
Ha ricevuto una discreta attenzione nei giorni scorsi il post «Chi dice “trivelle” è solo un ignorante» pubblicato dal blog ottimistierazionali.it, blog messo in opera da noti «ambientalisti» alla Chicco Testa per sostenere il NO al referendum sulle “trivelle” sottocosta.
Dopo aver spiegato come funzionano prospezioni e impianti, il testo si conclude con questa considerazione: «Chi parla di trivelle per le piattaforme in produzione non sa di che parla. Possiamo affidare decisioni strategiche per la nostra economia, la nostra industria e il nostro futuro a gente che non sa di cosa parla?».
È vero che dopo le trivelle vengono i tubi e non si trivella più, ma è altrettanto vero che il referendum tratta di concessioni e non di singoli impianti ed è altrettanto vero che all’interno delle singole concessioni esistono diversi pozzi e che gli stessi o altri possono e potranno essere trivellati di nuovo o ex novo fino a che la concessione resterà attiva, come vorrebbero i promotori del NO. Le trivelle trivelleranno finché sarà ritenuto utile allo sfruttamento dei giacimenti, non c’è nessun divieto relativo all’uso delle trivelle nel tempo, non fino a che quelle concessioni resteranno attive. Inoltre, dato che l’attuale normativa fa salvi tutti i titoli abilitativi già rilasciati e ancora vigenti, rientrano in questa categoria anche i permessi di ricerca presenti nell’area entro le 12 miglia marine. Il referendum vuole evitare che tutto questo resti possibile a tempo indeterminato.
Possiamo affidare decisioni strategiche per la nostra economia, la nostra industria e il nostro futuro a gente che non sa di cosa parla e a membri della maggioranza che diffondono propaganda malfatta e offensiva di tal genere?
Non è vero che il referendum non riguardi le trivelle, che neppure sono il punto centrale della questione, perché secondo il Codice dell’Ambiente, ovvero il d.lgs. n. 152/2006 (T.U. ambiente) che si vuole emendare con il referendum. Secondo il testo gli impianti futuri devono essere vietati entro le 12 miglia «Ai fini di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema», trivelle o non trivelle. Ma la questione dei «…fini di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema» è schivata come la peste dai sostenitori del NO, che sembrano tenere esclusivamente all’interesse dei detentori delle concessioni.
fausto
24 marzo 2016
Curiosamente, da molti anni abbiamo 2-4 impianti di perforazione in attività. Pochissimi. Stando al presidente Agi, nel 2014 addirittura erano arrivati a zero. Non so adesso, ma sospetto che la ricerca su territorio nazionale non sia molto vivace.
In gran parte stiamo osservando una guerra di religione tra i disinformati sostenitori di fantasiose avventure alla ricerca di idrocarburi che non ci sono o che non sono sfruttabili, ed ingenui detrattori di un comparto energia nazionale che non ha mai causato grossi danni solo perché non è in grado di riuscirci.
Pensate che bello se un bel giorno ci venissero a chiedere di esprimerci su cose come il Cip6, o sui crostoni di cemento e catrame che paghiamo con le tasse. Ovviamente non lo faranno mai.
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