Marò, le bugie dei patrioti hanno le gambe corte

Posted on 12 marzo 2013

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La disgraziata storia dei nostri marò con l’India si è arricchita ieri di un una mossa vergognosa da parte del governo italiano, che trova agibilità grazie a una massiccia propaganda patriottarda fondata sulle omissioni e sulla menzogna. Di certo c’è solo che il governo indiano aspettera’ fino al 22 marzo, data della scadenza del permesso concesso ai maro’, prima di intraprendere azioni contro l’Italia, come hanno riferito alcune fonti all’emittente indiana Ndtv.

UN PROBLEMA DI GIURISDIZIONE – Giulio Terzi ha spiegato che contesteremo la giurisdizione indiana sul caso, ma non ha spiegato perché ha deciso proprio ora di trattenere i nostri militari e di rompere la parola data al governo indiano. Ma pare abbastanza intuibile: con il governo in scadenza Terzi e Monti raccolgono il plauso dei patrioti e le conseguenze negative se le accolleranno quanti succederanno loro, oltre ovviamente agli italiani in India, che non ne trarranno vantaggi di sicuro. Anche il danno all’immagine del paese non è cosa che possa riguardare Terzi e nemmeno Monti, che in questa faccenda ha rifuggito le sue responsabilità e si è nascosto.

IL RIASSUNTO – Una farsa, ben ricostruita da Matteo Miavaldi e da altri volontari sulle pagine di Wu Ming, e riassunta anche su queste pagine alla quale ha partecipato ogni genere di estroso personaggio in una gara a disinformare sul caso.

Eppure la questione è semplice, il governo italiano ha riconosciuto senza dubbio che a compiere l’omicidio dei due pescatori siano stati i nostri soldati:

18 maggio 2012. La morte dei due pescatori è stato un incidente fortuito, un omicidio colposo; i nostri marò non hanno mai voluto che ciò accadesse, ma purtroppo è successo” (fonte al di sopra di ogni sospetto che la definisce “discutibile dichiarazione” senza contestarla)

LI HANNO UCCISI LORO – Secondo la perizie i due pescatori sono stati uccisi dai fucili dei marò, la perizia è stata accolta dal nostro governo senza dubbio alcuno:

Caso marò, De Mistura: perizia armi trasparente

Il sottosegretario agli Esteri conferma che le verifiche ulle armi sequestrate a bordo della Enrica Lexie è stata condotta in modo corretto. La perizia tecnico-scientifica sulle armi sequestrate a bordo della Enrica Lexie è stata “trasparente”. Lo ha dichiarato a Kollam, il nostro sottosegretario agli Esteri, Staffan de Mistura, che sta seguendo la vicenda dei due marò italiani accusati dall’India di aver ucciso due pescatori. Per de Mistura c’è “totale collaborazione da parte delle autorità locali”.

De Mistura ha confermato che l’Italia è impegnata a far valere “le ragioni della giurisdizione e delle acque internazionali”. E credo, che “il giudice dell’Alta Corte le stia ascoltando attentamente”.Il sottosegretario ha quindi manifestato la volontà di far pervenire alle famiglie dei pescatori morti il messaggio che “l’Italia è vicina a loro” e sottolineato che “a tutti deve essere evidente che diversamente da quanto accaduto con l’ultimo incidente in cui un peschereccio è stato affondato e la nave è fuggita, il capitano della Enrica Lexie è tornato ed i marò collaborano con la giustizia”.

LA TERRITORIALITA’ – La questione quindi è molto chiara, ed è chiaro che la loro responsabilità esista anche se non sono ancora stati condannati, così com’è chiaro dove i siano avvenuti i fatti, e cioè nella “zona contigua” alle acque territoriali indiane. L’unico appiglio che ci resta è quindi contestare la giurisdizione indiana, operazione che dovrebbe avvenire a marò formalmente sottoposti alle misure di sicurezza decise dagli indiani, che per parte loro li hanno arrestati più che legittimamente, nessun ricorso infatti è stato esperito contro le modalità d’arresto. C’è qualcuno che parla di scorrettezza delle autorità indiane nel caso, ma è chiaro che non direbbe lo stesso a parti invertite e non dice lo stesso quando la polizia attira in caserma qualcuno con una scusa per arrestarlo con più comodo. La sovranità per le navi, inoltre, vale in maniera assoluta solo per “qualsiasi nave o aeromobile militare battente bandiera straniera”, non certo per i navigli civili quando si trovano in acque territoriali di un altro paese, tanto più che possono essere abbordati quasi  ad libitum anche in acque internazionali. Giusto per liberare il campo dalle bugie più comuni che sono circolate negli ultimi mesi.

IL PUNTO DEL CONTENDERE – La questione si gioca quindi tutta sulla giurisdizione, una battaglia in punta di diritto dove l’Italia sosterrà che l’India non ha sovranità completa sulla zona contigua (vero), ma con gli indiani si era rimasti d’accordo a lasciare che fossero i tribunali indiani a dipanare la matassa. Ieri invece il tradimento, i due militari per i quali un intero paese ha speso la sua parola non si faranno processare dagli indiani, ma nemmeno dagli italiani, perché né Di Paola né Terzi hanno fatto cenno alla questione. I due quindi invece di essere giudicati per omicidio colposo passeranno anni in attesa degli sviluppi della vicenda, in attesa di sapere chi e quando li processerà e con il rischio reale di rimediare una severissima condanna in contumacia dai tribunali indiani, per i quali saranno da considerare evasi, anche se con il consenso del loro governo.

LE VERE RESPONSABILITA’ E CHI SI NASCONDE – Già, i nostri militari sono finiti nei guai perché maldestramente “affittati” dall’esercito agli armatori e i veri responsabili di questo orrore non hanno mai avuto la dignità d’assumersi la loro responsabilità. La Russa al contrario fu il primo a fare fuoco e fiamme insultando pesantemente gli indiani per coprire le gravissime responsabilità del suo governo nella vicenda. Oggi Terzi ha tolto le castagne dal fuoco a tutti, almeno per ora, tanto non sarà lui e non sarà nemmeno Mario Monti a rispondere di questa ennesima iniziativa nella quale politici scadenti cercano di trarre vantaggi personali a discapito dell’immagine del nostro paese.

AVVERTENZA: Prima di proporre “tesi alternative” controlla che la fonte sia diversa dalla “perizia” del sedicente ingeGner Luigi Di Stefano (vedi qui e qui ), il suo tentativo ha avuto ampia diffusione, ma resta una patetica perizia fondata sulle immagini dei nostri Tg e su qualche articolo italiano, stesa peraltro da chi millanta persino il titolo di studio.

Pubblicato in Giornalettismo

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