Plan Condor, generali argentini alla sbarra insieme a Washington

Posted on 21 marzo 2013

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Il 5 marzo  a Buenos Aires si è aperto il primo processo a imputati per la partecipazione all’Operazione Condor.

IL PROCESSO – Alla sbarra sono gli ex dittatori argentini Jorge Rafael Videla e Reynaldo Bignone insieme a altri 23 tra ufficiali e partecipanti alla terribile repressione. L’accusa è quella di aver cospirato per “rapire, far sparire, torturare e uccidere” 171 oppositori della dittatura tra le decine di migliaia che furono le loro vittime, casi documentati e provati. Tra le vittime ci sono un’ottantina di uruguayani, 50 argentini, 20 cileni e una dozzina di cittadini di  Paraguay, Bolivia, Peru ed Ecuador presi di mira dai partecipanti all’Operazione Condor, ai quali si aggiungono i casi di due ufficiali del consolato cubano di Buens Aires, spariti il 9 agosto del 1976.

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La timeline delle dittature sudamericane

I PARTECIPANTI – Parteciparono al Plan Condor, questa la denominazione alternativa, coordinate da Washington, le dittature di Cile, Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Bolivia e saltuariamente Perú, Colombia, Venezuela ed Ecuador. L’operazione consisteva nel coordinamento per la sorveglianza, la detenzione, gli interrogatori con la tortura, i rapimenti e le sparizione o la morte di “sovversivi” o di chiunque (anche statunitense) fosse in qualunque modo malvisto dalle dittature in questione. Non può sfuggire la sovrapposizione con quello che poi sarà il famigerato piano delle “rendition”, solo che a portare a termine le operazioni non furono materialmente gli americani, ma i diversi regimi. Altra differenza fondamentale è che il Plan Condor aveva come bersaglio gli stessi cittadini dei paesi coinvolti per mano dei loro stessi governi  e che portò alla morte e alla sparizione di un numero molto più elevato di quanti ufficialmente sono passati per le mani dei torturatori che facevano/fanno parte del network dedicato alla War on Terror e alle rendition.

LA NASCITA – Il Plan Condor fu deciso e approvato in una riunione del 25 novembre del 1975 a Santiago del Cile tra il capo della polizia segreta cilena (la DINA) e i capi dei servizi militari dell’Argentina, all’epoca sotto la teorica autorità d’Isabel Peron e di Bolivia, Paraguay e Uruguay che erano guidati da regimi militari. I “voli della morte”, una pratica inaugurata dai francesi in Algeria contro gli indipendentisti, furono una specialità di cileni ed argentini, dove i generali s’inventarono anche la sottrazione sistematica degli infanti alle famiglie di “sovversivi”. Giovani coppie con i figli piccoli sparivano al completo e i figli erano dati in adozione, spesso a coppie vicine alla dittatura.

LA SCOPERTA – Il piano venne ufficialmente alla luce il 22 dicembre del 1993, quando José Fernandez, un giudice paraguayano, trovò in un commissariato di periferia della capitale Asuncion quello che poi sarà conosciuto come “l’archivio del terrore”, nel quale erano conservati i destini di migliaia di persone vittime del regime locale e di quelli dei paesi confinanti. L’archivio contiene i dati di 50.000 persone uccise, 30.000 desaparecidos e 400.000 detenuti e non è considerato esaustivo.

OMICIDI ECCELLENTI – All’interno sono dettagliati anche casi celebri, come il tentato assassinio* a Roma di Bernardo Leighton che fu organizzato insieme al terrorista nero Stefano delle Chiaie, per quel delitto assolto dai tribunali italiani, già complice dell’organizzazione Gladio ed eseguito dal terrorista d’origine cubana Orlando Bosch Ávila. L’organizzazione operava anche in Europa, dove perseguitava gli esuli e i fuggiaschi con la benevolenza dei governi di diversi paesi ospiti e colpì anche negli Stati Uniti, dove fu raggiunto l’ex ministro del governo cileno di Salvador Allende, Orlando Letelier. Secondo quanto riferito da Vincenzo Vinciguerra, Stefano Delle Chiaie avrebbe parlato del coinvolgimento negli omici di Letelier e del generale cileno Carlos Prats di un cittadino americano Michael Townley ex agente della CIA e di Luis Posada Carriles, terrorista cubano-americano.

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GLI ARCHIVI AMERICANI – Una quantità di documenti si è poi aggiunta dagli archivi statunitensi, poiché i fatti che vanno dal 1975 a al decennio successivo sono ormai fuori dalla copertura offerta dal segreto. Documenti che nella forma di rapporti al Segretario di Stato Kissinger dettagliano momento per momento la tragica contabilità della progressione della lotta alla sovversione e che vede il suo culmine nel biennio 1976-77. Non furono i massacri asiatici autorizzati in Bangladesh o in Indonesia dallo stesso Kissinger, le vittime dei quali si misurarono in milioni, ma furono più che sufficienti a far vivere per quasi due decenni l’intero territorio centro e sudamericano nel terrore, che in alcuni paesi aveva la forma ferocissima di uno stato onnipotente e intoccabile, dove chi deteneva il potere aveva anche quello di vita o di morte su chiunque, cittadini comuni, giovani, anziani, donne e bambini. Chiunque poteva sparire o divenire bersaglio di una calunnia, ma poteva succedere anche più semplicemente che i suoi beni finissero nell’interesse dei torturatori, che non razziarono solamente i bambini alle loro vittime.

SENZA LIMITI – L’atmosfera di totale impunità autorizzò di fatto qualsiasi abuso e sparse semi di violenza inaudita come solo sanno fare i regimi totalitari, le decine di migliaia di persone che sparirono in Argentina senza mai essere dichiarate morte, avevano amici, parenti, colleghi e conoscenti che li hanno visti sparire, spesso senza un perché, spessissimo senza che avessero mai commesso alcun reato o cospirato alcunché, bastava pochissimo per finire nella lista dei cattivi e altrettanto poco per rimanervi per sempre e ritrovarsi a galleggiare al largo dell’Atlantico, i dettagli delle storie di tortura e della fine degli spariti lanciati nell’oceano dagli aerei sono più che raccapriccianti.

MADE IN AMERICA – Alla sbarra finiscono anche gli Stati Uniti, perché dagli archivi americani sono spuntati sia i documenti che testimoniano una conoscenza dettagliata e in tempo reale di quanto accadeva, che quelli che testimoniano l’adesione ideologica delle amministrazioni americane a quel massacro, che aveva lo scopo fondamentale di stroncare la penetrazione dell’ideologia comunista nel Sudamerica e che si tradusse nella santa alleanza tra militari, clero e classi abbienti contro chiunque minacciasse lo status quo o gli interessi e la morale costituita. Fascismi sudamericani non meno spietati e vili dei loro cugini europei, gli sgherri dei quali erano addestrati nella Escuela del las Americas a Panama, dove gli istruttori americani addestravano i militari sudamericani alle tattiche antiterrorismo che poi applicheranno con tanto zelo, più di 60.000 allievi, tra i quali alcuni destinati a divenire famosi come il dittatore argentino Galtieri o il panamense Noriega. Tutta gente formata su manuali della CIA (declassificati nel 1994) che elencavano anche le tecniche di tortura che poi saranno praticate dai generali argentini e dai loro omologhi sudamericani.

IL TERRORISMO DI STATO – Una serie spaventosa di delitti che possono essere solo in minima parte imputati al combattere la lotta armata, che spesso emergerà dopo le peggiori persecuzioni ai danni di movimenti e gruppi non-violenti o sostenitori dei diritti umani, ma anche di quei sacerdoti che si rifiutavano di benedire le armi degli assassini e che erano minoranza sgradita all’interno della stessa chiesa, l’elenco delle vittime parla di una furia cieca diretta contro chiunque fosse critico o sgradito ai regimi, un vero e proprio terrorismo di stato che per anni renderà la vita in quei paesi molto simile a quella che si viveva Est del muro di Berlino. Una vita vissuta nel terrore di dire la parola sbagliata, di parlare con la persona sbagliata o anche solo di finire vittima di qualcuno che sotto tortura fa il tuo nome tra quello dei suoi amici o conoscenti, bastava pochissimo.

TUTTI IMPUNITI – Ben pochi di quei torturatori hanno pagato, ben pochi si sono scusati per i delitti di quegli anni, meno che mai le amministrazioni americane si sono succedute a quelle che assistevano le dittature in quegli anni. Nemmeno oggi che i documenti sono stati resi pubblici e che c’è a disposizione una mole enorme di materiale che testimonia realtà e delitti raccapriccianti, si è ancora udita una parola di scuse da parte di un presidente americano.

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Pubblicato in Giornalettismo