Kerry & Hagel non piacciono ai neocon

Posted on 22 dicembre 2012

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Dopo aver affondato Susan Rice attaccandola per i fatti di Bengasi, adesso azzannano ancora. Obama sta scegliendo gli uomini che lo accompagneranno al governo durante il secondo mandato e c’è battaglia attorno al posto di Segretario di Stato e a quello della Difesa. Per il primo, dopo il siluramento della candidatura di Susan Rice, c’è il senatore John Kerry, già nomination democratica e sconfitto da Bush nelle elezioni più imbrogliate della storia americana.

Uomo sicuramente d’esperienza, anche internazionale, è stato attaccato dalla destra neocon insinuando che sia in qualche modo una candidatura ostile ad Israele. La sua colpa sarebbe quella di aver confidato all’emiro del Qatar di pensare che Israele in pace dovrebbe abbandonare le alture del Golan e Gerusalemme Est. Che poi è la posizione ufficiale degli USA da sempre, tanto più che il Golan è ufficialmente territorio siriano e nessuno lo discute, neppure Tel-Aviv. Malissimo ce poi con l’emiro abbia parlato di massacri israeliani in Libano.

La cosa fa impressione perché Kerry ha sempre votato a favore d’Israele e si presenta come amico d’Israele senza se e senza ma, ” second to none” nel suo sostegno ad Israele, così si descrive. Kerry è anche uno sfegatato apologeta del primato americano, a quelli che  parlano  di eccezionalismo americano, Kerry risponde che: “Dimenticano che siamo eccezionali non perché lo diciamo, ma perché facciamo cose eccezionali. Abbiamo sconfitto la Grande Depressione, vinto due guerre mondiali, salvato vite combattendo l’AIDS, tolto le persone dalla povertà, difeso la libertà, andati sulla Luna e produciamo persone eccezionali che danno anche la vita per i diritti umani e civili“.

US-SYRIA-BENGHAZI REPORT

Anche troppo rozzo per essere un prodotto delle scuole dell’élite americana, ma forse si tratta di dichiarazioni volte a togliersi quella patina da “intellettuale” tanto pericolosa negli Stati Uniti. Non per niente il suo compagno di università e anche nella famigerata associazione universitaria Skull & Bones, George W. Bush, faceva di tutto per dissolvere il sospetto che grava sui laureati a Yale, troppo fighetti per lo zoccolo duro degli americani veri, al punto di passare la maggior parte del suo tempo tra le vacche del suo ranch. Kerry è quanto di più lontano ci possa essere da Bush, ha trascorso l’infanzia in Europa al seguito del padre, un diplomatico immerso nella Guerra Fredda con i figli al seguito, a 10 anni il piccolo Kerry aveva già oltrepassato più frontiere di Bush durante i suoi due mandati presidenziali, non che ci volesse molto, e vissuto in diversi paesi. All’epoca del servizio militare conosceva cinque lingue e aspirava alla carriera diplomatica.

Resta il fatto che nessuno può legittimamente sospettare che Kerry sia un alieno destinato a portare scompiglio nella politica estera americana, meno che mai che si tratti di un nemico d’Israele. Tra l’altro non appartiene nemmeno al circolo più prossimo ad Obama e non si è mai tirato indietro quando si è trattato di votare una guerra, fossero pure quelle organizzate da Bush e dagli astuti neocon. Appena un sorriso merita poi l’obiezione, anche perché proviene da parte della destra repubblicana, secondo la quale se Obama nomina Kerry & Hagel la sua amministrazione non sarà abbastanza multietnica come ci si aspetta. Anche Chuck Hagel è infatti sotto attacco da parte più o meno degli stessi personaggi. Anche per Hagel il baricentro delle accuse si coagula attorno all’accusa di essere nemico d’Israele e nel suo caso addirittura antisemita.

Si tratta di una sciocchezza, costruita su una sua frase sull’influenza della lobby ebraica in Campidoglio. Sarebbe antisemita perché ha usato l’aggettivo “ebraica”, che però è stato usato senza problemi per decenni fino a che in anni recenti è stato sostituito da “lobby israeliana”, visto che insieme agli ebrei sono apparsi i cristiani sionisti in quota neocon. Che non sono propriamente amici d’Israele, visto che in teoria sostengono l’affermazione militare d’Israele perché realizzerebbe le condizioni previste dalle profezie sul ritorno del Cristo e successivo sterminio dei nemici dei cristiani. Al netto delle follie per fanatici fulminati dalla religione , l’evoluzione linguistica è stata dettata da quella politica e non è mai stato “antisemita” riferirsi alla lobby ebraica negli Stati Uniti, anche perché c’è, è attivissima e non c’è niente di razzista nel farlo notare, che non è la stessa cosa del dire che sia la longa manus del big complotto ebraico per il dominio del mondo.

Hagel è un veterano che ha fatto scuole di provincia e che dopo aver servito a lungo nell’esercito si è dato alla politica, poi all’impresa e poi di nuovo alla politica, riuscendo con un discreto successo in tutto. Quando si è candidato ha detto che avrebbe fatto solo due mandati e nel 2008 non si è ricandidato mantenendo la promessa. Siede in una miriade di comitati, società ed associazioni ed è lontano anni luce dai neocon, pur essendo un repubblicano, eletto due volte con i repubblicani e aver fatto anche campagna per Reagan  quando corse per la poltrona di governatore della California.

German Chancellor Angela Merkel Receives Eric M. Warburg Award

Beniamino dei veterani, si è distaccato negli ultimi anni della presidenza Bush da governo, proprio a causa della gestione delle avventure in Afghanistan e Iraq, che inizialmente aveva approvato. Fiero critico dell’amministrazione al punto da prendere pubblicamente in giro le pretese di Dick Cheney, Hagel sostiene da allora che non è stato anti-patriottico criticare l’amministrazione Bush, ma che lo sarebbe stato il non farlo. Una posizione che ora incidentalmente s’avanza anche nel fronte filo-israeliano, perché gli amici veri ti fermano quando vedono che corri verso il disastro, ma per i neocon e altri esiste solo l’essere con loro o l’essere nemici, non sono mai stati dei fan delle sfumature in questi contesti. Hagel ha ricambiato con la stessa moneta, scontrandosi con diversi neocon e definendo l’amministrazione Bush: “la più scarsa in capacità, abilità, politica, costruzione del consenso, quasi sotto ogni aspetto” di qualsiasi presidenza negli ultimi 40 anni.

Di lui Obama dice: “Chuck Hagel è un mio grande amico e lo rispetto molto” e in suo soccorso sono giunte moltissime manifestazioni di stima che si sono contrapposte ai rozzi attacchi di columnist come Bill Kristol, che sul Weekly Standard lo ha attaccato, accompagnato da un articolo che, citando un anonimo “aiuto al Senato” lo ha definito esplicitamente un antisemita in un articolo sormontato dal titolo “Aiutante del Senato: Mandateci Hagel e ci assicureremo che ogni americano sappia che è antisemita“. Una vigliaccata, al pari di un articolo del Wall Street Journal che afferma che Haghel puzza d’antisemitismo,  che questa volta ha sbattuto contro un muro, come ha sbattuto contro il muro Abe Foxman, dell’Anti Defamation League (ADL) che ha detto che le sue opinioni “confinano con l’antisemitismo“. C’è stato pure chi ha fatto notare che il Nebraska, lo stato nel quale è stato eletto, ospita pochissimi ebrei, lasciando ai lettori il compito di darsi un perché, ma non pare sia servito.

In realtà Hagel non è per niente ostile ad Israele, come non lo è Kerry e comunque non è detto che nell’America di oggi essere considerati distanti dal governo Netanyahu sia politicamente una sfortuna, di sicuro non è prova d’ostilità ad Israele una famosa risposta di Hagel a chi lo pressava sull’attacco all’Iran: “Sono un senatore degli Stati Uniti, non un senatore israeliano. Sostengo Israele. Ma il mio primo interesse è che che ho fatto un giuramento di fedeltà alla costituzione degli Stati Uniti. Non al presidente. Non al partito. Non a Israele.”

Se Hagel dovesse assumere la guida della Difesa è più probabile che si dedichi al riordino della macchina bellica americana e del suo dispositivo di proiezione. Le tendenze che dovrebbe confermare sono quelle di uno stop ai programmi d’investimento per armi fantascientifiche, una riduzione dell’outsourcing ai contractor della Difesa, nell’ottica di un generale ritorno a posture del passato recente completamente stravolte dalle riforme della banda Bush, all’ombra della quale molti si sono approfittati della guerra rubando miliardi di dollari dei contribuenti americano.

Gli interessi in gioco e le differenze dal passato sono quindi molto più rilevanti quando si arriva ai contratti per la difesa, non a caso accaparrati proprio dalle aziende favorite dai neocon, che ad ogni esplosione della violenza israeliana sui vicini incassa succose forniture, ma che in genere campa più prosaicamente di vere e proprie frodi ai danni dell’enorme bilancio del Pentagono, di finanziamenti per macchine futuribili tanto futuribili che i soldi si spendono e le macchine non entrano mai in produzione e in genere di un’attitudine alla spesa che giudicava intoccabile il bilancio necessario a a mantenere l’enorme macchina bellica americana. Che molti, non solo Hagel, sono convinti che si potrebbe rendere più efficace sprecando molto di meno e orientando gli investimenti in direzioni più sensate ed economiche.

Pubblicato in Giornalettismo