
Quando sono scoppiati i primi disordini in Siria si parlava di primavera araba e più d’uno ha pensato che il regime di Assad potesse cadere come quello del delirante Gheddafi, senza però considerare che godeva di ben altro appoggio tra i siriani e che non sarebbe mai stato possibile ottenere il consenso internazionale per i bombardamenti in Siria, che in Libia furono decisivi per stroncare sul nascere le velleità dei militari fedeli ai Gheddafi e che in Siria sono stati esclusi dal veto di Russia e Cina.
Applaudita e incoraggiata da Occidente, rimase così una protesta di piazza trasformata in resistenza armata ed estemporanea al regime che andava incontro a un probabile massacro e allora si decise di armarla alla meno peggio, i paesi occidentali fornirono assistenza, denaro e «equipaggiamenti non letali» alle velleità belliche dell’opposizione, mentre i tiranni del Golfo aprirono i cordoni della borsa per pagare le armi, comunque leggere e comunque insufficienti ad affrontare quelle di un esercito discretamente dotato e inquadrato. Una situazione che ha portato a uno stallo e ad allontanare sine die la data della liberazione della Siria dal regime.
Poi c’è stato lo scandalo delle armi chimiche, vero o no che fosse il casus belli, che ha impegnato severamente Assad e che comunque il regime ha risolto in maniera brillante, liberandosi delle armi chimiche mentre Russia e Cina continuavano a impedire in Consiglio di Sicurezza di dare il via libera alle bombe. La sua conclusione ha dimostrato che anche nel caso di Assad c’erano molte cancellerie occidentali che non volevano saperne di una guerra contro il suo regime e di bombardamenti in Siria, anche di più di quelle contrarie ai bombardamenti contro Gheddafi.
L’impegno degli Stati del Golfo ha portato in Siria numerosi estremisti insieme ad armi e denaro a fiumi, attirando ogni sorta di fanatico e avventuriero, mentre la direzione strategica della lotta ad Assad è stata lasciata nelle mani dei sauditi, per risolvere l’impasse senza sporcarsi le mani. La strategia saudita è sempre quella e ha finito per favorire le formazioni più estremiste, a cominciare da al Nusra, il locale spin off qaedista. Una strategia che ha rafforzato le formazioni più determinate nell’imporsi anche sul fronte partigiano, che poi ha portato all’emersione dell’ISIS, prima rimpolpata dai qaedisti iracheni in trasferta e poi di nuovo debordante in Iraq, dove il governo e l’esercito di al Maliki offrivano anche meno resistenza di quelli di Assad.
La presa di Mosul ha fatto suonare la fine della ricreazione e il comando sul fronte occidentale è tornato nelle mani di Washington, mentre scattava il tutti-contro-l’ISIS e i suoi progetti di califfato talibano e siamo arrivati a oggi, che non ci sono più buoni e cattivi e che si fatica non solo a vedere una fine al conflitto siriano, ma persino a tenere le fila di quello che accade sul campo, perché oltre lo schermo della propaganda sul teatro c’è un numero enorme di attori che non sono schierati su fronti netti e che si sono dimostrati capaci di cambiare opinione e alleanze nel giro di qualche mese, se non anche più in fretta.
A godere più di tutti è stato sicuramente Assad, che ha sempre gridato alla sovversione per mano dei «terroristi» e che ora può permettersi il lusso di acconsentire ai bombardamenti americani dei suoi nemici in Siria come se niente fosse. Mentre dai ministeri degli esteri russo e iraniano si parlava di sovranità siriana violata dagli americani, da Damasco dicono di no perché gli americani avevano avvertito il regime siriano che avrebbero bombardato. E gli americani già che c’erano ne hanno approfittato, colpendo gli uomini dell’ISIS, ma anche quelli di Jabat al Nusra, occasionalmente rinominati in «Khorasan» e accusati di essere intenti a complottare attentati ai voli con l’esplosivo nei tubetti di dentifricio, tanto vale tutto. E così i «terroristi» di ieri diventano gli eroi curdi di oggi, il regime di Assad una controparte necessaria e i «freedom fighter» sotto la bandiera di Allah riprendono le sembianze del cancro qedista, mentre in Siria e in Iraq si accumulano macerie e profughi, per i quali l’assistenza è sempre più lenta degli interventi militari.
L’opposizione siriana più genuina è ovviamente sconcertata, combatte in teoria sostenuta dall’Occidente, che però fa accordi con Assad e ora bombarda i suoi nemici. Non solo l’Isis, visto che il Fronte al Nusra è militarmente efficace e si è schierato con il fronte unitario dell’opposizione siriana e ha dichiarato guerra proprio al califfato. Al Nusra è un altro potenziale Isis ed è comunque un franchising qaedista e a lasciarlo indenne si rischia di dover ripartire dal via anche una volta che si sia riusciti a sbandare quelli dell’ISIS. Le preoccupazioni di Washington sono comprensibili, anche se questo non riduce le ansie dell’opposizione ad Assad che vede l’arcinemico fare accordi contro i loro compagni d’arme e alleati contro l’ISIS, anche se non dovrebbero stupirsi più di tanto, in fondo con gli americani Assad c’è andato d’accordo per anni quando si trattava di torturare qaedisti per conto della CIA.
E non basta, perché a bombardare i cattivi Obama ha voluto anche l’aviazione dei paesi arabi che hanno finanziato questo disastro, e che ora ovviamente sono tutti contro il «terrorismo» e cooptati nella solita coalizione dei volenterosi: Un’alleanza in ordine sparso che sta aprendo i cieli siriani a una campagna aerea à la carte, con aerei da guerra e missili da crociera che vanno e vengono dai paesi vicini bombardando i cattivi senza che ci si capisca molto, se non che per ora Assad è contento e che quelli dell’ISIS stanno chiaramente accusando il colpo.
Dopo tre anni di massacri la guerra civile in Siria evolve quindi in maniera del tutto originale, con i paesi occidentali che intervengono a bombardare gli «intrusi» variamente qaedisti e il regime che continua le sue operazioni militari cercando di trarre vantaggio delle divisioni tra i suoi nemici e dell’insperata collaborazione dei paesi che solo tre anni fa lo volevano deposto a furor di popolo o morto. Se anche il fronte reazionario che si è riunito attorno ai paesi del Golfo e che gli sembrava ferocemente ostile ora lavora per lui, è segno che i suoi nemici hanno finito per incartarsi da soli, Assad non si poteva sperare di meglio.
Uno scenario del tutto diverso quello di oggi, nel quale gli iraniani sono più vicini e hanno l’immagine bonaria di Rouhani e i sauditi sono finiti in castigo, mentre la azioni del regime di Assad sono in netto rialzo, anche se inevitabilmente l’afflusso di armi «per combattere l’ISIS» finirà per nuocere anche alle sue truppe e c’è anche il rischio che una volta presoci gusto qualcuno decida di continuare a usare le bombe per «proteggere» questi o quelli anche dal suo esercito. Una situazione caotica nella quale si capisce solo che tutti gli attori navigano a vista e che i nemici di oggi possono diventare facilmente gli amici di domani, un caos che ha prodotto una catastrofe umanitaria che si estende dalla Siria all’Iraq, dove in realtà la violenza non ha mai dato tregua e dove, anche lì, è stata principalmente alimentata dal fanatismo simil-qaedista e dai dollari in arrivo del Golfo. Cifre enormi puntate sul tavolo della guerra perché un Iraq stabile e con un governo a maggioranza sciita è sgraditissimo. Difficile per tutti fare previsioni anche sul medio termine su scenari del genere, si naviga a vista sperando di non farsi troppo male.
Pubblicato in Giornalettismo
giovanni
28 settembre 2014
“ora può permettersi il lusso di acconsentire ai bombardamenti americani dei suoi nemici in Siria come se niente fosse.”
in realtà non ha affatto acconsentito, visto che gli USA hanno detto chiaramente che bombarderanno senza chiedere conto a nessuno. Molto semplicemente, fa buon viso a cattivo gioco, e finge di approvare a posteriori per mettere sotto pressione Obama sul piano interno (in modo che i repubblicani lo accusino di essere suo alleato), visto che dal punto di vista pratico non h nessun mezzo per impedire che i bombardamenti “casualmente” diventino contro di lui anzichè contro il cavallo di Troia dell’ISIS.
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Borni8
28 settembre 2014
Boh gli unici che hanno goduto di questo casino sono i militanti del IS ; ad un certo punto mi vien da pensare che era meglio con Saddam, Gaddafi e tutti i mostri vari.
Meglio di avere a che fare con gli islamo-fascisti dell IS. Non sono un cattolico anzi sono ateo e i Maomettani hanno sempre dato prova di essere i peggio in quanto alla democraticita’ interna al pensiero Maomettano ; il probelma piu’ grosso e’ che e’ la loro stessa religione che li spinge a vivere indietro di secoli. Non a caso il calendario oggi segna Domenica 3,Dhul-hijja, 1435. Bisognerebbe fare i conti con questa ideologia del cazzo un giorno o l’altro.
Rispetto ai cristiani boh a me e’ sempre sembrato che un barlume di umanismo di ci sia sempre nelle scritture ( isiemme a tutto il delirio certo ) e’ per questo, forse, che la gente non viene piu’ bruciata sul rogo..ecco all’Islam e’ mancata questa tappa..
Spero un giorno regni la pace nel medio Oriente, una volta spazzato via l’islam piu’ estremo
ci sono tanti moderati che magari per paura non parlano e sono la maggioranza.
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fausto
28 settembre 2014
Gli interventi degli americani contro Assad sono stati minacciati a più riprese; con tanto di “false flag” a base di gas finita malissimo. L’operazione venne abortita sul nascere a causa di un nebuloso incidente che vide inabissarsi almeno un paio di missili da crociera; con condimento di storielle per giustificare la strana vicenda. Forse fra dieci anni ci racconteranno i dettagli.
I fatti di oggi forse sono meno romanzeschi: la banda di macellai messa assieme su suolo siriano cola da tutte le parti, impiegando armi ed equipaggiamenti che usualmente osserviamo solo in mano a soldati a stelle e strisce. Il gioco continua, senza un copione e con copiose stragi. Alla casa bianca credono ancora di poter pilotare i fanatici.
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mazzetta
29 settembre 2014
Il ministro degli esteri siriano oggi si è detto “soddisfatto” dei bombardamenti contro l’ISIS
“He said Monday the U.S. does not inform Syria of every strike before it happens, “but it’s OK.””
http://www.haaretz.com/news/middle-east/1.618296
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laceroconfuso
3 ottobre 2014
Quel che va sottolineato è che questo casino lo han realizzato proprio quelli che si ergono da sempre a salvatori del mondo, e quel che non si dice è che in questo casino ci stanno centinaia di migliaia di profughi che non sanno dove andare, che rappresentano una catastrofe umanitaria, e che probabilmente cercheranno di arrivare, dopo aver attraversato la Turchia, prima in Grecia e poi da noi; come già in effetti fanno, finendo (quando gli va bene) arrestati negli isolotti del Dodecaneso. Noi dal canto nostro siamo solo in grado di gridare all’allarme terrorismo, quando siamo da sempre generatori di guerre utilissime a risollevarci l’economia. La signora ministro dell’Interno inglese Theresa May, ad esempio, invece di gridare al lupo porebbe ricordare il brillante affare Lockerbie, il quale ben dimostra che il terrorismo, per quanto sanguinario, può fruttare. Mi pare poi che proprio Mazzetta abbia scritto degli affari della Selex, azienda del gruppo Finmeccanica, col tiranno: ad Assad aveva infatti venduto il sistema di comunicazioni Tetra. E tetra è l’immagine di un futuro costruito ad arte per farci bere qualsiasi fandonia. Son le nostre aziende a rifornire di armi Israele, ed UniCredit si nasconde dietro a leggi infami: così da far sembrare che i bimbi palestinesi muoiano da soli, per tragedie incomprensibili e immutabili, ma molto convenienti!
Tutto questo ormai si sa, ma scompare dinanzi al timor dei tagliagole e comunque rientra in logiche economiche che, per quanto ipocrite e perverse, non sembrano poter essere messe in discussione: siam mica matti o fanatici, noialtri!
Certo che no. Siamo piuttosto spietatamente cinici, e maldestramente fantasiosi nello scovare giustificazioni.
Ma tu metti la May assieme alla Pinotti, alla Pivetti e alla Boldrini alla guida di una barchetta di leghisti padani alla deriva, e vedi come va a finire. Riprendiamo il tutto e lo chiamiamo Il Grande Macello: secondo me sarebbe un successone di reality.
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