La polemica suscitata dall’abbigliamento della coppia egiziana di beach volley femminile è disgustosa, ma se non altro è servita a stanare razzisti, sessisti e onanisti tra quanti si sono esercitati nel commentare l’apparizione delle due atlete, che avevano la sola colpa d’essersi presentate al campo più coperte delle avversarie. Tutto nasce da una decisione della federazione internazionale della pallavolo che, introducendo la competizione ai giochi olimpici nel 1996, stabilì che le atlete potessero indossare un costume da bagno intero o un bikini con fianchi non più alti di 7 centimetri, nell’evidente tentativo di rendere più «sexy», in tutti i sensi, le gare. Nel 2000 poi fu eliminato il costume intero e si obbligarono le atlete a indossare solo il bikini. Una decisione che non ha eguali per nessun altro sport, nemmeno tra quelli acquatici, e che all’epoca fece il paio con quella d’obbligare le ragazze della pallavolo a indossare minuscoli pantaloncini aderenti al posto di quelli tradizionali. Idea presto abortita a seguito di una forte opposizione.
L’intento era tanto trasparente da suscitare immediate e furiose polemiche, anche perché ai colleghi maschi nessuno ha imposto di giocare in slip da bagno, la tenuta per gli atleti infatti prevede bragoni quasi al ginocchio e canottiera o maglietta, anche se proprio nel 2000 ci fu il tentativo d’obbligare i giocatori di beach volley a indossare pantaloncini aderenti. Polemiche che trovarono una fine solo quando si decise di cambiare il regolamento nel 2012, lasciando libere le atlete d’indossare tenute più coprenti, anche perché l’abbigliamento succinto teneva lontano dalle competizioni olimpiche le atlete di numerosi paesi che, per motivi culturali o religiosi, si trovavano a disagio nel mostrarsi tanto scoperte all’occhio delle telecamere. Telecamere che peraltro amano indugiare sul posteriore delle atlete quando chiamano gli schemi con le dita dietro la schiena, e non solo in quel momento. Inutile sottolineare che il pubblico che si cercava d’attirare con queste decisioni non fosse quello rappresentato dagli spettatori interessati alla competizione sportiva o al gesto tecnico, ma quello di quanti sono invece attirati dall’esibizione delle forme e delle nudità femminili.
E così si è arrivati al fatidico match tra egiziane e tedesche, un evento per le atlete africane, che però è passato assolutamente in secondo piano quando quasi tutti i media occidentali hanno preferito dare grande risalto al confronto tra la tenuta di Doaa El-ghobashy; che a differenza della compagna, Nada Meawad, indossava anche un hijab a coprire il capo; e le atlete tedesche in bikini. Un confronto intriso di razzismo e sessismo e costruito ad arte per suscitare indignazione e scandalo, tanto che sui media si sono viste quasi esclusivamente le foto dell’atleta con l’hijab, mentre la sua compagna a capo scoperto spariva letteralmente dalle cronache. Una pessima prova per il giornalismo occidentale, al punto che persino la BBC si è lanciata a denunciare la presenza di un’atleta in burqa, anche se di burqa a Rio 2016 non se ne sono visti proprio.
C’è ovviamente chi ha fatto di peggio e non occorre andare molto lontano per trovarne, ecco ad esempio Dagospia che denuncia come «l’Islam» abbia «rovinato» il beach volley. Opinione bizzarra e lamento che può venire solo da un onanista privato dello spettacolo delle nudità delle atlete o da qualcuno intento a giocare con l’islamofobia in malafede, visto che per l’Islam anche i pantaloni sono vietatissimi.
Anche in questo caso l’immagine di Nada Meawad viene omessa o spostata in fondo, perché denuncerebbe immediatamente al lettore la falsità dell’affermazione: «le atlete nordafricane sono coperte dalla testa ai piedi» e anche la pretesa che la religione o qualche autorità abbiano imposto alle atlete di presentarsi a capo coperto o abbigliate in maniera particolare, vedasi anche a smentire questa tesi la tenuta della tuffatrice Habiba Ashraf e della nuotatrice Farida Osman, che in piscina sono vestite esattamente come tutte le altre. Invece si è trattato di una scelta assolutamente volontaria, tanto che nessuno in Egitto o altrove ha trovato nulla da ridire sulla presunta infrazione al precetto islamico della Meawad, a capo scoperto, o delle colleghe in costume da bagno. La pretestuosità delle polemiche è peraltro resa evidente anche dal fatto che prima e dopo delle egiziane, altri team abbiano presentato atlete ugualmente coperte. Quella che segue è infatti un’immagine della semifinale di Londra 2012, che vide confrontarsi americane e brasiliane, copertissime. I promotori del bikini infatti non avevano preso in considerazione l’ipotesi che durante i match potesse far freddo o se l’han fatto avran concluso che fosse preferibile avere atlete infreddolite, piuttosto che rinunciare all’esibizione delle loro forme.
Questa invece è una foto delle atlete olandesi, scese in campo a Rio un paio di giorni dopo le egiziane, senza che nessuno abbia azzardato la minima polemica:
Anche loro, come le altre colleghe troppo vestite e per nulla musulmane, protagoniste di uno scontro culturale che ricorda tanto lo «scontro di civiltà» così in voga negli ultimi anni presso certi commentatori? Anche loro intente a «rovinare» lo sport? O a uscirne danneggiato è stato piuttosto il tentativo di vendere il beach volley ai morti di figa, che infatti hanno subito manifestato in massa la loro indignazione in rete, sui giornali e alla televisione?
Stefano Dall'Agata
13 agosto 2016
Il chiaro esempio di due diversi modi con cui il patriarcato maschile lavora per controllare il corpo delle donne.
La classica dicotomia sante o puttane.
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Antonio
13 agosto 2016
Si uao, guarda, Stefano: noi uomini stiamo dalla mattina alla sera a pianificare mezzi di esibizione della carne femminile o metodi di oscuramento.
Da cui, la classica dicotomia per cui noi uomini siamo patriarchi puttanieri o sottomessi zerbini.
Stefano, le donne sono tante ( milioni di milio-o-ni ) e parimodo siamo noi uomini.
Abbiamo mille pensieri anche noi (i figli, le tasse, le malattie, i genitori, la pensione, etc.). Non stiamo h24 ad architettare sulla figa. Ma, ovviamente, esiste il grande patriarcato che ci riconduce tutti a morti di figa.
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Stefano Dall'Agata
13 agosto 2016
Se tu confondi il patriarcato con “tutti gli uomini” e ti senti chiamato in causa, è un problema tuo.
Che chi aveva fatto un regolamento “che, introducendo la competizione ai giochi olimpici nel 1996, stabilì che le atlete potessero indossare un costume da bagno intero o un bikini con fianchi non più alti di 7 centimetri” sia un branco di morti di figa è un dato di fatto.
Come è un dato di fatto che una donna su tre subisce violenza domestica, e per me e te che non la usiamo ce n’è un altro che la pratica sulla propria compagna o moglie.
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Vincenzo Aru
18 agosto 2016
i”l patriarcato maschile lavora per controllare il corpo delle donne.” ma si rende conto delle stronzate che scrive? (cit.) ammma mai, capsoco che queste boiate arrivino da delle femministe indemoniate e ( tatutologicamente, in quanto femministe ) incoerenti, ma sen
tirle da un uomo fa davvero pensare..
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Stefano Dall'Agata
19 agosto 2016
Vincenzo, trovati un moroso, chissà che con una vita sessuale piena a soddisfacente la pianti di scrivere amenità.
PS a Mazzetta, ma questo perchè non lo banni?
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Stefano Dall'Agata
19 agosto 2016
Ma se le odi le donne… Cosa vuoi farci con una moroda? Solo l’infelicità di entrambi.
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mazzetta
19 agosto 2016
inutile rispondere a questo, ha esaurito i bonus e sarà segato senza pietà, non sopporto quelli che si rivendicano con orgoglio la propria omofobia
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Viola
15 settembre 2016
“femministe indemoniate e ( tatutologicamente, in quanto femministe )” e poi la riflessione che di patriarcato non deve parlare un uomo. E poi vi chiedete perché diventiamo femministe.
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Lobombom\
13 agosto 2016
il fatto che le olandesi abbiano potuto coprirsi senza che nessuno dicesse o pensasse nulla a me fa solo pensare alla libertà di scelta che le egiziane non hanno, e che se altre usano il bikini quando le olandesi possono coprirsi senza che nessuno dica o pensi nulla forse queste abbiano scelto autonomamente il bikini, e che le uniche a non poter scegliere forse siano le egiziane, e se provi a dire o pensare che io sia un razzista, sessista od onanista allora puoi andare a cagare
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mazzetta
13 agosto 2016
Le egiziane hanno assoluta libertà di scelta, nuotatrici e tuffatrici ad esempio vanno in piscina vestite come tutte le altre.
Il razzismo è sempre figlio dell’ignoranza, in questo caso molti ignorano che godano di questa libertà e basano le loro conclusioni su un evidente pregiudizio.
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Lobombom\UK
13 agosto 2016
Spero di trovare un terreno comune nel definire una scelta come un atto basato sull’outcome positivo possibile (non egiziane) e non sulla paura di ripercussioni negative (egiziane)
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Riccardo Romei
18 agosto 2016
Ti basi su qualche conoscenza specifica della questione o è una sensazione? Chiedo.
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Antonio
13 agosto 2016
Ma non l’hai proprio letto l’articolo, eh?
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Lobombom\
13 agosto 2016
Andare a cagare in senso buono, quasi amichevole
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soniabertinat
13 agosto 2016
Imporre una divisa non con motivazioni tecnico sportive ma voyeristiche non è molto diverso dal l’importo alle atlete di coprirsi. È sempre un sancire un ruolo del corpo della donna. Libertà di scelta sempre. La disinformazione che veicola sessismo e razzismo è ormai ovunque e le olimpiadi l’hanno solo amplificata.
Ottimo articolo!
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Cristian Papi
13 agosto 2016
Il Beach Volley prevede, per le atlete, ampia libertà di scelta della DIVISA (perché, ricordiamolo, è una divisa sportiva). L’essenizale è che ci sia almeno una parte superiore e una parte inferiore. Volendo le due parti possono essere unite.
Nessuna atleta ha l’obbligo di indossare una divisa particolarmente succinta. Molte di loro la scelgono autonomamente, di loro iniziativa, per avere meno zone possibili in cui si possa infiltrare e appiccicare la sabbia.
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MaxPiffer
13 agosto 2016
Ciascuno deve essere libero di vestirsi come vuole e/o come è più comodo. Imporre il bikini è sullo stesso piano che imporre la “copertura integrale” . Quindi, se l’ abbigliamento è frutto di una libera scelta, nessuno ha il diritto di criticare e/o condannare, mentre se è imposto esso non può essere in alcun modo tollerato.
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ricco&spietato
13 agosto 2016
…sarà. io non riesco a immaginare nessuno, in nessun paese del mondo, che nel 2016 abbia bisogno di aspettare il beach volley per vedere un po’ di sineddoche.
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mazzetta
13 agosto 2016
infatti la genialata è del 2000
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Vincenzo Aru
18 agosto 2016
ma infatti, son paranoie ( queste si, voieristiche ,) dettate da frustrazione e fanatismo ( quello neo femminista) ..del resto, ciò serve a giustificare il “lavoro” di chi scrive articoli come questo, che altrimenti che farebbe nella vita, senza guerre sante da combattere?
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Massy Biagio (@Massy_Biagio)
13 agosto 2016
Chi è anti islamista non è razzista, è solo fortemente contrario ad una religione, a tutte le sue espressioni e in tutte le forme
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ghert
13 agosto 2016
@massy biagio:
io sono anti cristiano e anti tutte le panzane religiose buone da essere credute solo se si butta all’ammasso il cervello (tipo la signorina messa incinta da un angelo con le ali e che partorisce restando vergine, o le statue di madonne piangenti, o la madonna che si porta in cielo la torte di compleanno come ci racconta il Brosio).
anche io non sono razzista, ma solo fortemente contrario alle balle palesi e alle circonvenzioni di incapace
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Adriano G. V. Esposito
14 agosto 2016
Sempre intolleranza da combattere con forza è, la tua.
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Adriano G. V. Esposito
14 agosto 2016
Per carità, tutto giusto tranne però il
punto in cui dici che quella delle egiziane è una libera scelta personale. A me viene sempre in mente il maschio quando vedo burka e affini. Infatti va ricordato che sono proprio i morti di figa di quelle parti a volere le donne COPERTE. Alla fine sempre di maschi che decidono per le donne si tratta.
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mazzetta
14 agosto 2016
Ma l’hai letto il pezzo? Le egiziane sono libere di vestirsi come vogliono, nuotatrici e tuffatrici ad esempio indossano normalissimi costumi da bagno, Poi che in Egitto ci siano anche più morti di figa che da noi è un fatto, ma è un altro discorso.
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ezechiele
14 agosto 2016
Ah, se lo dice l’articolo che l’egiziana coperta ha scelto liberamente la sua mise, allora siamo apposto. Certo, il burqua é solo uno stile, mica il simbolo di un’ideologia medievale. Anche l’ifubalazione, stessa cosa: le europee si rifanno le poppe, che male c’é?
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mazzetta
14 agosto 2016
lo dice l’evidenza, l’altra era scoperta, le egiziane del nuoto usano costumi normalissimi.
Aiuterebbe moltissimo leggere i pezzi di commentarli, sai? Ci sono pure le foto seguendo i link, se fai fatica a leggere.
Poi potresti anche cercarti le numerose interviste che ha concesso quella “coperta”, prima di giungere alle conclusioni che preferisci fondandoti sui tuoi pregiudizi.
Ah, non è un burqa e l’infibulazione non c’entra una sega, non è neppure una pratica “islamica” Brutta bestia l’ignoranza, ma si addomestica studiando. Studia.
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ezechiele
15 agosto 2016
Forse dovrei studiare dove sei andato tu, nelle scuole dove insegnano che, visto che una non era coperta da testa a piedi, allora l’altra é stata libera di scegliere di coprirsi. E che rispondere a un commento equivale a commentare l’articolo (che per altro ho letto e trovato noioso). E che, visto che penso che non esista alcun motivo logico per fare dello sport con la testa coperta, che sia una cosa stupida, nel migliore dei casi retaggio di una societá medievale e maschilista e, spesso, conseguenza di pressioni piú o meno forti da parte di famiglia e societá – come il burqua e l’infibulazione (la similitudine, questa sconosciuta…non era nel programma della tua scuola, o eri malato?), allora sono un razzista e ignorante. Che queste pratiche abbiano a che fare con l’islamismo o meno, é una cosa che interessa te: per me esistono persone, che si rispettano sempre, e costumi, che invece posso decidere di non tollerare, se li trovo degradanti per la persona. Era dai tempi di Berlusconi e del partito dell’amore che non mi trovavo a spiegare questo semplice concetto cosí spesso (democrazia e libertá non significa tollerare tutto). Poggia la spada del moralizzatore illuminato, amico, fatti un bagno di umiltá, rimetti nel cassetto la laurea in googologia e torna a confrontarti con la logica. Saluti carissimi.
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mazzetta
15 agosto 2016
Forse dovresti considerare che le atlete egiziane in piscina sono vestite come le altre e concludere che nessuno obbliga le egiziane a vestirsi diversamente dalle altre, non è difficile. Quanto all’infibulazione non è una pratica islamica, quanto al burqa non c’entra nulla, non si sono visti burqa in Brasile. E no, il tuo “semplice concetto” qui non entra in campo proprio, perché non c’è niente di degradante nel fare come preferiscono, se non appunto negli occhi di chi guarda. E non t’aiuta prpvare a buttare in mezzo roba che non c’entra come l’infibulazione o il burqa, stai solo parlando d’altro.
Inutile poi darmi del moralizzatore, quando qui l’unico moralizzatore che giudica degradanti le pratiche altrui sei tu. A proposito di logica.
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ezechiele
15 agosto 2016
Non hai idea né di cosa sia la logica, nè di cosa sia la morale. Non conosci la similitudine. Hai problemi di comprensione del testo. Il tutto si riflette nella qualitá dei contenuti che scrivi. La discussione finisce qui, ho da finire Guerra e Pace. Stammi bene.
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mazzetta
16 agosto 2016
Grazie per le belle parole, la prossima volta depositale pure altrove
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Riccardo Romei
18 agosto 2016
Ma, a parte il livore dei tuoi commenti che proprio non riesco a spiegarmi, basi questi commenti su una qualche conoscenza specifica della questione? (sia dell’atleta, sia culturale in senso lato, sia anche storico-sociale riguardante l’Egitto)
Perché se per te non conta quello che dice l’atleta interessata – che comunque non dovrebbe essere tenuta a dichiarare un bel niente a riguardo – allora vale tutto.
Sono curioso di sapere, grazie!
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mazzetta
18 agosto 2016
Non vale quello che pensa lei e invece vale quello che pensi tu ?
In Egitto la gente sta in bikini in spiaggia e nessuno fa una piega, ci vanno in vacanza dall’Arabia Saudita per quello. Anche negli Emirati è lo stesso.
Le atlete egiziane del nuoto indossano comunissimi costumi e nessuno dice niente.
Questa è la realtà, di cui chiunque può avere facilmente conoscenza, perché tu la neghi e su quali basi, a parte un evidente pregiudizio?
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mazzetta
18 agosto 2016
Scusa se ho rimosso gli altri commenti simili contenenti insulti simili
Non hai capito niente, a cominciare dal fatto che non sono una donna, ma un uomo.
Figurarsi se posso essere una femminista fanatica.
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Vincenzo Aru
18 agosto 2016
mamma a mia quanta frustrazioen , repressuione, e chissà cos’altro, nelle tue parole…”morti di figa2 “sess8ismo” ptriarcato” “..ma riprenditi..
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Alessandro Dalboni
14 agosto 2016
Trovo che, ultimamente, la vera perversione sia la ricerca e condanna ossessiva e spasmodica di “sessismo, razzismo e onanismo”. Un coglione su un giornale ha deciso di scrivere un articolo dal titolo provocatorio con l’intento, palese, di fare audience? Massì, diamo risalto al tutto facendo rimbalzare la notizia sui social, al solo scopo di uno sfogo collettivo sul maschio pervertito intento a masturbarsi nel buio della sua camera… C’è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto ciò.
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mazzetta
14 agosto 2016
“Un” coglione? Si vede che leggi un solo giornale e che non guardi nemmeno la tv e il resto. Han fatto un casino infernale in mezzo mondo.
E nemmeno hai letto l’articolo, nel quale è citata (e mostrata) persino la BBC che parla di burqa, che non c’era.
Di sbagliato c’è solo questa mania di pontificare su questioni che non si conoscono e di commentare gli articoli avendo letto solo il titolo.
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Vlad
14 agosto 2016
negli sport da spiaggia comodità vuol dire meno vestiti (condizioni climatiche permettendo ma il beach volley si fa col caldo estivo di solito) non più vestiti, per uomini e per donne. Nell’antichità si andava in palestra nudi e seminudi, gli atleti erano nudi proprio per praticità e per esaltare i corpi. Comunque non penso affatto che la ragazza in burkini sia schiava, è libera come la collega occidentale MA con una differenza: la collega occidentale vive in una società laica, non deve andare in bikini anche al supermarket se non vuole, la collega egiziana vive in una società dove la laicità è meno forte e meno laicità vuol dire meno diritti per le donne (e per tutti gli altri). Preferisco vivere in una società dove non ti vesti per far sapere a tutti che sei religiosa/o. Felice di sapere che c’erano nuotatrici provenienti da pesi musulmani che erano vestite come le coleghe, anche perchè nuotare agilmente col burkini sarebbe molto difficile
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mazzetta
14 agosto 2016
Comunque non consiglierei a nessuno di fare sport nudo, uomo o donna che sia gli inconvenienti sono notevoli ;)
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Paolo
15 agosto 2016
bè un seno prosperoso in effetti intralcia nello sport però si può mettere un reggiseno sportivo, nel beach volley non ci sarebbe più il problema della sabbia nelle mutande
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mazzetta
15 agosto 2016
anche molti altri sport risulterebbero più difficili e pericolosi da praticare con i gioielli al vento ;)
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virginia (@virginia201272)
15 agosto 2016
Il fatto è che tutte le atlete sono “costrette” ad indossare un certo tipo di abbigliamento, chi per motivi religiosi e chi per attrarre gli spettatori, per i malati di figa.
L’abbigliamento sia delle donne occidentali che di quelle musulmane mi sembra il lato della stessa medagla.
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Vlad
15 agosto 2016
ma non lo è proprio per niente e ho spiegato perchè
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Angelo
15 agosto 2016
Sono questi i grandi nodi della contemporaneità. Eh già!
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abulafia82
15 agosto 2016
Ecco, ci mancava il benaltrista.
EN PLEIN! :D
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Claudio
15 agosto 2016
Vorrei contribuire al dibattito sul tema sessismo con questo monologo che presenta la situazione da un’altro punto di vista
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Pifpofpaf
15 agosto 2016
Nel titolo di Dagospia non c’era né sessismo né razzismo. C’era solo umorismo.
Peccato che le vestali del politicamente corretto e dell’emancipazione femminile prendano tali argomenti con tanta serietà che ogni bonario e ironico sfottò viene ormai interpretato come un reato di lesa maestà, passibile di censure moraleggianti ad ogni pié sospinto.
Eppure non è difficile: il primo passo per essere prese sul serio sta nel non prendersi troppo sul serio.
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Enomau
15 agosto 2016
Sì certo, c’era solo umorismo.
Come in questo commento, che fa davvero ridere.
Sei troppo buffo, ma nessuno ti prenderà sul erio lo stesso.
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mazzetta
15 agosto 2016
In effetti l’intervento è spassoso quanto pomposo, non solo perché non c’è niente d’ironico in quello che ha scritto Dagospia. L’unica cosa che fa ridere è il congiuntivo sbagliato.
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Valentina
15 agosto 2016
Chi ha scritto l’articolo riferendosi a “succinti pantaloncini da volley” si ricorda che prima si giocava con le culotte di spugna?
Diciamo che non é una fonte così affidabile…
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mazzetta
15 agosto 2016
Chi ha scritto l’articolo si è documentato e ha linkato ogni utile riferimento a controllare tutto quanto ha ricostruito, vedi:
http://www.repubblica.it/online/sport/beach/beach/beach.html
Dove puoi leggere:
“È certo invece che Acosta non è nuovo a decisioni di questo genere. Negli ultimi mondiali di pallavolo femminile il presidente della federazione aveva infatti – imposto alle giocatrici di indossare minuscoli pantaloncini aderenti in luogo di quelli tradizionali -. Facendo andare su tutte le furie numerose atlete, fra cui quelle italiane, e sollevando un caso che la federazione ha molto faticato a sopire.”
Al lettore farsi un’idea su chi sia affidabile e chi no.
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rikyfeldererloziomauro
16 agosto 2016
qualcuno ha detto prima “ciascuno deve essere libero di vestirsi come gli pare”. Parole da scrivere nella roccia. E adesso chiediamoci: chi è libero? Ah, l’Egitto? Sicuri? MA di cosa stiamo parlando? Al bando qualunque ostentazione religiosa nello sport, dal crocifisso al burka o burkni. Via, sciò!
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Ilaria Sabbatini
16 agosto 2016
Ciao Mazzetta, forse questa cosa ti interessa :) Ho condiviso il tuo articolo ma FB me lo cancellava. Dopo 3 tentativi ho capito che il problema è la mutandina. FB mi cancella il tuo articolo e riesco a pubblicarlo solo se impedisco l’anteprima dell’immagine. Probabilmente qualcuno mi sta segnalando o è un automatismo del sistema (comunque ho scritto per lamentarmene). Adesso sulla mia bacheca i miei amici stanno postando il tuo articolo perché a me viene impedito di farlo. Se vuoi dare un’occhiata la mia pagina è questa. La cosa è alquanto surreale :D https://www.facebook.com/medievista
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mazzetta
16 agosto 2016
è la prima volta che sento una cosa del genere, la foto peraltro è apparsa sui media di tutto il mondo e non mi pare contraria alla policy di Fb. Credo tu abbia ragione a sospettare l’opera di qualche segnalatore ostile, altrimenti non me la spiego.
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Ilaria Sabbatini
17 agosto 2016
Si ma ormai deve essere entrato in azione il controllo di sistema. Io pubblico l’immagine da sola (da screenshot) e questa rimane. Pubblico l’articolo e mi viene cancellato. Penso che tutto sia partito da un dissenso nel modo di vedere le cose. Certo che è paradossale che qualcuno che non d’accordo con questa visione mi segnali per una immagine di nudo ^_^
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astro85
18 agosto 2016
L’ha ribloggato su Unione Europea quello che i media italiani non vi dicono.
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Pandit Rajputra (@Pandit_Rajputra)
19 agosto 2016
Ottima messa in contesto di un immagine attraverso altre immagini.
Nel reagire ai commenti di persone cui questa messa in contesto non è piaciuta rischia però per necessità polemica di ridurre la libertà a libertà formale.
Che la legge garantisca formalmente alle persone libertà di scelta in materia di abbigliamento non significa che sulle donne come sugli uomini non si facciano sentire pressioni e condizionamenti di altra natura (si intende sia nel senso del “coprire” che dello “scoprire”). Il dominio maschile non è riducibile alla sua dimensione materiale e meno che mai statuale (come del resto il dominio in generale).
Faccio notare poi come l’immagine decontestualizzata sia stata usata non soltanto per alimentare la retorica dello scontro di civiltà ma anche quella della società multiculturale (ad esempio qui: http://www.huffingtonpost.com/entry/beach-volleyball-egypt-germany-photos_us_57a8cc30e4b0b770b1a3b2ad): le due retoriche (che vengono tutte e due dall’America) amano specchiarsi l’una nell’altra e farsi forza a vicenda e da entrambe si deve (a mio avviso) prendere le distanze (cosa peraltro tutt’altro che semplice senza rischiare di precipitare nell’una o nell’altra).
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Pandit Rajputra (@Pandit_Rajputra)
19 agosto 2016
Un’immagine con l’apostrofo ovviamente e non senza.
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Vlad
19 agosto 2016
donne e uomini vestono come vogliono
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Vrasty
28 agosto 2016
La tua analisi non considera alcuni elementi di fondo. Ma ti vengo in aiuto io caro compagno.
1) Se il beach volley è alle olimpiadi deve ringraziare solo i culi delle partecipanti. Il beach volley, dai. A ‘sto punto pure il calcio saponato.
2) Nessuno reclamava perché voleva vedere il culo di quelle tizie egiziane, da quello che si intuisce è bene siano coperte il più possibile.
3) Le brasiliane erano coperte per il freddo, cioè un motivo razionale. Le egiziane erano coperte per motivi religiosi, cioè una idiozia totale (da combattere e annientare come tutti i credo religiosi). Se avessero detto “ci copriamo perché siamo cesse” nessuno avrebbe obiettato, anzi, stima e applausi. Indi per cui il discrimine è la motivazione.
4) Sul razzismo sei un po’ prevenuto. Dovresti leggere i Protocolli dei Savi di Siena. O Sienna o Senna o Sierra boh una cosa del genere, cercala su Google. Comunque Siena di tre cose è piena, e non dico altro.
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Ruminatiolaica
28 agosto 2016
@ Vrasty
Il punto 3 è meraviglioso. Come lo risolvi? Le fai abiurare alla loro religione oppure togli loro la tuta e chi se ne frega se frega? No, mi interessa: spiega un po’ :D
Spero che sia ignoranza mia e magari I Protocolli dei Savi di Siena sia un nuovo fumetto fantasy. Perché se non conosci i Protocolli dei Savi di Sion, ragazzo mio, è un casino grosso. Su quella bufala si è pasciuto abbondantemente anche il nazismo. E non riguardava i musulmani ma gli ebrei. Sì proprio quella storia dei campi di concentramento.
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Ruminatiolaica
28 agosto 2016
* se ne frega se è freddo
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mazzetta
28 agosto 2016
Poveretto, uno che invita a leggere i Protocolli e ti dice che dimostrano che sul razzismo sei un po’ prevenuto.
Ma da dove escono questi mostri?
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Vrasty
31 agosto 2016
Escono dalle fottute pareti. Del tuo blog. Mazzetta vedi io ti leggo spesso, soprattutto su Twitter, perché sei una fonte di notizie e su per giù la pensiamo similmente. Anche se sotto-sotto sei un papa boy. Però hai queste sbandate clamorose, cadi nel banale, non cogli l’ovvio, e la cosa mi incupisce. Capisco che siamo tutti ottenebrati dal nostro ego, chi più chi meno, e il Web accentua questo aspetto. Però diamine, leggi e rifletti due secondi prima di commentare.
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Vrasty
31 agosto 2016
LOL le comiche, uno ti invita a leggere i Protocolli dei Savi di Siena (ribadendo a scanso di equivoci che Siena di tre cose è piena) e tu credi che stia seriamente riferendosi al famoso libro farlocco sugli ebrei. Perché ti credi intelligente e reputi plausibile confondere Siena Sierra Sion, nonostante gli indizi, quando in realtà non riesci ad afferrare il significato reale di una frase nonostante sia piuttosto palese.
In quanto al punto 3 lo risolvo con una rieducazione statale, TSO, gulag, scuola, non so quale sia il metodo più efficiente. Però se uno è squilibrato da coprirsi per questioni religiose allora lo Stato si prende in carico la sua guarigione. Prova ad andare in giro in città con un accappatoio da piscina dicendo che te lo dice l’amico immaginario poi mi dici se non arrivano quelli in camice bianco. Basta non esibire in pubblico la propria appartenenza religiosa. In casa sua può anche farsi pisciare addosso in una vasca piena di escrementi mentre il marito la frusta (cit. riadattata). Ovvio che la cosa deve riguardare tutti, pure i cristiani e derivati (provenienti fra l’altro dalla stessa disgraziata zona geografica).
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El barto
31 agosto 2016
Per quanto sia sbattezzato non reputo l’ esibire il crocifisso al collo lesivo della mia persona, ad esempio, e quello che vuoi fare tu si chiama stato etico, in cui si impone di autoreprimere i tratti distintivi culturali dell’ individuo per uniformare il vestiario e il proprio linguaggio corporeo. Con questi lumi allora possiamo vietare ai punkettoni di riempirsi di piercing alla faccia o alle ragazzine di andare scosciate. Non puoi dire, in quanto stato, alla gente come andare vestita, questo e’ lesivo delle liberta’ personale, come appunto anticostituzionale e’ stata le decisione sul burkini, e quindi si, si puo’ esibire in pubblico qualsiasi appartenenza, perche’ tutte hanno a che fare con il comunicare all’ esterno la propria identita’. MA ritornando al classico della religione cristiana, il problema nasce se tale manufatto lo vedo dietro a dei giudici nei tribunali o all’ anagrafe del mio comune, laddove lo stato si fa confessionale e predilige la scelta di rendere il cattolicesimo religione erga omnes accettata e riverita. Ancora piu’ problematico se le lobby come CL infestano la sanita’ pubblica come avvoltoi e abortire diventa praticamernte impossibile o i MIlitia Christi di turno aizzano la gente contro presunte teorie gender, chiaramente inesistenti. Qualche consiglio per le letture.
https://books.google.it/books?id=L4q9CwAAQBAJ&pg=PA73&lpg=PA73&dq=vestito+identita%27&source=bl&ots=Nj1KuIjoaN&sig=x7tpSnV_PndcXcBuSZks1bCwukU&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjCrNW0m-zOAhWCRBoKHc4qD04Q6AEIUzAO#v=onepage&q=vestito%20identita'&f=false
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Vlad
28 agosto 2016
vrasty l’unica cosa che condivido tra quelle che hai detto è quando dici che le religioni sono idiozie
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El barto
28 agosto 2016
Il beach volley e’ stato introdotto ad Atlanta ’96 e non certo a Berlino ’36 perche’ come sport e’ molto piu’ recente, non escluderei ad esempio che fra due passaggi si possa mettere il beach soccer, visto che ormai ci sono campionati nazionali e mondiali. COme per il burkini pure i capi di abbigliamento sportivi indossati dalle beachvolliste egizie sono MEDIAZIONI culturali, concetto forse alieno a chi considera l’occidente come unica via per la salvezza del mondo. Fra l’altro se gli occidentali vanno nei villaggi vacanza, fra l’altro gestiti da occidentali i quali pagano i locali la miseria di pochi dinari, mediorientali possono fare il cazzo che vogliono sulla spiaggia perche’ pagano e chi detiene moneta comanda, in quanto i governi, pur di farli ritornare, delegano alla propria legislatura o se ne fregano in generale. Che poi a me pare sempre la solita panzana del mito del buon selvaggio, in cui siamo NOI quelli civilizzati e gli altri che si devono adeguare alla nostra cultura.
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Vrasty
31 agosto 2016
La presunta Civiltà Occidentale da contrapporre all’Islam è una buffonata inesistente, a meno che tu abbia una cultura semplificata tipo W Bush e consideri Occidente tutto il mondo non islamico passando da Cina e Giappone. Può funzionare negli USA e forse su Il Giornale.
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El barto
31 agosto 2016
Ma sai leggere o semplicemente analfabeta disfunzionale? QUello che critico e’ proprio il fatto che l ‘occidente si consideri superiore.
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Vlad
28 agosto 2016
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Miki
5 settembre 2016
…nell’Antica Grecia gli atleti gareggiavano completamente nudi… e nessuno si lamentava, le guerre si fermavano… oggi gli/le atleti/e sono vestiti/e e… le guerre continuano…
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