Caproni espiatori all’amatriciana per gli omicidi razzisti

Posted on 15 dicembre 2011

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Anche in Giornalettismo.

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L’arresto di Maurizio Boccacci e di altri quattro militanti associati alla formazione della destra estremista Militia per “associazione per delinquere finalizzata alla diffusione di idee fondate sull’odio razziale, l’apologia di fascismo, l’incitamento alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici e religiosi“, è sembrata la reazione ovvia e immediata all’orrendo crimine di Firenze, ma non è stato particolarmente apprezzabile.

La storia politica di Boccacci e del suo gruppo è nota e data qualche anno e sicuramente il gruppo poteva essere fermato prima, se lo si fa adesso è per questioni di contingenza politica. Una contingenza che porta a sacrificare un gruppo tra i più razzisti e meno allineati della destra italiana, di quelli che hanno sempre rifiutato l’ipocrisia con la quale altre formazioni della destra estremista, come Casa Pound, cercano malamente di dissimulare la loro natura di fascisti.

Militia non ha certo di queste accortezze, è anzi in aperta polemica con il nume tutelare della destra fascista capitolina, quel sindaco Alemanno che nei dissestati bilanci comunali ha trovato una decina di milioni di euro proprio per regolarizzare l’occupazione di uno stabile da parte di Casa Pound.

Per quelli di Militia Alemanno è un “servo degli ebrei” e fine del discorso. Prese di posizione auto-emarginanti in un centrodestra che oggi guarda a Israele un po’ come a un’utile nemico dei musulmani e un po’ come alla casa del più tradizionale ebreo dal naso adunco impegnato nella conquista del mondo attraverso il controllo delle banche, ma cercando di evitare in ogni modo che questa tradizionale ossessione sia bollata come razzista.

Così tocca a Militia pagare con gli arresti la strage di Firenze, anche se il killer era un militante di Casa Pound e probabilmente con Militia non ha mai avuto alcun contatto. Lesti, quelli di Casa Pound hanno invece ripulito i loro archivi e mandato Iannone, il leader, a dissociarsi in televisione. Non che l’operazione sia riuscita nella sostanza, ma la forma che ci consegnano i media è quella di una dissociazione dal razzismo e dalla violenza che più d’uno ha già preso per buona.

Ovviamente non è per niente vero, le aggressioni razziste da parte di militanti di Casa Pound non hanno mai smesso di punteggiare le cronache e, al di là dell’evidente sforzo per darsi una patina di rispettabilità, quelli di Casa Pound sono messi come quelli di Milizia, solo appena più attenti alle forme e più vicini alla politica vera, quella che in cambio li ricompensa con finanziamenti e garanzie sulla loro inoffensività.

Un’operazione di cosmesi che ha una certa efficacia e che ha visto collaborare anche sedicenti esponenti di sinistra allo sdoganamento dei “fascisti del terzo millennio”, i soliti furboni e qualche ingenuo che non si è reso conto di gettarsi tra le fauci del lupo fascista in nome di una tolleranza che loro per primi sopprimerebbero insieme agli stessi tolleranti, se solo potessero..

Quelli di Militia non sono certo innocenti agnellini e hanno anche rivendicato con orgoglio quelli che a tutti gli effetti sono reati, non sono quindi vittime, semmai i primi a poter essere sacrificati nel momento del bisogno, quelli con meno aderenze nella politica e nelle istituzioni amministrate dalla destra, che invece con Casa Pound vanno a braccetto da tempo.

Per questo l’arresto dei cinque, con l’abbondante invocazione di leggi speciali che dovrebbero essere state abolite da tempo, assume più l’aspetto di un provvedimento populista che di un effettivo cambio di passo da parte della giustizia e delle forze dell’ordine, che in altre occasioni e per molto meno hanno perquisito a tappeto le abitazioni di quasi tutti gli anarchici italiani per scovare gli autori di modesti attentati, per lo più dimostrativi.

In questo caso non solo è mancata completamente tutta quella politica e quella “informazione” che quando un anarchico rompe un vetro invoca la soluzione finale contro i centri sociali e punizioni draconiane. Ma anche l’intervento della giustizia è sembrato marcare questa diversità, puntando a Boccacci invece che ai neofascisti più accostabili al killer di Firenze, chiudendo di corsa un’indagine probabilmente vecchia di anni invece d’indirizzarsi sugli ambienti più affini all’autore dell’orrendo crimine. Poco comprensibile, visto oltretutto che quelli di Casa Pound sono stati visti da tutti mentre cercavano di cancellare le tracce della loro frequentazione con il killer e quindi inquinare degli importanti elementi probatori su un gravissimo fatto di sangue.

Un atteggiamento, quello della giustizia e delle forze dell’ordine, in questo tradizionalmente benevolo con le formazioni d’estrema destra, libere anche negli ultimi anni di mettere a segno una lunga catena di omicidi, aggressioni e vandalismi senza grandi conseguenze.

Violenze motivate politicamente o razzialmente, che dai media non raccolgono mai attenzione, diversamente dalle gesta di altri militanti o manifestanti che, non essendo di destra, vanno incontro a una sistematica criminalizzazione, accusati di essere terroristi anche quando si limitano a farsi picchiare brutalmente dalla polizia in piazza.

Oggi tocca a Boccacci andare in galera per proteggere questa ipocrisia e per permettere al resto dei camerati italiani di continuare ad agire indisturbati, di conserva con la politica di destra “alta” che in certi ambienti ha sempre trovato utile manovalanza al momento del bisogno e che sa essere riconoscente, soprattutto con i camerati che portano tanti voti e Mussolini nel cuor.