Nel weekend, dopo ulteriori rivelazioni da parte di Der Spiegel e del Washington Post, è montata la furia europea contro l’amministrazione americana.
È un problema di sicurezza nazionale, scrive Der Spiegel riferendosi allo spionaggio americano ai danni delle istituzioni e dei cittadini tedeschi. Già dalle prime rivelazioni su PRISM era apparso evidente che gli Stati Uniti spiano la Germania con la stessa intensità dedicata a Pechino, rendendo evidente come questo genere d’attività non sia rivolto contro possibili minacce, ma contro i concorrenti commerciali più temibili e in particolare contro l’Unione Europea, progetto al quale le amministrazioni degli Stati Uniti sono sempre stati ostili e che hanno visibilmente cercato d’ostacolare, stringendo ancora di più gli storici rapporti con i britannici e cercando di far leva sulle divisioni europee offrendo una sicura sponda alle amministrazioni euro-scettiche. Non meno visibile è l’ostilità all’euro, l’unica valuta che fa da contrappeso a quello che altrimenti sarebbe lo strapotere del dollaro come valuta mondiale di riferimento.
Mentre Der Spiegel rivelava un’attività di spionaggio massiccia ai danni degli alleati europei, anche con mezzi tradizionali come le microspie, il Washington Post pubblicava altre quattro slide della National Security Agency sul funzionamento di PRISM, grafiche che incidentalmente smentiscono le pietose menzogne con le quali le grandi corporation americane dell’IT hanno cercato di limitare i danni seguiti alle prime rivelazioni. L’immagine che emerge non è quella di un unico programma di spionaggio, ma di una rete composta di diversi programmi, che gode dell’apporto di cinque paesi anglofoni e in particolare dell’entusiasmo britannico. Proprio Londra è infatti emersa come impegnata a “succhiare” il traffico internet e condividerlo con gli americani, ma anche ad organizzare un G20 in casa completo di spionaggio sistematico di tutte le delegazioni.
“Abbiamo contattato immediatamente le autorità statunitensi a Washington e Bruxelles e le abbiamo messe di fronte alle informazioni di stampa, ci hanno garantito che esamineranno la veridicità delle informazioni e ci comunicheranno il risultato”, così il portavoce UE, ma sono parecchi quelli che si sono svegliati, dai verdi tedeschi che hanno proposto che sia la Germania a offrire asilo a Edward Snowden, a Martin Schultz, che nella sua veste di presidente del Parlamento europeo ha chiesto agli Stati Uniti: “un chiarimento completo” sulla portata dello spionaggio in Europa, aggiungendo di essere:”Sono profondamente preoccupato e sorpreso, se le accuse risultassero vere, sarebbe un fatto molto grave che avrebbe un impatto grave sui rapporti tra Stati Uniti e Unione europea”. Non meno secchi da Parigi, dove il ministro degli Esteri Laurent Fabius ha comunicato: “La Francia ha chiesto oggi spiegazioni alle autorità americane in merito alle informazioni divulgate dallo Spiegel secondo cui la National Security Agency (Nsa) avrebbe spiato le istituzioni dell’Unione Europea”. Questi fatti, se confermati, sarebbero del tutto inaccettabili”.
Ancora più dura il ministro della Giustizia di Berlino, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger: “Se quello che riportano i media è corretto, la cosa riporta alla mente le azioni tra nemici durante la guerra fredda. Va oltre ogni immaginazione che i nostri amici negli Stati Uniti vedano gli europei come nemici”. Diversi parlamentari tedeschi ed europei hanno chiesto l’arresto dei colloqui bilaterali USA-UE sul libero commercio, almeno fino a quando Washington non fornisca i chiarimenti richiesti.
L’imbarazzo di Washington è evidente, tanto che si è improvvisamente spostata l’attenzione sulla caccia a Snowden, che secondo un’inedita Susan Rice*, ambasciatrice degli Usa all’Onu, non ha danneggiato gli Stati Uniti. Apparentemente il silenzio dell’amministrazione lascia spazio di manovra agli avversari dello spionaggio totalitario, una pausa della quale ha approfittato Margaret Sullivan, il Public Editor del The New York Times, che ha regolato alcune questioni semantiche, che non sono solo tali. La stampa americana non ha brillato all’apparire del caso Snowden, e Sullivan lamenta l’uso del termine “blogger” per definire un giornalista investigativo come Greenwald, peraltro giornalista di The Guardian, affiancato dalla validissima Laura Poitras con un passato d’avvocato che si è occupato della difesa dei diritti civili. Vittima di questi espedienti anche Alexa O’Brien, giornalista di razza definita “attivista”, negandole il riconoscimento professionale agli occhi dei lettori.
In tutto questo rivolgere e riflettere il nostro paese si segnala purtroppo per l’assenza, forse figlia di un malsano filo-americanismo acritico, ma più probabilmente perché il nostro paese paga il prezzo di una sudditanza a Washington che ha pochi paragoni tra i grandi paesi europei. Se dal governo non è ancora venuto un fiato, è addirittura pietoso è il panorama dalla nostra stampa. Mentre lo scandalo partiva in repentina escalation la crema del nostro giornalismo discuteva su Twitter di un infortunio di The Guardian, concludendo che si tratti di giornalismo “scooparolo” e prendendosela anche con Greenwald, peraltro estraneo all’errore. Ancora più paradossale che le stesse agenzie che hanno bucato la notizia e l’hanno attribuita a The Guardian, poi abbiano attribuito la “sbufalata” a The Telegraph.
Merita di essere esaminata la dinamica di questo infortunio, per rendersi conto di come le maggiori testate italiane, in questo caso La Repubblica, il Corriere della Sera e La Stampa, hanno affrontato il caso. The Guardian ha ripreso e citato un articolo di The Observer, che citava alcune dichiarazioni di un tale, Wayne Madsen, ex ufficiale dei servizi statunitensi, secondo il quale sette paesi europei, tra i quali l’Italia, si lascerebbero spiare da Washington con gioia. Peccato che Madsen non offra la minima pezza d’appoggio alle sue “rivelazioni”. E peccato che Madsen sia un noto esagerato, uno di quelli che il 9/11 lo han fatto con le atomiche e via delirando. Purtroppo, cito un commento ricevuto su Twitter: “in rete tutti sanno chi è Madsen, eccetto i giornalisti professionisti” e così The Guardian è stato investito da una marea di proteste e di segnalazioni, alle quali ha reagito ritirando brutalmente l’articolo subito dopo che The Observer aveva fatto lo stesso.
Morale della favola, le testate italiane alla vista dell’articolo di The Guardian sono corse a mescolare questa “rivelazione” con quelle vere e fondate, confezionando un minestrone orrendo e in seguito rettificando gli articoli compromessi alla meno peggio. Ovviamente nessuno nelle grandi redazioni italiane è stato colto dal minimo sospetto al leggere il nome di Madsen e così il pateracchio si è consumato malamente, complice la notte diversi articoli assurdi sono rimasti per ore online senza che nessuno ci mettesse mano fino a mattina inoltrata. Il bello è che, a sentire le riflessioni di alcune firme dei tre giornali in questione, la colpa sarebbe di The Guardian. Dove probabilmente ci sarà stato un redattore che ha fatto esattamente quello poi hanno fatto nelle redazioni italiane, hanno girato l’articolo di un’altra testata senza alcun vaglio critico. Resta da vedere se saranno rettificate le edizioni cartacee, di sicuro ci sono ancora molti articoli che citano Madsen senza riportare alcuna rettifica [1]–[2]–[3]–[4]– [5]. Ma criticare The Observer non interessa al nostro giornalismo militante e un po’ militonto, così ci siamo dovuti sorbire anche lo spettacolo della lapidazione di The Guardian da parte dei giornalisti di testate che avevano beccato da The Guardian, ché è sempre colpa di un altro, com’è stata colpa di altri quando pochi giorni prima le stesse testate hanno sparato “l’appello di Snowden” raccolto da un profilo finto su Twitter, anche in questo caso ci voleva poco a controllare e ancora meno a sapere che Snowden non ha account sui social network.
L’evidente soddisfazione per il buco preso dai colleghi britannici non discende però dall’invidia per il successo d’immagine o per la reputazione di The Guardian, peraltro non immacolata, ma più banalmente dall’avere le nostre maggiori testate sposato la linea del sopire e del minimizzare. Decine di articoli hanno sparso ipotesi sulla malafede di Snowden, altrettanti hanno spiegato che “tanto si sapeva” e allo stesso tempo che “non è vero che spiano tutti”, nessuno dei sedicenti patrioti che in tanti altri casi si sono inalberati ha sollevato un ciglio di fronte all’evidente lesione della nostra sovranità nazionale e al silenzio servile del governo. per non dire di quelli che s’inalberavano per la lesione della privacy da parte dei magistrati: “Siamo tutti intercettati” si titolava allora, ma se lo fanno gli americani va bene, a proposito di giornalismo militante e partigiano, che piega la realtà alle esigenze dei governi, questo piccolo episodio spiega più di tante parole.
Persino il gruppo L’Espresso, che può contare su Stefania Maurizi che ha accesso a Wikileaks e su Fabio Chiusi che sta accumulando materiali sul caso Snowden, preferisce nascondere queste risorse e affidarsi a pezzi d’opinione che descrivono il poveretto che s’è ribellato al mostro dello spionaggio, come un irresponsabile anarchico che vuole distruggere un sistema che in fondo va bene così. Tendenze evidenti, che confermano una volta di più l’enorme grado di sudditanza politica, economica e culturale del nostro paese nei confronti di Washington.
Pubblicato in Giornalettismo
*inizialmente avevo attribuito le dichiarazioni di Susan Rice a Condoleeza Rice
Stefanoo
1 luglio 2013
Hai dimenticato il fatto che Observer e Guardian non sono due testate qualunque, ma fanno parte dello stesso gruppo editoriale, con una relazione tipo Repubblica/Espresso. Un infortunio imbarazzante, un vero assist per gli ineffabili Super-Patriot Riotta & C.
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atlantropa
2 luglio 2013
Se capisco bene, se un tizio dell’Espresso scrive una balla sullo stesso argomento su cui c’è un’inchiesta di un giornalista di Repubblica, allora l’inchiesta di Repubblica è una balla.
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mazzetta
2 luglio 2013
le due redazioni sono diverse e separate, un po’ appunto come Repubblica e L’Espresso
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atlantropa
2 luglio 2013
Appunto!, quindi perchè “un infortunio imbarazzante” per Greenwald & co.?
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mazzetta
3 luglio 2013
loro lo han ripreso senza controllarlo, è sempre imbarazzante anche se capita perché ti fidi di una testata che stimi, ma anche al Guardian ci doveva essere qualcuno che gli suonava un campanellinio d’allarme al leggere che la fonte è Madsen, che non ci sia stato è imbarazzante, anche per Greenwald che non c’entra,,,
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satyrikon
1 luglio 2013
Reblogged this on ΝΕΑ ΧΩΡΙΣ ΦΙΛΤΡΟ ΦΕΛΛΟΥ.
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giandavide (@thegrandavide)
1 luglio 2013
a parte che nelle slide del washington post linkate non si scende minimamente sul concreto, e quindi non si parla non dico di nomi (ma snowden non è manning) ma neanche di numeri, solo di metodologie in astratto. ma bisogna credere obbedire e combattere. francamente poi, come ho già detto riguardo al pezzo precedente mi sembra un pò ridicolo criticare in astratto un postulato “establishment filoamericano” e poi avere opinoni del tutto simili a quelle di napolitano o mario mauro.
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mazzetta
1 luglio 2013
senti, è perfettamente inutile che tu scriva accusandomi di “avere opinoni del tutto simili a quelle di napolitano o mario mauro.”
deliri, e non solo perché i due citati ci han messo 20 giorni ad arrivare a conclusioni che erano già evidenti e che avevo già sottolineato 20 giorni addietro.
hai passato ore a negare la rilevanza del caso, adesso hanno bloccato i negoziati USA-UE per risolvere quello che a te sembrava un non-problema. Lamentati a Strasburgo e piantala con questo genere di lagne qui, per favore.
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giandavide (@thegrandavide)
1 luglio 2013
peccato che mario mauro è quello che considera un problema il mancato acquisto degli f-35: se tanto mi dà tanto…
non so se il fatto che si siano schierati questi personaggioni rende queste vicende più credibili, comunques non me ne lago; noto solo che prism è diventato un argomento dell’establishment e di certa stampa. riguardo alla concretezza dei dati, faccio notare invece che anche questi slide del wp non confermano niente dato che non contengono dati significativi, un pò come il resto della vicenda. potrei ricredermi solo se assange dicesse qualcosa di concreto, ma sembra che anche lui stia valutando
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saverio
1 luglio 2013
Un appunto: Susan Rice non ha mai lavorato per l’amministrazione Bush, quella era Condoleezza.
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mazzetta
1 luglio 2013
sì, ho corretto e segnalato la correzione poco dopo la pubblicazione, grazie comunque
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bramby
2 luglio 2013
Da lettore de Il Giornale non ho notato questa sudditanza e difesa degli USA, Correggimi se sbaglio.
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giandavide (@thegrandavide)
2 luglio 2013
comunque cori di modigliani su snowden scrive: “A dispetto dei tecnocrati, dei finanzieri, dei politici. Basta una persona per bloccare l’intero meccanismo planetario delle oligarchie dinastiche che ci controllano. Se poi la persona trova anche degli alleati, allora vuol dire che possiamo tirar per aria il cappello, perchè significa che siamo vicini a una potenziale svolta epocale..”
http://www.beppegrillo.it/2013/07/edward_snowden_una_spy_story_internazionale.html
ecco, se si considera che un tempo mazzetta ha prodotto delle piccole perle sputtanando il logorroico tuttologo grillino, devo dire che questo sostanziale avvicinamento di opinioni è una caduta di stile, specie perchè si arriva poi a definire come “indipendenti” il giornale e der spiegel.
io sono sempre più convinto che il fulcro sia il trattato di libero scambio: molte aziende europee e americane hanno trattato con i rispettivi stati condizioni per loro vantaggiose o addirittura che hanno garantito loro posizioni dominanti e non vogliono ricontrattarle in un tavolo transatlantico. qua si tratterebbe di “tanti soldi” e per me “tanti soldi” è una spiegazione credibile quasi per tutto. poi va anche detto che il ttip non è un trattato molto chiaro, dato che non si capisce nemmeno come dovrebbe distribuirsi la ricchezza che verrebbe eventualmente prodotta, ma di fronte a un tale fuoco di fila politico da parte dei tedeschi proausterity, unito a una sostanziale vicinanza con le posizioni delle lobbies economiche e industriali, mi viene il sospetto che non fosse del tutto malvagio.
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mazzetta
2 luglio 2013
scusami, ma non capisco se ci sei, se ci fai in ogni caso parli da solo e parli a te stesso, nemmeno si capisce che vuoi dire ;)
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giandavide (@thegrandavide)
2 luglio 2013
infatti mi sto innocentemente divertendo a infierire, non sto certo cercando di convincere gente che ha le stesse posizioni del giornale e di mario mauro
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uitko
3 luglio 2013
ti piace molto la discussione e si vede, ma hai difficoltà a restare sul pezzo. Se esiste un problema, cioè che gli USA con la scusa dell’antiterrorismo difendono il loro potere politico-economico, questo esiste al di là di ciò che può dire IlGiornale o Mauro Mauro.
E dire “questa è l’opinione del Giornale” non può essere confutazione/argomentazione sufficiente. Al massimo è un dato di fatto. Cioè che ilGiornale finchè c’è di mezzo il controllo politico-militare se ne frega ma se ad essere colpiti sono le elitè economiche europee si incavola.
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giandavide (@thegrandavide)
5 luglio 2013
non penso di avere mai negato questa cosa: anzi io tento di vedere gli aspetti sistemici del fenomeno. e quindi non sono d’accordo sul ridurre il discorso alla banale affermazione che siamo tutti spiati da un sistema onnipotente. il sistema in questione è tutto bucato e poco funzionale ai suoi propositi. ma se viene usato da aziende private per avvantaggiarsi sul mercato, il problema non è dei servizi segreti, ma è dello scarso controllo posto dalle autorità statali al cosiddetto mercato. questo mi sembra il problema principale. snowden ha dimostrato le falle di questo sistema, ma le accuse poco circostanziate lo rendono di fatto innocuo dato che le soluzioni non arriveranno se la risposta si riferisce sempre alla sterile contrapposizione tra iniziativa privata e strapotere pubblico: il cosiddetto strapotere pubblico è completamente supino all’iniziativa privata, e se non si arriva a prendere consapevolezza del fatto che le multinazionali stanno un gradino al di sopra dei servizi segreti, si possono fare al massimo discussioni da bar
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uitko
12 luglio 2013
ridurre il discorso alla banale affermazione che siamo tutti spiati da un sistema onnipotente.
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è l’esatto opposto diciò che dice mazzetta. Ovvero non parlare di generiche intercettazioni da grande fratello ma di un sistema di potere, giustificato dalla sicurezza
ma se viene usato da aziende private per avvantaggiarsi sul mercato, il problema non è dei servizi segreti, ma è dello scarso controllo posto dalle autorità statali al cosiddetto mercato.
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perchè credi veramente che le informazioni arrivino dai servizi alle aziende senza che i generali lo sappiano? e senza che non se le facciano pagare?
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giandavide (@thegrandavide)
13 luglio 2013
i generali? non mi importa che un funzionario corrotto abbia delle stellette, e soprattutto per 1 dollaro preso dal cosiddetto “generale” ne arrivano migliaia ai privati corruttori, tutti rigorosamente presi dall’economia reale e concentrati nelle mani di pochissime persone. in questo contesto il “generale”, come l’nsa, sono solo una rotella di un ingranaggio più complesso che si chiama neoliberismo.
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margaret lucova
2 luglio 2013
meno male, credevo di essere talmente ignorante da essere l’unica a non aver capito una sola parola di quello che ha scritto giandavide il grande!
ps. @mazzetta: bell’articolo!
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