dal paese in cui sono perseguitati
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Massy Biagio (@Massy_Biagio)
20 aprile 2015
Non sono d’accordo, mi sembra una proposta priva di praticità e semplice logica, fatta trasportati dai sentimenti: andare in Libia, un paese che praticamente non ha un governo, dove bisognerebbe NOI mantenere la sicurezza ( che poi, oltre le spese di soldi, ci saranno pure i soldati morti, o aerei abbattuti, visto che in zona gira IS) di un aeroporto o di un porto per fare traghettamento?
2 – spingerebbe quelli che già sono titubanti nei propri paesi, se resistere come fanno il 90% delle popolazioni alla guerra, a vendere tutto, casa, terra ( come stanno facendo ora) e partire all’avventura, per fare cosa? Diventare schiavi a raccogliere pomodori a 1 euro l’ora nelle terra del sud italia? In un paese che non è il loro, con una cultura simile, ma diversa dalla loro? Conosco personalmente qualche ragazzo rifugiato che ancora oggi in pratica chiede l’elemosina perché non riesce a trovare lavoro, che ancora non parla bene l’italiano…
Sarò insensibile?
Può essere: ero contrario all’intervento in Afghanistan, ero contrario all’intervento in Iraq, ero contrario all’intervento (umanitario-militare) in Siria, in (umanitario-militare) Libia, sono contrario a questa nuova volontà di intervento umanitario che scaturisce da più parti.
Ricordiamoci che un intervento umanitario in paesi dove vige l’anarchia significa anche un supporto militare, che porta conseguenze negative come l’acuirsi del terrorismo, perchè comunque sei un militare in terra non tua, quindi sei considerato un invasore.
Mi dispiace, secondo me conviene non fare nulla.
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mazzetta
20 aprile 2015
guarda che in Libia i porti e gli aeroporti sono aperti, e al limite si potrebbe fare in Egitto o in Tunisia, non c’è bisogno di nessun intervento militare
e solo una quota minima degli emigrati africani emigra in Europa, gli altri in altri paesi africani, dai quali parte con l’Europa se ha i documenti oppure no, comunque
non aumenterebbero per la presenza di un traghetto
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emilianorossi
20 aprile 2015
non ho capito a chi è che converrebbe il non fare nulla.
non credo intendessi a quelli che muoiono.
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uitko
21 aprile 2015
In realtà controllare le coste libiche non è obbligatorio. I migranti partono da lì solo perchè è comodo, non per altro. Se si organizzassero delle traghettate da tunisi o alessandria nessun migrante andrebbe più ad imbarcarsi in libia.
Organizzare dei traghetti non è così assurdo. Del resto è già adesso così. Parti su di una zattera, appena fuori dalle acque territoriali chiami italiani/maltesi e ti fai trasportare. I soccorsi sono utilizzati come dei novelli caronte. Tanto vale togliersi la maschera a fare tutto in maniera legale, meno morti (qualche viaggio illegale ci sarebbe comunque) e meno soldi ai trafficanti.
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emilianorossi
22 aprile 2015
volevo solo far notare che l’eritreo T., parte dei 28 uccisi dall’Isis assieme agli altri due che non sopportavano più la “prigionia” nel deserto israeliano dei richiedenti asilo, si era pure imbarcato dalla Libia verso l’Europa ed era stato rimandato indietro.
Non solo le scelte di Israele quindi hanno portato alla sua morte, ma pure dell’Europa. Italia molto probabilmente.
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fausto
22 aprile 2015
Accogliere i profughi che creiamo non è una gran soluzione; per carità, meglio che niente, ma non sarebbe poi così brillante.
Nel mentre si potrebbe mica chiedere conto delle loro malefatte agli imbecilli che finanziano la distruzione di Siria, Libia e via discorrendo? Basterebbe fare qualche nome in pubblico. O forse raccogliere disperati è più praticabile che prendersela con padroni arroganti?
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Max Cady
22 aprile 2015
Eh si che c’e’ un modo: smetterla di andare a bombardargli le case e le scuole, gli ospedali e le infrastrutture.
Figo, no?
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