L’undici novembre è in programma un’audizione urgente in commissione Trasporti sull’aumento della spesa per la realizzazione della Torino-Lione, il cui costo a carico del nostro paese sarebbe passato da 2,9 a 7 miliardi. A denunciarlo e a provocare l’audizione è stato il senatore Stefano Esposito, da sempre grande paladino del progetto, che finalmente sembra aver preso coscienza di quei conti che, come sostiene ormai da più di un decennio il fronte No-Tav, non tornano. Il ministro Lupi si è affrettato a dichiarare che c’è un equivoco, pur senza chiarire quale, e a confermare il costo dell’opera così come raccontato al parlamento ormai anni fa: «Le posso dire, e martedì lo confermerò nell’audizione al Senato, che il costo della Torino-Lione per la quota italiana sarà quello preventivato e cioè 2,9 miliardi aggiornato al costo dell’inflazione». Lupi ha anche ripetuto quella che a tutti gli effetti è una favola, cioè che l’UE pagherà il 40% dei costi dell’opera, che è una favola semplicemente perché quei soldi l’UE non li ha e non li ha mai messi a bilancio e, anche nella migliore delle ipotesi il contributo europeo che in teoria può arrivare «fino al 40%» dell’opera, è da sempre venduto semplicemente come un contributo del 40%, sul quale non ci sarebbero dubbi.
A confermare e se possibile ad amplificare l’epifania del senatore Esposito, ecco che dall’Europa spunta un rapporto alla Commissione Trasporti europea che critica l’impatto ambientale del progetto definendolo «sovradimensionato» e portatore di problemi ambientali non trascurabili. A denunciarlo è la deputata EELV Karima Delli (Verdi, Francia).
Con le opere accessorie e gli adeguamenti previsti da una parte e dall’altra del tunnel, il conto totale sale a 26 miliardi di euro, a oggi, perché ovviamente nessuno può garantire che il costo dell’opera non continuerà a gonfiarsi come ha fatto finora da qui al completamento dei lavori, che in effetti non sono ancora cominciati e che secondo i francesi vedranno la luce più verso il 2030 che verso il 2020. Troppo per un’opera che, secondo lo stesso dossier, non è dimostrato che sarà capace di spostare il traffico su gomma, in calo, sul ferro ad Alta Capacità della nuova linea. Altra sorpresa nei conti, secondo il rapporto, è che la previsione dei possibili benefici economici è un problema sul quale i fautori del progetto hanno semplicemente sorvolato, dimenticando di aggiornarle da 20 anni a questa parte: «Non sembra esistere un’analisi finanziaria della fase di sfruttamento e non ci sono valutazioni attualizzate degli effetti economici più vasti, tenendo conto della stima recente dei conti». Un caso non unico, anche le previsioni di traffico con le quali è stata giustificata l’opera si sono rivelate clamorosamente sbagliate, prevedendo un’impennata di traffico sull’asse Est-Ovest che non c’è stata, c’è stato invece un calo e l’opera a oggi è dimensionata per rispondere a una domanda che non c’è e che non è prevista nemmeno per i prossimi decenni.
Anche per questo l’Europa sembra che procederà al finanziamento dell’opera «per fasi», così come hanno deciso di fare in Francia e in Italia. Un chiaro espediente per aggirare l’evidenza di un progetto ormai indifendibile, dall’utilità molto dubbia e circondato da una fitta nebbia per quanto riguarda i suoi costi. Per ora le stime della Corte dei Conti francese (già vecchie di più un anno) e della Commissione europea convergono e il costo reale dell’opera sembra anche più alto di quello che, all’improvviso, ha scandalizzato il senatore Esposito. Segmentazione del progetto e opacità sui conti sono serviti in tutta evidenza solo ai sostenitori dell’opera, alle aziende coinvolte nel progetto e ai politici che ne hanno sostenuto l’utilità attraverso gli anni, per garantirne la sopravvivenza nonostante non sia proprio da oggi che i costi reali dell’opera sono esplosi e nonostante la dimostrata falsità di previsioni di traffico utilmente troppo ottimistiche. Un espediente per continuare ad approvare pezzi del progetto senza mai affrontare la dura realtà ormai rivelata dai conti, una realtà che lo presenta come un inutile spreco di denaro pubblico che non passerebbe all’esame di nessuno dei parlamenti interessati.
Ora non resta che attendere Lupi alla prova dei conti in commissione Trasporti e vedere come farà a sostenere con i numeri che il costo dell’opera per il nostro paese sarà davvero di «2,9 miliardi aggiornato al costo dell’inflazione».
dicembre 3rd, 2014 → 01:19
[…] la Commissione Europea si rende conto che la TAV costa un po’ troppo. Meglio tardi che […]
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