La «Ley mordaza» di Rajoy, delirio securitario che fa infuriare la Spagna

Posted on 13 dicembre 2014

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Il Partido Popular di Rajoy ha passato ieri la Ley Orgánica de Seguridad Ciudadana, ribattezzata dagli oppositori «Ley mordaza», che comprime severamente la libertà d’espressione e di manifestazione e che criminalizza, imponendo multe draconiane, una serie di comportamenti sgraditi all’esecutivo, come ad esempio dare un passaggio o alloggio a un immigrato clandestino.

 

 

La Ley Mordaza (Legge mordacchia, letteralmente) è stata approvata ieri alla Camera spagnola con i solo voti del Partido Popular, mentre gli altri gruppi gridavano, a buon titolo, al liberticidio e all’aberrazione giuridica. Il pacchetto di provvedimenti intitolato alla «sicurezza cittadina» è stato anche ammorbidito rispetto alla sua versione iniziale, ma nonostante questo rimane una raccolta di provvedimenti repressivi davvero imbarazzante per un paese europeo.

Il PP ha puntato soprattutto sulla multe draconiane, comportamenti che non costituiscono reato diventano ora soggetti a sanzioni amministrative che possono arrivare fino a 600.000 euro. Fare una foto a un poliziotto costerà – a testa – dai 600 ai 30.000 euro, e lo stesso protestare davanti a un’assemblea legislativa, disubbidire pacificamente a un poliziotto, non interrompere una manifestazione quando richiesto, impedire uno sfratto od occupare l’agenzia di una banca. Più economico tenere un’assemblea in uno spazio pubblico, , dai 100 ai 600, come lo stare dentro uno spazio occupato. Come visitatore, perché per gli occupanti son dolori e conseguenze penali, mentre visitare uno spazio occupato finora non era sanzionato. Per fare ricorso bisogna poi pagare i diritti giudiziari, salati perché commisurati alla sanzione; prevista inoltre una multa fino a 30.000 per quanti non aiutano la polizia ad identificare altri attivisti. Via libera alle retate preventive e l’istituzione di «liste nere» di attivisti e c’è persino l’obbligo per chi organizza spettacoli di liberare la prima fila di poltrone per gli agenti, che potranno interrompere lo spettacolo in qualsiasi momento.

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In pratica le criminalizzazione di comportamenti che finora per i giudici spagnoli non erano reato, come visitare uno spazio occupato, impedire uno sfratto o anche portare con sé una sigaretta di marijuana, comportamento ora punito con una multa che può arrivare a migliaia di euro per il semplice possesso e fino a 30.000 per l’autocoltivazione.

Per attivare i procedimenti basterà la testimonianza della polizia «fino a prova contraria» poi toccherà al cittadino l’onere della prova, la «probatio diabolica», cioè toccherà al cittadino dimostrare di essere innocente. Un delirio difficilmente compatibile con la costituzione spagnola, anche se il portavoce del PP in commissione Interni, Conrado Escobar, ha detto di avere avuto l’ok del Consiglio di Stato e che «Le manifestazioni saranno più libere perché saranno protette dai violenti». Non male come commento a una legge che punisce con sanzioni maggiori di quelle riservate alla corruzione, e il PP è devastato dagli scandali, comportamenti che in Spagna e negli altri paesi europei non sono considerati nemmeno reati.

La legge non piace all’82% degli spagnoli secondo i sondaggi più recenti, ma il PP che si è ritrovato la maggioranza assoluta grazie all’astensionismo e alla frammentazione delle opposizioni, tira dritto, come ha tirato dritto finora, licenziando molte leggi smaccatamente reazionarie e assicurandosi così che anche se dovesse cambiare la maggioranza in futuro, ai suoi avversari saranno necessari anni per rimediare. Persino alla Corte Costituzionale serviranno anni per cassare i provvedimenti più smaccatamente in contrasto con la costituzione. In Spagna comunque molti sono convinti di poter fermare il cammino della legge e ieri dopo l’approvazione del testo si è scatenata l’opposizione, riunita attorno all’hashtag #LeyMordaza, anche perché in questo caso si tratta di un attacco ai diritti civili che dovrebbe sollevare anche l’interesse e l’opposizione dell’Unione Europea.

Pubblicato in Giornalettismo