I lavoratori più fottuti d’Europa

Posted on 27 febbraio 2012

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Sono tra gli europei pagati meno, ma tra quelli che lavorano per più ore. Sono nella media per la produttività, ma incredibilmente sotto la media per i servizi di cui possono godere. Sono quelli che con lo stipendio tra i più bassi d’Europa devono pagare più tasse, sono quelli che pagano di più l’affitto, la benzina, l’assicurazione dell’auto, le bollette e anche i costi bancari.

Sono tra quelli che negli ultimi dieci anni hanno visto precipitare il loro potere d’acquisto fino a farli finire sotto la soglia della povertà o nei pressi, mentre le aziende aumentavano gli utili. In teoria hanno un reddito superiore a quello di quasi tutti i professionisti e lavoratori autonomi, categorie tra le quali l’evasione fiscale dilaga. Sono quelli che non rubano, che pagano le tasse, che non decidono e che non hanno voce, perché chi li rappresenta fa già corsa per sé e la propria fortuna, che è legata alla benevolenza di quegli interessi che controllano i media e i grandi capitali. Italiani per i quali l’impunità è la norma e che fanno sera puntellando un sistema nel quale le classi dirigenti sono di fatto irresponsabili. 

Se lavorano alle dipendenze pubbliche sono fannulloni, anche se sono medici, infermieri, poliziotti o pompieri che fanno decine di ore di straordinari non retribuiti al mese e devono lavorare in strutture fatiscenti o con mezzi scarsissimi, anche se sono insegnanti precari che da dieci anni corrono in tutte le scuole dalle quali hanno la fortuna di essere chiamati a lavorare. Se sono dipendenti privati sono invece bamboccioni, gente da poco che non capisce la noia del posto fisso e non è capace di raccogliere la sfida della precarietà dei posti di lavoro, dalla quale guadagnano ovviamente quelli che non sono lavoratori dipendenti e che quella precarietà hanno introdotto e che, giustamente dal loro punto di vista, continuano a volere che cresca.

Se poi i dipendenti lavorano in nero o senza permesso di soggiorno rischiano anche di passare per delinquenti, come accade se protestano troppo per qualcuna delle ricorrenti truffe con le quali soavi prenditori s’involano con i loro stipendi e con le “certezze” del loro posto fisso. Allora li bastonano anche fisicamente, in nome dell’ordine e della legge, mentre chi li ha danneggiati con la frode stancheggia nei tribunali, aspettando la prescrizione e chi ha falsificato i bilanci per nascondere la verità ormai non commette neppure reato. E il vertice di Confindustria li definisce persino e impunemente ladri, quando non osano flettersi alle esigenze della produttività o di qualche altro termine di moda dietro al quale si nasconde la solita richiesta di una fetta più grande della torta da parte di chi già se la pappa quasi tutta.

Evidentemente se lo meritano, così almeno deve pensare la classe digerente, che continua a tirare la corda come se niente fosse e cavalca il disastro che ha creato per far di peggio. Sia come sia, non è una corda che si possa tirare all’infinito e continuando così prima o poi si spezzerà, ma c’è da scommettere che anche in questo caso a finire con il sedere per terra saranno i lavoratori dipendenti che, a differenza della classe digerente, non mostrano di possedere quella minima coscienza di classe che servirebbe a difendersi dal blocco coeso di grandi profittatori che detiene il potere e con esso la definizione del senso attraverso la quale forgia questa parodia di realtà. Una realtà di fantasia nella quale chi lavora onestamente e produce per tutti è indicato come la fonte di tutti i problemi e quello che deve pagare tutti i danni provocati da altri impuniti.

Forse se lo meritano davvero, se non sono capaci di reagire nemmeno all’insulto che s’aggiunge alla truffa, se non fanno una piega mentre sotto i loro occhi spariscono miliardi di euro e anche quelli colti con le mani nel sacco restano ricchi e intoccabili, non si riesce a immaginare quale forza o quali parole  potrebbero destarli da un sonno simile.