L’Obama eversivo

Posted on 10 luglio 2013

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Il problema dello spionaggio è solo la punta dell’iceberg di un sistema che appare aver svuotato dall’interno il senso della democrazia statunitense.

Non dev’essere facile per un americano che si ponga il problema, affrontare l’evidenza di quanto sia cambiato il suo paese nell’ultimo decennio. Già lo shock della crisi economica gli aveva rivelato che il sistema finanziario è irresponsabile, nel senso di essere al di sopra di ogni responsabilità, e che le too big to fail lo sanno tanto bene che dopo essere state salvate con i soldi dei contribuenti hanno ripreso immediatamente con le pratiche predatorie volte alla rapina di quanti accedono ai loro servizi. Lo scandalo dei mutui e le successive pratiche predatorie ai danni dei clienti in difficoltà, con lo scandalo dei pignoramenti immobiliari, passati a migliaia senza neppure osservare le procedure previste dalla legge.

Oggi sanno che con i loro soldi il loro governo ha messo insieme una mostruosa macchina per lo spionaggio, che mira a immagazzinare e analizzare tutto il traffico delle comunicazioni elettroniche che attraversano il pianeta, né più, né meno. Prima di Snowden d’altronde lo avevano già ammesso pubblicamente i più alti ufficiali dei servizi, come nel caso di Ira “Gus” Hun, Chief Technology Officer della Central Intelligence Agency (CIA), che aveva già spiegato con parole semplici quale fosse lo scopo e l’estensione dello spionaggio delle agenzie americane.

Un’attività che ha ben poco a che fare con la “sicurezza” degli Stati Uniti, appare invece chiaro che l’enorme macchina sia tarata per spiare i principali concorrenti commerciali, quello è il comune denominatore di un’attività che ha tra i principali obbiettivi Germania e Cina, indifferentemente da alleanza od ostilità più o meno espresse. “È spaventoso quello che si può fare” è uno dei commenti che hanno ribadito le parole di Snowden dopo che si è manifestato, il potere che deriva dal raccogliere e analizzare tutte le comunicazioni più rilevanti nel mondo, senza distinzioni tra cittadini americani e no.

C’è da capirli, dotati di ogni possibile accesso ai dati mondiali, con una squadra composta da centinaia di migliaia di dipendenti governativi e contractor, non possono certo limitarsi ad impiegare questo enorme apparato per provare a tracciare qualche migliaio di estremisti islamici che per di più da quando sanno di essere cacciati, evitano accuratamente le comunicazioni elettroniche, a questo servono gli investimenti in enormi database che hanno destato tanto scalpore per la loro dimensione, perché una volta raccolta questa massa di dati serve un posto fisico dove conservarli.

 Per procurarsi questi dati gli Stati Uniti impongono la presenza di loro squadre tecniche alle telecom che vogliono operare negli Stati Uniti e questi “Team Telecom” s’insediano all’interno delle aziende con pieno accesso a tutti i sistemi, operando senza che i proprietari delle telecom possano sapere cosa facciano o rivelare la loro presenza. Oltre a questi, hanno accordi simili con i maggiori fornitori di servizi in rete, ai quali impongono contratti che non si possono rifiutare e il segreto. Il segreto è da sempre nemico della democrazia, ma a Washington è diventato il veleno con il quale sono state messe fuori gioco le garanzie costituzionali e persino il principio della supervisione incrociata tra i poteri, i mitologici checks and balances sono morti nel momento stesso nel quale il potere esecutivo, quello legislativo e quello giudiziario sono andati a letto tutti insieme con quello economico per disegnare quella che appare essere la nuova costituzione degli Stati Uniti, una costituzione di fatto, imposta dall’alto e in segreto in nome della lotta a quattro fanatici religiosi, una “minaccia” che ha autorizzato misure che fanno impallidire persino quelle messe in campo durante la Guerra Fredda, quando il nemico era l’asse comunista, decisamente più attrezzato e numeroso

Una costituzione nella quale non ha diritto di cittadinanza l’habeas corpus, nella quale il presidente ha il potere di mandare a morte chi vuole e le agenzie quello di spiare chiunque e persino di fomentarlo affinché si riveli abbastanza “terrorista” da poter essere incarcerato. O torturato, basta non chiamarla tortura e non farlo sapere troppo in giro, magari evitando di mandare in giro le foto con i torturati agli amici come i disgraziati di Abu Ghraib, “mele marce” che non erano affatto sole e non agivano di propria iniziativa.

E tutto questo è stato approvato con entusiasmo dal Congresso, che ora dovrebbe indagare e sanare la situazione dopo un decennio trascorso ad approvare in maniera bipartisan ogni misura intitolata alla war on terror. Difficile crederlo e viene anche da chiedersi quanti di quei politici siano veramente liberi da condizionamenti o da possibili ricatti, attraverso il tesoro di dati raccolto da NSA e dalle altre agenzie. E se l’americano che si è posto la questione si fosse in qualche modo tranquillizzato con le rassicurazioni di Obama, secondo le quali è tutto “legale” e approvato a norma di legge, ecco che il giudice James Robertson, membro delle corti segrete a norma del Foreign Intelligence Surveillance Act (il famigerato FISA), che ha raccontato come si tratti di una parodia di giustizia nella quale non esistono i diritti della difesa, non esiste il contraddittorio e per la quale persino le sentenze e i pareri negativi possono essere bellamente trascurati, in quanto resi inutili dal segreto. Così numerose pronunce degli stessi giudici sono rimaste lettera morta, nessuno di quelli che ne erano a conoscenza aveva interesse ad eseguirle e seguirle e nessuno li poteva punire o criticare per non avere eseguito sentenze di cui neppure sospettava l’esistenza.

Dal 2008 in poi le corti hanno autorizzato in blocchi interi sistemi di sorveglianza e d’intercettazione, passando dal lavoro al dettaglio a quello all’ingrosso. Non che i giudici siano molto esigenti, non risultano richieste rigettate, anche perché la supervisione non dev’essere accuratissima, se è vero che un giudice ha firmato 1.800 autorizzazioni in un solo giorno. Non spetta al potere giudiziario approvare le operazioni di spionaggio e ancora meno autorizzare l’adozione di strumenti o di pratiche in proposito, ma è quello che è successo, lasciando linde le mani dell’esecutivo e anche quelle del giudiziario, che hanno ridotto la faccenda a una procedura infallibile per la quale le agenzie raccontano quello che vogliono ai giudici, senza il minimo contraddittorio, e questi autorizzano qualsiasi cosa o quasi, perché parlando di sicurezza nazionale non ci si può tirare indietro e perché il sistema non offre l’occasione di controllare o se quello che affermano le agenzie corrisponda al vero o meno.

Un’evidente eversione delle garanzie democratiche, non solo della privacy dei cittadini onesti che non hanno nulla da temere, anche perché appare chiaro che questa enorme macchina sia decisamente al di fuori delle capacità del governo di controllarle, perché dopo averla creata e dotata di superpoteri, sia Bush che Obama se ne sono distanziati il più possibile, mettendo schiere di avvocati, pareri legali e voti del Congresso tra sé e le responsabilità derivanti dall’aver messo in piedi un sistema di sorveglianza degno di uno stato totalitario talmente elefantiaco da emergere in tutto il suo ingombro come una pericolosa eversione dell’ordine costituzionale statunitense.

Pubblicato in Giornalettismo