Nel corso dell’udienza generale in Vaticano del 4 febbraio è uscita dalla bocca di Papa Francesco una frase che ha fatto molto discutere:
Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi. Una volta ho sentito in una riunione di matrimonio un papà dire: “Io alcune volte devo picchiare un po’ i figli … ma mai in faccia per non avvilirli”. Che bello! Ha senso della dignità. Deve punire, lo fa in modo giusto, e va avanti.
Affermazione abbastanza dirompente, che alcuni esponenti del cattolicesimo più retrivo hanno subito tradotto così:
In questa seconda parte ha voluto «guardare piuttosto all’aspetto positivo» dei padri non assenti, ma «presenti», mettendo in guardia contro certi eccessi di buonismo. Francesco ha affermato che un buon padre «deve punire in modo giusto» quando è necessario, e ha lodato un padre argentino che qualche volta doveva «picchiare un po’ i figli … ma mai in faccia per non avvilirli».
La frase del Papa è stata di fatto censurata in Italia, ripresa senza commento solo da Il Post e in un lungo articolo de La Repubblica, che si è presa la libertà di ridurre il «picchiare un po’ i figli» alla «sculacciata», così, al singolare. Una linea di difesa adottata anche da altri cattolici che non ce l’hanno con il buonismo e che non ci potevano credere che il Papa fosse tornato a patrocinare la violenza fisica, dopo il recente caso nel quale aveva detto che se uno gli insulta la mamma può aspettarsi un pugno.
C’è da aprire un inciso, non cambierebbe niente neanche se si trattasse di sculacciate e non di botte, com’è chiaro invece nel discorso papale. I figli non si picchiano dice la pedagogia, che è una scienza e che ha stabilito con ampia facoltà di prova che la violenza fisica non è uno strumento efficace per l’educazione e che lascia profonde ferite nei bambini, oltre a mostrare loro un modello di mondo nel quale il più forte fisicamente domina esclusivamente in virtù della sua forza fisica superiore. Un genitore o un educatore che picchia e che «sculaccia» è chiaramente un genitore che non riesce a ottenere lo stesso risultato immediato con mezzi più civili e consoni all’educazione dei fanciulli e che procura al bambino danni permanenti. Per questo 43 stati nel mondo hanno vietato ogni punizione corporale nei confronti dei bambini, l’Italia non c’è, da noi la mentalità è evidentemente ancora quella di quei cattolici che derubricano a sculacciata il picchiare papale perché credono sinceramente che la sculacciata sia una punizione ammissibile, se non addirittura un metodo di correzione indispensabile, convinti che i figli crescano «storti» se non corretti a mazzate «quando ci vogliono». Idee che promanano da una concezione antica della famiglia e di un ruolo del padre ancora troppo vicino a quello al quale era permesso picchiare pure la moglie.
Da noi si punisce l’abuso dei mezzi di correzione o disciplina, vietato da un articolo che vale per i genitori come per le guardie carcerarie, per il quale il bene giuridico tutelato non è l’integrità dei minori, ma l’interesse dello Stato alla salvaguardia della famiglia e di tutte le altre istituzioni interessate nei rapporti di disciplina, arrivando alla «consacrazione legislativa di quella concezione medievale» che l’uso della violenza fisica o morale sia legittima, purché non causi una malattia nel corpo e nella mente e secondo cui persino la morte inflitta dal genitore o dall’educatore è considerata meno grave dell’omicidio volontario semplice e persino dell’omicidio preterintenzionale (In Enciclopedia del Diritto, voce Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina, G. Pioselli, 1958, I, 170-173). Una recente sentenza ha stabilito che il genitore che è solito eccedere con le maniere forti nei confronti dei figli commette il reato di maltrattamenti e non quello sopra ricordato, ma si punisce appunto un «eccesso» reiterato e abituale, evidenziando in tal senso che gli eccessi saltuari o episodici non sono considerati reato, almeno fino a che non provochino gravi danni alla salute del bambino.
All’estero invece la cosa è stata notata molto di più, tanto che il Vaticano ha ritenuto necessario rispondere a The Guardian per voce del reverendo Thomas Rosica, dell’ufficio stampa del Vaticano, che in una mail ha scritto che il Papa non non sta ovviamente parlando di commettere violenze o crudeltà contro un bambino, quanto piuttosto di «aiutare qualcuno a crescere e maturare».
«Chi non ha punito il proprio figlio o non è stato punito dai suoi genitori mentre cresceva? Guardate semplicemente Papa Francesco quando è con i bambini e lasciate che le immagini e i gesti parlino da soli. Inferire o distorcere qualsiasi cosa… rivela un problema più grande in quanti non sembrano capire che il Papa ha portato una rivoluzione di normalità, di discorsi semplici e gesti semplici».
Ora, a parte la smentita che non smentisce nulla e che accusa gli altri di aver frainteso, non tutti picchiano i proprio figli o hanno avuto la sventura di essere picchiati dai loro genitori, circostanza che comunque dice nulla sulla giustezza e l’utilità di una pratica ampiamente rigettata da educatori e pedagoghi.
Posto che è chiaro che anche in Vaticano abbiano capito che quelle parole erano sommamente sbagliate, tanto da attirarsi la denuncia di diverse associazioni per le difesa dell’infanzia in giro per il mondo e parecchie critiche da altri e svariati soggetti, resta ora da capire quale sia la posizione del Vaticano in merito alle punizioni corporali come strumento d’educazione. Il Vaticano le ammette e legittima, come le ha chiaramente ammesse e legittimate il Papa in quel passaggio? I sacerdoti suggeriscono le sculacciate o le botte come utile strumento di corruzione ai genitori cattolici? Oppure il Vaticano s’allinea ai paesi più civili che le vietano e nelle chiese e nelle canoniche si dice ai genitori che picchiare i figli è peccato? E quali linee guida seguono in proposito le scuole confessionali cattoliche?
È una questione sulla quale il Vaticano dovrebbe far chiarezza e con una certa urgenza, perché come s’è visto ci sono parecchi cattolici che non aspettano altro di avere l’ok del Papa per evitare comportamenti «buonisti» e dare e vantare le virtù delle sberle, anche se magari non in faccia, visto che il Papa apprezza chi evita e che non è bello mandare in giro i figli con lividi visibili. La violenza genera violenza, la violenza usata sui bambini genera adulti violenti che saranno a loro volta violenti con donne e bambini. È interesse di tutti, cattolici e no, sapere se dietro la figura del Cristo che porge l’altra guancia e porta amore e pace, non ci sia invece in agguato una Chiesa che vuole ancora i piccoli educati con metodi violenti. Un interesse amplificato dal fatto che il nostro paese non sia tra quelli che hanno abolito del tutto le punizioni corporali ai bambini, che sono vietate se commesse dagli educatori, ma non se a picchiare sono i genitori. Una situazione che difficilmente cambierà, se la chiesa di Roma invece di mettere il suo peso dalla parte dell’abolizione, schiera un Papa che fa l’apologia dei padri maneschi.
Sabina
10 febbraio 2015
La pedagogia è una scienza? questa, poi. Se partiamo da una balla spaziale grossa come questa, qualsiasi tentativo di discutere di quest’argomento è inutile.
Non ho mai letto tanti qualunquismi come su questo articolo, neanche in un libro di pedagogia.
Del resto, basta attenersi all’esperienza e verificare coi propri occhi cosa sono ragazzi cresciuti con una sculacciata ogni tanto e quelli cresciuti secondo le buone norme della pedagogia. Ammesso che si voglia o si sappia vedere.
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mazzetta
11 febbraio 2015
sì, la pedagogia è una scienza http://it.wikipedia.org/wiki/Pedagogia
invece “basta attenersi all’esperienza e verificare coi propri occhi ” è il tipico approccio di chi vuole negare i risultati conseguiti da una scienza.
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Gianluca
31 Maggio 2017
Cara Sabina, complimenti per essere così acuta nelle sue osservazioni. La sculacciata ogni tanto sarebbe un metodo per educare? Tutti i violenti giustificano le loro violenze. Tutti coloro che come lei giustificano ogni tipo di violenza sul minore, sono complici di un crimine. La violenza in tutte le sfumature rappresenta solo l’incapacità di dare risposte ai bisogni di un bambino. La violenza é sopruso. Se fosse come dice lei ogni bambino cresciuto a schiaffi e pugni dovrebbe essere un modello di virtù. Invece il signor Hitler è cresciuto a suon di violenze e così pure Stalin, Mao, Saddam Hussein, Pol Pot e i peggiori sanguinari della storia. Le do un consiglio: prima di parlare di argomenti che non conosce usando i luoghi comuni socialmente accettati, inizi a leggere Janus Korczak o Alice Miller.
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quasi(a)modo
11 febbraio 2015
Forse sabina intendeva dire che essendo (la pedagogia) una scienza molle, è roba da mollaccioni. Invece si sa: ” gli schiaffi di dio appiccicato al muro tutti” Gaber cantava…
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Gian Carlo
21 febbraio 2015
qui un altro articolo sull’argomento http://www.igiornielenotti.it/?p=27474
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fuffologico
8 marzo 2015
C’e’ un abisso tra scienze molli e scienze dure, al di la’ dell’infelice battuta dell’utente quasi a modo. La pedagogia non e’ una scienza dura cioe’ una scienza nello stesso senso della fisica e l’affermazione “negare i risultati conseguiti da una scienza” e’ priva di senso.
Chi non capisce la differenza usa il termine “scienza” senza distinzione per dire che qualcosa e’ esattamente cosi’ e basta e in questo modo crede di non poter essere contraddetto perche’ se una cosa la dice la scienza allora e’ obiettiva eccetera. La frase “lo dice la scienza” e’ molto pericolosa per la conoscenza scientifica anche nel caso delle scienze dure. Ho notato che molti con una cultura umanista e a digiuno di pensiero scientifico commettono lo stesso errore. Per questi il progresso scientifico e la scienza non sono diversi da una specie di religione rivelata da un’analisi statistica condotta secondo il metodo scientifico.
In questo articolo si fanno passare delle affermazioni “pedagogiche” come se si stesse dicendo che la fisica spiega come due masse si attraggono tra loro. Non esiste nessuna legge “semplice” conoscibile tramite esperimenti (come si farebbe per verificare una teoria scientifica della fisica) in grado di dare ragione o torto definitivo agli indirizzi pedagogici. E’ naturale che esiste una relazione tra la psiche di un individuo e le sue esperienze di vita e quindi sicuramente anche con il modo in cui i genitori hanno impartito l’educazione. Ma i fattori in gioco sono infiniti e non tutti controllabili, la maggior parte delle variabili non sono osservabili e percio’ trarre delle conclusioni certe e’ impensabile. Si naviga a vista proprio come facevano i nostri nonni pero’ per qualcuno e’ “scienza” e questo significa che le nuove generazioni sono piu’ sane…
Si scade nel dire banalita’ e luoghi comuni come che se tuo padre ti ha picchiato allora sei traumatizzato e picchierai tuo figlio eccetera, senza nemmeno fare distinzioni. E’ ottusita’ bella e buona non capire che ammetere la necessita’ di una sculacciata ogni tanto e’ diverso dall’approvare chi da’ bastonate e lascia a terra sanguinante un ragazzino. La “sculacciata” che poi puo’ essere pure una bottarella su una mano per dire, non e’ un gesto gratuito di violenza (in tal caso e’ da condannare come inutile se non altro) ma abbinata a un’azione del bambino che il bambino deve poter associare, cioe’ deve poter capire la relazione causa effetto, ricordare l’effetto negativo e percio’ avere remore a ripetere il comportamente che causa l’effetto. Anche questo meccanismo lo insegna la scienza e finche’ il bambino non e’ in grado di comunicare verbalmente l’altra possibilita’ e’ l’urlo “no” (un suono: il tono conta piu’ della parola in se’) pero’ un bambino non e’ il prodotto di un ingegnere e puo’ essere necessario intervenire. Bloccare fisicamente magari tenendogli le mani e sfruttando la forza superiore dell’adulto per impedire al bambino di ripetere o completare un’azionee’ violenza secondo le idee pedagogiche dell’autore? Il bambino apprende la stessa cosa su quello che sta facendo oppure no? Sono sicura che l’autore ha consultato specialisti e libri che trattano l’argomento in modo approfondito e quindi puo’ rispodermi in dettaglio e aggiornarmi sulle ultime scoperte della pedagogia che finalmente ci rivelera’ la chiave segreta per avere individui di homo sapiens non-violenti, altruisti, sicuri di se’ ma senza l’arroganza di voler prevaricare sugli altri ne’ con la forza fisica ne’ con quella psicologica…
Sono sicura che avra’ anche idee molto interessanti per le scuole elementari dove gli insegnanti a volte si trovano a dover fronteggiare la violenza diretta verso di loro di bambini che a casa non hanno mai ricevuto uno schiaffo e forse non sono mai stati sgridati e non hanno mai imparato a gestire la delusione di un rifiuto e le regole imposte da un’autorita’ che ovviamente possono calpestare come fanno con i loro genitori perche’ loro sono i “padroni”, i “principini” che ottengono sempre tutto magari dopo aver strillato un po’.
Un articolo molto superficiale che abbraccia ciecamente le concezioni di moda oggi che condannano senza sfumature e senza fare nessun tipo di distinguo persino le sculacciate ogni tanto…
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mazzetta
9 marzo 2015
Le sculacciate ogni tanto sono da condannare ugualmente, visto che c’è chi riesce a educare i propri figli senza toccarli, perché dovrebbe essere giusto picchiarli “ogni tanto”? cosa gli insegni con le sculacciate? che menando si ottiene ubbidienza?
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Tua madre
21 giugno 2015
“cioe’ deve poter capire la relazione causa effetto, ricordare l’effetto negativo e percio’ avere remore a ripetere il comportamente che causa l’effetto”
Non sapevo che un figlio fosse un cane.
Sterilizzati, puttana.
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fuffologico
5 ottobre 2015
Non sai di essere un animale pure tu? Pensi che “essere vivente superiore” ti renda distante da un cane? Essere diverso da un cane è per forza una cosa positiva? Sei stupido, puttaniere.
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Olga
10 agosto 2015
Qualcuno conserva ancora quel foglio stampato e distribuito ai genitori dalle parrocchie della chiesa cattolica? E’ una lista, una sorta di decalogo da applicare per l’educazione dei figli. Del tipo: “non abbracciare mai tuoi figli se non quando li metti a letto” e un altro “Non sorridere mai a tuo figlio….” in un altro punto si incitavano la punizioni corporali dei figli. consegnato probabilmente negli anni’50
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