Fate la carità ai parlamentari a 5 stelle

Posted on 8 marzo 2013

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“Lasciateci lavorare” è il messaggio con il quale in un comunicato firmato “I Cittadini Portavoce Movimento 5 Stelle alla Camera e Senato” cerca di buttare motivazioni plausibili al divieto di concedere interviste ai propri parlamentari.

Un testo impresentabile, nel quale si dice in sostanza che i poverini hanno tanto da fare e sono oberati di problemi.

La maggior parte di loro si dovrà trasferire a Roma perché la Camera e il Senato si trovano lì e da pochi giorni hanno iniziato a riorganizzare le loro vite in tal senso.
Gli studenti devono trovare il modo di trasferirsi a Roma per essere presenti in Parlamento senza però mandare a monte i loro studi.
Le mamme e i papà stanno cercando di spartirsi i compiti con i loro compagni chiedendo anche la collaborazione di parenti e amici per occuparsi dei figli. In alcuni casi i figli sono talmente piccoli che non si possono separare dalle mamme che li allattano ancora e in questo caso il trasferimento a Roma è ancora più complicato perché il papà lavora invece in un’altra città.
E siccome i parlamentari del Movimento 5 Stelle non sono ricchi professionisti della politica e non vogliono buttare i soldi pubblici per trovare una casa con le agenzie immobiliari stanno chiedendo a tutti i conoscenti di aiutarli in queste ricerche. Ma per chi non ha amici a Roma l’aiuto è assicurato dai parlamentari del Lazio che stanno tentando di mettere insieme le richieste dei colleghi di fuori regione, per trovare delle soluzioni accettabili a prezzi ragionevoli e intanto mettono a disposizione il divano di casa e il pavimento del salotto per i casi di emergenza (è già successo!!).
Nel frattempo si cercano camioncini e macchine station wagon per fare i traslochi senza spendere troppo o se proprio non ci si riesce, ci si attrezza per affittare un furgone insieme a qualche collega della tua zona.

Vien da chiedersi come facciano gli italiani che non incassano oltre 11.000 € al mese tra stipendi e diarie e c’è da chiedersi chi glielo abbia fatto fare. Ma c’è soprattutto da notare che qui non si sta parlando di “buttare i soldi pubblici “, ma i privatissimi redditi dei neo-parlamentari, che tra l’altro non sono affatto obbligati a traslocare a Roma e che in ogni caso non occorre essere ricchissimi professionisti della politica per affrontare con successo un trasferimento per motivi di lavoro, quasi tutti gli italiani che traslocano lo fanno per retribuzioni molto inferiori. Vien poi da chiedersi se alla luce dell’impegno preso sia corretto sacrificare l’impegno al servizio del paese per seguire i propri studi o altre occupazioni precedenti o se i candidati che hanno dei figli siano diversi dai candidati di altri partiti o dalla massa dei lavoratori italiani con figli, che quando firmano un contratto di lavoro di solito poi s’organizzano di conseguenza senza lamenti.

C’è poi da dire che i parlamentari del Movimento 5 Stelle promettevano d’essere più preparati (e laureati) di quelli che vanno a sostituire, ma poi si scopre che la Costituzione non la conosce nessuno e che sperano d’imparare tutto entro l’inizio dei lavori parlamentari.  Per questo sembra assurda anche la decisione di risparmiare e perdere tempo organizzando traslochi improvvisati e chiedendo aiuto a volontari, chi vuole traslocare può e deve pagarsi un’impresa di traslochi, pagare la fattura e lasciare che se ne occupino mentre l’eletto spende il suo prezioso tempo da deputato a studiare o a fare il “nostro dipendente”.

A leggere il comunicato c’è da rimanere allibiti e da chiedersi come facciano gli italiani che firmano un contratto di lavoro per il quale -devono- già possedere le minime competenze necessarie e che magari traslocano con la famiglia al seguito inseguendo trattamenti economici molto più modesti. Invece in questo caso sembra d’assistere al lamento di un gruppo di chiamati alla leva obbligatoria, parlamentari per caso, come in effetti sono molti dei miracolati che sono finiti in parlamento grazie a Grillo, e che ora sembrano persi fin dalle prime elementari incombenze logistiche imposte dalla nuova condizione.

Non c’è niente di male o di sbagliato nell’impreparazione della nuova pattuglia di deputati, ma si scade presto nel ridicolo se si cerca di presentarli come martiri agli occhi degli italiani con uno stipendio da 1.000 euro al mese o di chi emigra per prendere poco di più e senza avere scelta. A nessuno è stata imposta la candidatura e se pensano che sia un sacrificio insopportabile possono tranquillamente rinunciarvi, ma non risulta lo abbia fatto nessuno. Nemmeno quelli che si erano candidati per ridere hanno mostrato senso di responsabilità e hanno rinunciato a un compito al quale sanno di non poter adempiere o a portare in parlamento i parenti.

La maggiore delusione offerta dal M5S è finora proprio questa, il rispondere alle prime difficoltà con gli stessi comportamenti, lo stesso senso d’irresponsabilità, con la stessa retorica e persino con le stesse frasi usate dalla tanta vituperata “casta”, tanto che siamo già arrivati al vittimismo pauperista da parte di chi incassa oltre 11.000 € al mese. E, come la casta, alle domande dei giornalisti si risponde “lasciateci lavorare” e mai ammettendo il seppur minimo errore o brutta figura.  Addirittura in questo caso si sollecita l’aiuto di volontari per far risparmiare soldi ai parlamentari, spacciandoli per soldi pubblici quando invece gli unici a trarne vantaggio sarebbero i loro conti. Quelli così nuovi e così diversi, che però si comportano già come la peggiore “casta”, abusando dell’ingenuità e della buona fede dei loro elettori.

Pubblicato in Giornalettismo (dove ha già raccolto commenti molto stereotipati)

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