Quei neri forconi al servizio del potere

Posted on 18 gennaio 2012

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Anche in Giornalettismo.

S’avanza sui media il movimento dei forconi siciliani. Un movimento che raccoglie qualche migliaio di sostenitori su Facebook e che in questi giorni manifesta per chiedere attenzione e, in definitiva, soldi per alcuni settori dell’economia siciliana in crisi.

Si tratta di un movimento che muove da istanze corporative di alcune categorie imprenditoriali, segnatamente agricoltura e trasporti e che interpreta alla perfezione il ruolo di finta opposizione all’interno di un sistema marcio colluso, dal quale gli stessi che protestano hanno raccolto benefici per anni, premiando con il loro consenso chi poi li ha condotti al disastro insieme al resto del paese.

Si tratta di un classico movimento populista, animato da un’estrema destra che spera di approfittare della crisi di un sistema di potere del quale ha largamente profittato e che, anche per questo, non intende minimamente mettere in discussione. Un movimento che procede su linee d’azione speculari a quelle della Lega al Nord, travestendo da opposizione chi ha governato fino a ieri e cercando di distogliere l’ira popolare dai veri responsabili di un’operazione di governo fallimentare, puntando ai sempiterni capri espiatori dell’estrema destra italiana.

Così i siciliani scesi in protesta, che in Italia hanno la regione con la più vasta autonomia, chiedono autonomia di spesa, si dicono contro la globalizzazione e chiedono addirittura la possibilità di stampare una moneta sovrana per la Sicilia.

Un “programma” che sembra scritto da uno dei tanti freak dell’estrema destra italiana, di quelli che insieme a Scilipoti combattono contro la piaga del “signoraggio” sparando tette e culi di Ruby Rubacuori e Sara Tommasi. È un’azione politica che ripete stilemi e parole d’ordine sempre care all’estrema destra, che da sempre quando va male punta il dito sulle “banche usuraie” e grida al complotto demo-pluto-giudaico-massonico.

Una destra nazionalista e ignorante, che ha l’unico interesse nel cercare d’inserirsi e di pesare in quei meccanismi di potere che dice di disprezzare in nome di una purezza ideale alla quale non può credere nessuno. L’impressionante imbarcata di camerati da parte dei governi Berlusconi, come da parte di sindaci come Alemanno, testimonia della purezza di questa gente che si riempie la bocca di parole come “onore” e poi striscia per ottenere un incarico pubblico, che spesso trasforma in un’impresa criminale ad esclusivo vantaggio personale o di qualche cricca.


Moralizzatori populisti come la Lega, interessati solo a piazzare i Trota e altri famigli sulle spalle dei contribuenti.

Una destra falsa e anche vigliacca, perché anche in Sicilia non ha il coraggio di alzare al voce contro Schifani o Alfano, mammasantissima della politica nazionale, e nemmeno ha il coraggio di attaccare Cammarata, il sindaco di Palermo che si dimette ora a due mesi dal termine del suo mandato perché dal prossimo mese non ha i soldi per pagare i dipendenti e non ha la voglia di fronteggiare le prevedibili proteste.

Un sindaco rimasto al suo posto anche dopo che si scoprì che aveva fatto assumere in Regione Sicilia il marinaio del suo yacht personale, che così era pagato dalla Regione anche se lavorava sulla barca del sindaco. Alla faccia dei forconi.

Una destra vigliacca che non spende una parola o una riga contro la mafia e la plateale corruzione nelle istituzioni isolane, i problemi in Sicilia sono altri: la globalizzazione, l’euro, la moneta sovrana, il prezzo della benzina, il traffico…

Una destra violenta, che cerca di amplificare una modesta protesta corporativa obbligando con la forza all’adesione anche chi non ne avrebbe voglia. Una violenza applaudita e acclamata dai siti d’estrema destra, anche da quelli che più dissimulano la loro appartenenza, come quello di Massimo Fini, nel quale si possono leggere alate parole di plauso, che si ritrovano anche più esplicite in altri siti dell’estrema destra. Viva la violenza rivoluzionaria, quella contro i camionisti che non aderiscono allo sciopero però, non quella contro i mafiosi o i politici che hanno divorato la Sicilia.

Una destra vigliacca che si nasconde dichiarandosi “apartitica” e “apolitica”, anche questo un espediente già visto e già usato anche dagli estremisti di Forza Nuova, che sostiene con forza la protesta. Apartitici, ma evidentemente non antifascisti. Un espediente classico che tuttavia non può nascondere la puzza di destra populista che promana dalla pagine ufficiale del Movimento su Facebook, dalla quale oggi si grida “onore alla Padania!”  (con l’onore ci hanno la fissa) per un articolo a sostegno della protesta. Una retorica che riesce ad ingannare alcuni siciliani, ma fortunatamente non troppi, anche se anni di latitanza della politica “alta” dall’isola hanno indotto un evidente regresso della consapevolezza politica nell’isola, regresso peraltro comune a buona parte del resto del paese.

Onore alla Padania, onore a Borghezio, onore a chi sputa sui terroni, onore all’autonomia mafiosa siciliana, all’onore dei Prizzi. E via con i manifesti e le grafiche nelle quali il tricolore si mescola al nero fascista. Niente onore ai piccoli imprenditori taglieggiati dalla criminalità organizzata, niente onore per i siciliani che pagano le tasse e non vivono di favori e assistenzialismo.

Serve autonomia alla regione più autonoma d’Italia, governata dal Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, un altro che parlando di autonomia ha costruito le sue fortune e poi ha contribuito a gettare i suoi amministrati in disastro senza uguali, tacendo sugli scandali e offrendo sponda ai coinvolti nelle peggiori truffe ai danni della collettività.

Bisogna combattere contro l’anonima “casta”, non contro i potenti personaggi che ricoprono importanti incarichi pubblici e controllano l’isola andando a braccetto con la mafia. Contro “il sistema” e la globalizzazione, ma non contro il sistema siciliano che ruba ai siciliani la vita di oggi e la speranza di domani. Non un fiato sul clamoroso dissesto delle casse siciliane, non un fiato contro i responsabili, contro i consiglieri regionali pagati più dei parlamentari, contro i ladri e gli incapaci alla guida della sanità pubblica e le mille camarille e cricche che hanno fatto fallire Catania, devastato l’università a Messina o che spendevano centinaia di migliaia di euro per mandare missioni a Dubai, per studiare se l’azienda dei rifiuti palermitana poteva concorrere alla gara per la gestione dei rifiuti nella capitale araba del business. Azienda in perenne dissesto che non è mai riuscita ad assicurare un servizio decente nemmeno a Palermo. Non un fiato sulla situazione di scuole ed ospedali nell’isola, quelli sono affari che non si possono criticare.

Si tratta del solito estremismo di destra, che nei momenti di crisi veste la casacca da tribuno del popolo e agita quanti sono stati sacrificati da politiche fallimentari e ruberie, cavalcando il malcontento provocato dai compagni di merende, da quegli interessi illeciti grazie ai quali l’estrema destra e i Masaniello del momento hanno mangiato fino a ieri. Non è gente che cerca la rivoluzione, ma un posto in un’amministrazione comunale, un ente, una partecipata. Gente alla quale non interessa nulla dei problemi dei trasportatori o degli agrari colpiti dalla crisi, persone che ieri come oggi rappresentano solo pacchetti di voti da conquistare e poi da mettere a frutto su mercato della politica.

Pacchetti controllati dai veri padroni di quei settori, persone delle quali non è bene fare i nomi, ma che sono capaci di mettere in strada centinaia di camion e di materializzare una protesta che non è “di popolo”, ma corporativa e non è “contro il sistema”, ma la difesa di un sistema di gattopardi che mangiano da sempre alla stessa mensa, a spese dei siciliani e non solo.

Siciliani che per fortuna non sembrano sedotti da un movimento, che non spende una parola per molte categorie sociali e che schiera in prima fila amministratori e personaggi tanto interni al sistema, che oggi si dicono pronti e si offrono di combatterlo “da dentro”. Come virus, ha detto proprio così un amministratore locale intervistato. Il virus della malapolitica che si offre di distruggere il sistema da dentro, l’idea sembra quella di distruggere lo stato grazie ai virus, non di debellare i virus e sanare l’amministrazione pubblica facendola diventare trasparente, efficiente e rispettosa di diritti e doveri.

A muovere questi forconi (p.s. ma anche i tassisti come questo nella foto accanto) sono quindi i soliti gattopardi, non a caso i media controllati dalla destra non hanno fiatato per gli episodi di violenza già registrati, mentre sono sempre pronti a scatenare un putiferio se un ragazzino rompe una vetrina durante cortei diversi. E come tutti i gattopardi siciliani, anche questi agitano i forconi per chiedere che tutto cambi, in modo che tutto possa restare come prima. Non c’è da temere effetti dirompenti, alla fine prevarrà l’inciucio alla democristiana o, alla peggio, la pax mafiosa. I camerati rientreranno nei ranghi, i camionisti e gli agrari saranno liquidati con una mancia e torneranno a casa vincitori e tutti vivranno felici e contenti. Siciliani onesti a parte.

Aggiornamento: Da controlacrisi.org: Gruppi criminali e mafiosi si sarebbero infiltrati tra gli autotrasportatori, gli agricoltori del movimento ‘Forconi’ e i pescatori di alcune marinerie e agirebbero per interessi che nulla hanno a che fare con i motivi alla base delle proteste che da tre giorni stanno paralizzando alcune zone della Sicilia, tra cui il rincaro dei carburanti e dei pedaggi autostradali. Questo quanto denunciano Confindustria e altre undici associazioni che, dopo avere firmato un documento congiunto, oggi hanno deciso di inviare al governo altre due relazioni, denunciando la pericolosita’ della situazione che si e’ venuta a creare in Sicilia e chiedendo l’intervento delle istituzioni. Il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, ha inviato una nota al ministro dell’Economia, Corrado Passera, mentre il cartello di associazioni che raggruppa artigiani, agricoltori, commercianti e cooperative ha scritto al premier Mario Monti e al presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo. ”I drammatici fatti di queste ore – scrivono le associazioni che si sono subito dissociate dalle proteste pur condividendo il malessere di alcune categorie – evidenziano la gravità della crisi economica in Sicilia e la totale assenza, fino ad oggi, di provvedimenti incisivi da parte del governo nazionale e regionale: ci• ha portato alla esplosione di proteste esasperate, con forme di lotta che stanno causando ulteriori danni all’economia e ai cittadini siciliani. Le ragioni delle imprese rischiano di essere strumentalizzate dalla peggiore politica, e di sfociare in un ribellismo inconcludente aperto anche alle infiltrazioni della criminalità, organizzata e non”. Il documento e’ firmato dai vertici regionali di Confartigianato, Confagricoltura, Confederazione italiana Agricoltori, Cna Sicilia, Casartigiani, Confapi Sicilia, Confcommercio, LegaCoop, Confesercenti Sicilia, Confcooperative, UniCoop.

 

Aggiornamento: mentre sulla pagina Facebook dei Forconi si chiamano camerata, si scopre che casualmente tutti i referenti regionali dei forconi sono di Forza Nuova. Caso bizzarro anzicheno.