
Forse con Trump l’Israele di Netanyahu si troverà meglio che con Obama, che pure ha coperto di dollari l’alleato di Tel Aviv, ma la cosa certa è che Israele continuerà a correre verso un disastro annunciato guidata da una maggioranza nazionalista che in nome di Dio ha ormai rinunciato a ogni logica e al rispetto per le leggi, siano quelle internazionali che le stesse leggi che s’era data Israele. Netanyahu questo lo sa e non vuole portarne la responsabilità, per questo ha reagito violentemente alla manifestazione di una verità autoevidente pronunciata dal Segretario di Stato John Kerry, secondo il quale se continua con la politica di colonizzazione illegale della Palestina, Israele si troverà prima o poi davanti all’alternativa secca tra l’essere uno stato ebraico o uno stato democratico.
Alternativa ineludibile, perché l’inarrestabile colonizzazione ha ormai cancellato lo spazio fisico per quello stato di Palestina che già esiste e che è già riconosciuto dalla maggioranza degli stati del mondo. L’annichilimento della Palestina non risolverà però il problema dell’esistenza dei palestinesi i quali, dovesse Israele annettere i territori palestinesi e dichiarare la sua sovranità sugli stessi, si ritroverebbero cittadini israeliane e, dato ineludibile, formerebbero una maggioranza di cittadini israeliani di religione non ebraica. A quel punto i nazionalisti ebraici avrebbero due sole alternative, assecondare il gioco democratico a costo di rassegnarsi a finire in minoranza o scegliere d’opprimere i palestinesi e di negare loro pari diritti con i cittadini di religione ebraica. Esattamente come accadde alla minoranza colonialista bianca in Sudafrica, la scelta che si porrebbe alla minoranza colonialista ebraica sarebbe quella di continuare a rinchiudere i palestinesi in ghetti sempre più blindati o d’accettare di finire in minoranza rinunciando così a ogni pretesa ebraicità dello stato. Pretesa peraltro che prefigura uno stato confessionale «ebraico» comunque alieno alla democrazia, non meno dei paesi «islamici», perché la parola di Dio non è negoziabile e non può essere ripudiata nemmeno con il sostegno di una maggioranza democratica.
Netanyahu questo lo sa e sa che l’Israele alla sudafricana non potrà reggere a lungo, ancora meno se la colonizzazione della Palestina fosse spinta alle estreme conseguenze e il progetto dei due stati dovesse tramontare perché divenuto impraticabile a causa della diffusione delle colonie. Altrettanto impraticabile è infatti la pulizia etnica dei palestinesi da quei territori o la riduzione della Palestina alla sola prigione di Gaza, soluzioni che di fatto e in punta di diritto appaioni irrealizzabili. Netanyahu ha quindi reagito con ferocia alle dichiarazioni di Kerry perché queste hanno messo in evidenza il grosso problema che mina alla base il progetto coloniale perseguito a passo di carica dai governi israeliani degli ultimi due decenni, quello che portando all’annessione della Palestina porta inevitabilmente alla messa in minoranza degli ebrei nella nuova e più grande Israele. Un difetto evidente che potrebbe essere sanato solo attraverso l’espulsione di buona parte della popolazione palestinese o nella sua reclusione in spazi sempre più ristretti che non siano annessi allo stato ebraico, ma che rimangano sotto il suo controllo, prigioni come Gaza, poco meno di campi di concentramento, piccoli Bantustan alla sudafricana dove rinchiudere i palestinesi ai quali Israele ha rubato la Palestina.
Un progetto che è prima di tutto illegale, ma anche un progetto che mette a rischio l’esistenza stessa d’Israele come la conosciamo nel lungo termine. Questo è il senso del discorso di John Kerry e questo è quello che Netanhyahu non vuole sentirsi dire, perché non vuole passare alla storia come il leader che ha messo le basi per la sua dissoluzione. La politica espansionistica israeliana infatti si è sempre dovuta misurare con questo dilemma ed è per questo che per 40 anni i governi israeliani hanno tenuto a freno la colonizzazione, esplosa poi a ridosso del nuovo millennio con l’avvento di governi sempre più suprematisti e con la riduzione della sinistra israeliana ai minimi termini. Il progetto confessionale e suprematista della destra nazionalista e dei partiti religiosi ha così potuto dispegarsi in tutta la sua miopia, trasformando Gaza in una prigione a cielo aperto e la West Bank in un arcipelago di villaggi palestinesi compressi dall’espansione delle colonie e della viabilità riservata ai coloni, che abitano gli insediamenti costruiti in spregio della legalità internazionale, la stessa sulla quale paradossalmente si fonda la legittimità dell’esistenza d’Israele.
Per questo non si può che non essere d’accordo con Kerry e concludere che oggi la principale minaccia all’esistenza d’Israele non è rappresentata dai suoi vicini arabi più o meno ostili, ma dal dilagare senza contrasto delle destre nazionaliste e religiose israeliane. Questo Netanyahu lo capisce benissimo e capisce che su questa scelta è impresso a lettere d’oro il suo nome, perché è lui che ne è stato il protagonista fin dal sabotaggio degli accordi raggiunti a Oslo. Per questo Netanyahu s’erge furioso contro l’amministrazione Obama, perché Kerry ha rotto il velo d’ipocrisia e di muto consenso da parte dell’Occidente che ha accompagnato finora la colonizzazione della Palestina, finendo per portare all’attenzione del mondo questa corsa verso il sicuro disastro e chi ne è responsabile.
keralas
31 dicembre 2016
Articolo che mi sembra alquanto prolisso su un disastro israeliano che non viene motivato adeguatamente e che comunque effettivamente non lo si potrebbe fare. Per portare Israele al “disastro” e scrivere un articolo che sia all’altezza del titolo dovremmo parlare di un altra realtà dei fatti che adesso non c’è.
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fausto
3 gennaio 2017
I palestinesi sono troppi, non c’è modo di levarli di mezzo. Fanno guerra demografica da decenni, non è un fatto nuovo. I coloni di religione ebraica hanno tentato una manovra concettualmente analoga richiamando immigrati. Non ha funzionato: i palestinesi in loco sono nel complesso almeno altrettanto numerosi.
Sullo sfondo abbiamo territori sovrappopolati (eufemismo) che cominciano a soffrire serie carenze idriche. Le siccità dell’ultimo lustro stanno aggravando la situazione. E’ una situazione molto brutta e potrebbe peggiorare.
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mazzetta
3 gennaio 2017
Grazie per aver ricordato il costante furto d’acqua ai danni dei palestinesi e la tragica situazione degli acquiferi, ormai prosciugati a beneficio delle piscine e delle coltivazioni israeliane.
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El barto
3 gennaio 2017
Se la comunita’ internazionale fosse seria avrebbe da anni imposto fortissimi embarghi ad israele, volutamente in piccolo. E si badi bene che da quando tale staterello e’ nato che se ne sbatte i coglioni di rispettare le risoluzioni ONU e relative sanzioni ad esse collegate. Come quel fratello minore del boss camorristico che sa di avere le spalle coperte e bulla mezza citta’. E fa scoppiare faide in giro per i quartieri.
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uitko
17 gennaio 2017
Oramai è chiaro che uno stato palestinese non esisterà mai.
E non ha nemmeno molto senso che esista, i due paesi sono troppo interconnessi. Lo erano già negli anni 50, figuriamoci oggi.
Per di più era chiaro già dagli accordi di Oslo che Israele non avrebbe MAI mollato la valle del giordano, la quale seguirà il destino del golan: annessione.
Più complicato il destino delle aree A e B della cisgiordania. Non potranno mai essere uno stato davvero indipendente visto che sono puntellate di insediamenti colonici. Penso che resteranno come dei bantustan all’interno di israele probabilmente per sempre.
O almeno fino a quando non si ribalteranno i rapporti di forza politici nell’area (quelli militari non si ribalteranno mai).
Gaza invece alla lunga finirà con l’essere annessa all’Egitto.
Secondo me la prospettiva è questa.
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dmitri
23 gennaio 2017
Sei un grande, critichi le bufale di Serra e pubblichi un articolo di slogan da centro sociale corredato da degna fotografia.
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ContadinoDiGalilea (@ContadinGalilea)
17 febbraio 2017
un disastro, ricordiamo, soprattutto economico! http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=40425
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Simone
17 febbraio 2017
stica, un successone proprio, allora va bene tutto, l’occupazione non è più illegale le colonie illegali spariscono e i palestinesi non sono più ostaggi o prigionieri d’Israele.
Certo che bisogna esser coglioni forti per fare interventi del genere, questo sopra sembra un torll azi che vuole sputtanare Israele
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nahum נחום
7 aprile 2017
https://allegroefurioso.wordpress.com/2017/04/07/il-mazzetta-nei-giorni-pari/
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mazzetta
7 aprile 2017
Fammi capire, Andrea Zanardo, dalla pubblicazione di questo post m’hai dedicato 4 (quattro) post sul tuo blogghetto?
Non fai il rabbino a Brighton? Perché non ti dedichi ai fedeli invece d’andare in giro per la rete a comportarti da stalker psicopatico?
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nahum נחום
10 aprile 2017
Mah, io (e in realtà non solo io) rispondo ai tuoi commenti (non dovrei?) e commento i tuoi post perché
a) li trovo interessanti
b) sono pubblici
se a) ti stupisce, beh, hai qualche problema di autostima. Invero, mi sembra parecchio diffuso a sinistra. Scrivete roba e poi vi stupite che qualcuno la legge. Sarà la stessa mancanza di autostima che vi fa provare nostalgia per i tempi in cui c’era un Partito all’interno del quale venire riconosciuti come compagni, ed appunto ricavarne stima? (e non molti successi politici, eh)
Quanto a b) è una tua scelta. Se non ti va che altre persone commentino, se vuoi essere letto e commentato solo da persone simili a te, che la pensano come te, che provano le stesse emozioni che provi tu davanti alle stesse cose per cui ti emozioni tu, che hanno gli stessi tuoi gusti, che (non) pregano (più) secondo le regole della stessa religione (che hanno abbandonato nei modi e nei tempi il più possibile simile ai tuoi), se insomma la tua idea di confronto è creare un gruppo di cloni di Mazzetta in cui specchiarti e sentirti dire che sei intelligente, bello, anticonformista, e un grande giornalista di sinistra (e ce la puoi fare, con la tua chiave inglese fallicamente posizionata), beh, metti un filtro, solleva muri belli alti e buon divertimento.
Stammi bebe, eh.
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mazzetta
10 aprile 2017
Come al solito fingi di non capire, Zanardo, il problema non sono i commenti critici, non lo sono mai stati.
Concentrati sulla parte “comportarti da stalker psicopatico”, invece di delirare di partiti con chi non ne ha mai frequentati e dare libero sfogo alle tue fantasie malate. Tipo la “chiave inglese fallicamente posizionata”,
Come t’è venuta in mente ‘sta stronzata? Tu il pisello ce l’hai attaccato dietro la schiena?
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