
Israele non vuole la pace e il sabotaggio dei colloqui fortemente voluti da Obama li ha già portati al fallimento. Meglio lasciar perdere e dedicarsi ad altre emergenze in giro per il mondo, e tanti saluti alle sofferenze dei palestinesi.
Un editoriale del New York Times (sottoscritto dal The Editorial Board), invita il Presidente Obama e il Segretario di Stato Kerry a lasciar perdere il processo di pace israelo-palestinese e a dedicarsi ad altre importanti emergenze. Secondo il NYT l’amministrazione dovrebbe ribadire i paletti invalicabili alle due parti e poi dedicarsi ad altre «sfide internazionali» come ad esempio la crisi in Ucraina.
I paletti elencati nell’editoriale sono sempre gli stessi che hanno caratterizzato la posizione americana e che ormai da anni trovano in sostegno dei palestinesi e il rifiuto degli israeliani: l’esistenza di uno stato palestinese nella West Bank e a Gaza basato sui confini del 1967 e modificato solo attraverso lo scambio di comune accordo di aree di quale qualità ed estensione, Gerusalemme come capitale dei due stati. Tutta roba che agli israeliani di oggi non sta bene e pertanto i colloqui di pace non sono mai decollati per il sabotaggio di molti. Il NYT ricorda la denuncia da parte di Tzipi Livni, che guida la delegazione israeliana, che ha citato Naftali Bennett e Uri Ariel come sabotatori dei colloqui, ma è evidente che sia Netanyahu il principale responsabile di una tattica che è la stessa che confessò di aver impiegato a suo tempo per far fallire gli accordi di Oslo quando sembravano ormai conclusi.
Anche in questo caso il fallimento segue alcune provocatorie misure prese da Israele ai danni della Palestina occupata, mentre i suoi negoziatori perdevano tempo al tavolo delle trattative. «Per conseguire (la pace) ci sarebbe bisogno di leader coraggiosi e le popolazioni delle due parti che chiedano la fine dell’occupazione. Nonostante l’impegno degli Stati Uniti c’è ben poca speranza in tal senso ora.» E in effetti nemmeno gli israeliani sembrano avere grande interesse alla fine dell’occupazione della Palestina, tanto che c’è grande consenso per continuare nella colonizzazione e nel rafforzare ancora di più gabbie e barriere per rinforzare l’apartheid dei palestinesi in casa loro. Il NYT invita quindi a prenderne atto e a lasciar perdere, di penalizzare Netanyahu o il governo israeliano per queste prese in giro e per il continuo abuso dei diritti dei palestinesi non se ne parla proprio e forse il problema è proprio questo, la rinuncia preventiva a sanzionare qualsiasi crimine israeliano priva Washington di qualsiasi leva sul governo israeliano, Netanyahu lo ha capito da tempo e ci ha costruito sopra la sua fortuna, mentre Israele ci costruiva sopra l’illusione che la pulizia etnica e l’appropriazione di buona parte della West Bank, siano una cosa fattibile e non un’avventura illegale e folle.
Pubblicato in Giornalettismo
giovanni
18 aprile 2014
tra sanzionare Israele ed essere schierati anima e corpo dietro la facciata della “mediazione” (quando mai nella storia è stato mediatore il principale fornitore di armi e aiuti economici a una delle parti in causa?), c’è una terza via che basta e avanza a terrorizzare i sionisti: l’indifferenza. Togli i miliardi di dollari in cash e armi, togli il veto sistematico all’ONU alle risoluzioni contro i crimini sionisti, chi pagherà per interno il conto dell’Occupazione? Solo i cittadini israeliani, con le loro tasse. E mantenere in assetto permanente di guerra un esercito di occupazione costa parecchio, e sicuramente non aumenterà la popolarità di Bibi in patria. Non è un caso se il politico americano più odiato dalla Lobby sionista è proprio quello che propone di lasciare Israele al suo destino da anni, ovvero Ron Paul. Quindi direi che è tutto da dimostrare che suggerire la linea dell’indifferenza implichi un menefreghismo preale per le condizioni dei palestinesi. Se davvero non ci tenessero, i signori del NY Times consiglierebbero a Obama di continuare con la messinscena delle trattative di pace mentre in realtà si dà totale supporto a Israele nei suoi crimini.
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Misterkappa
22 aprile 2014
Bel post, mi piace! :)
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