I perfidi islamici tirano il pacco ai media occidentali

Posted on 21 settembre 2012

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Mentre i media di tutto il mondo aspettavano le violenze islamiche, l’esercito pakistano ha ucciso manifestanti e giornalisti sparando sulla folla. Palpabile la delusione nelle redazioni.

Tutti i principali partiti d’ispirazione confessionale e le organizzazioni religiose avevano annunciato proteste per oggi in Pakistan. A loro si erano unite anche alcune associazioni del commercio e del trasporto. Dopo una settimana di tensione e di grandi  sforzi comunicativi da parte di tutti, il risultato è che in strada hanno protestato appena in “decine di migliaia” (Reuters) e sparsi per tutto il paese, che ha circa tre volte gli abitanti dell’Italia, quasi tutti musulmani. Ad aggiungere pepe al copione ci hanno pensato allora l’esercito e la polizia pakistana, sparando sulla folla in diverse località e facendo un numero per ora imprecisato di morti e di feriti, tra i quali sicuramente un giornalista dell’emittente ‘Ary’, ucciso dalla polizia che ha aperto il fuoco per disperdere le proteste mentre si trovava a bordo di un’auto a Peshawar, capoluogo di frontiera dove i manifestanti se la sono presa poi con un paio di cinema e una banca.

 Secondo il sito web dell’emittente ‘Geo’, il bilancio provvisorio e’ di 11 morti e decine di feriti, ma le ultime agenzie parlano di 19. La situazione, spiega l’emittente, è particolarmente drammatica a Karachi, la megalopoli del sud del Pakistan, dove negli scontri sono morte 9 persone e 80 sono rimaste ferite, stando a fonti mediche. Nella città portuale, i manifestanti hanno incendiato cinque cinema e diversi negozi e auto e anche un poliziotto sarebbe rimasto ucciso. Manifestazioni che non hanno quindi riguardato le città dove ci sono rappresentanze statunitensi o francesi e che sono finite nel sangue per evidenti responsabilità governative.

Tipicamente pakistano è che la strage sia avvenuta nel giorno che lo stesso governo aveva deciso di nominare “Il giorno dell’amore per Maometto” e che alla fine l’opera di contenimento dei danni da parte degli statunitensi si sia rivelata inutile, anche se probabilmente gli annunci a pagamento sulle televisioni pakistane e la condanna del film da parte dell’ambasciatore statunitense Richard Hoagland hanno tenuto molti lontani dalle strade.

Nel resto del mondo invece non si segnalano scontri e a dire il vero sono poche anche le manifestazioni, mentre segnano zero gli  “attacchi” contro simboli dell’Occidente blasfemo. Appena 10 mila persone sono scese oggi per le strade di Dacca , in Bangladesh, nel corso di una manifestazione organizzata contro il film e le vignette. Non ci sono stati scontri, ma e’ stata bruciata una fotografia del presidente Usa Barack Obama e una bandiera francese davanti alla moschea Baitul Mokarram, la piu’ grande del Paese.

In Iraq, circa 3.000 persone hanno sfilato a Bassora, una manifestazione sostenuta da un gruppo sciita filo-iraniano senza offrire nulla di più alla macchina delle notizie. A Colombo, capitale dello Sri Lanka, circa 2.000 musulmani. In Yemen, alcune centinaia di sciiti hanno scandito slogan antiamericani. Erano poco più di mille la settimana scorsa, 200.000 qualche giorno prima contro il governo. In Libano qualche migliaio di persone ha sfilato a Baalbek sotto le insegne di Hezbollah. Pochi e tranquilli in Egitto, niente in Tunisa, Sudan, Siria, Giordania e altri paesi che la settimana scorsa avevano ospitato le proteste contro il film, le vignette francesi non hanno replicato nemmeno i numeri modesti della protesta per il film americano, che qualche migliaio di persone in più era riuscito a portare in piazza.

Sembra quasi che al più di un miliardo di musulmani del pianeta non importi un fico secco del film e nemmeno delle vignette e che a preoccuparsene siano stati per lo più gli occidentali e quanti devono giocare il ruolo di paladini di Dio agli occhi dei loro correligionari. Un vero peccato, per oltre una settimana i media di mezzo mondo avevano pompato l’evento e poi non si è presentato nessuno, un terribile flop, un’enorme delusione e tutte le redazioni lasciate in attesa del nulla per un’intera giornata. Sono proprio perfidi questi islamici.

Aggiornamento: anche a questo giro i libici si sono dimostrati i più perfidi, a Bengasi hanno schierato 500 persone a protestare contro film e vignette e 20.000 contro le milizie. Un comportamento davvero intollerabile, una chiara manovra per mettere in difficoltà i patriottici commentatori che in questi giorni hanno provato a mobilitare l’Occidente contro la minaccia islamica, perfidi e maledettamente astuti, la manifestazione si è conclusa con la cattura della base delle due basi della Brigata 17 febbraio”, salafita, e la loro consegna agli uomini del ministero dell’interno dopo lo sfratto dei pochi occupanti. Sarà sicuramente un trucco anche questa foto che mostra la base occupata dai manifestanti. (via @MAHMOODBOMATARY)

Pubblicato in Giornalettismo