Immaginate di dover cercare il testo di un autore tra tutte le biblioteche italiane e immaginate di farlo accedendo al sito dell’OPAC-SBN, quello che permette di entrare nel Sistema Bibliotecario Nazionale e di arrivare con qualche colpo di mouse a trovarlo in mezzo a un catalogo che comprende 14 milioni di titoli sparsi in migliaia di localizzazioni. Niente di straordinario in effetti, le biblioteche sono in rete e il catalogo è online.
Poi immaginate che la simpatica politica di tagli orizzontali degli ultimi governi italiani, nel suo procedere implacabile abbia ridotto chi si occupa della manutenzione del servizio, il personale dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane (ICCU), sull’orlo dell’estinzione per mancanza di risorse, non gli danno i soldi per il personale e nemmeno per il resto.
Per tutta la comunità italiana dei ricercatori, docenti, scienziati e studiosi a qualsiasi titolo, la sparizione del servizio significherebbe un ritorno al passato, a quando, per citare uno dei commenti alla notizia, “…non esisteva e la ricerca di un testo diventava una impresa dove tutta la famiglia e gli amici venivano coinvolti, telefonate, viaggi.”
Questo mentre anche nel resto del mondo quell’epoca è tramontata e i patrimoni delle biblioteche nazionali sono ovunque online nei paesi sviluppati, il che significa che ogni lesione o riduzione di quel modesto servizio, all’aparenza poco importante agli occhi di molti, si traduce immediatamente in una perdita di competitività, efficienza e velocità per tutta l’attività scientifica e didattica e quindi in definitiva per tutto il paese. Oltre all’umiliazione rappresentata dalla condanna alla distruzione di un sistema che è stato persino preso ad esempio da altri paesi.
A gestire il servizio sono rimasti in pochissimi e per giunta a mezzo servizio e retribuzione decurtata dal contratto di solidarietà, così a questo punto non è rimasto loro che scrivere un comunicato e lanciare un allarme che sembra tanto il messaggio di SOS lanciato dalla nave che affonda.
Il problema in un caso del genere è quello, evidente, rappresentato dall’incoscienza di chi ha determinato una situazione del genere, che in tutta evidenza dev’essere rimediata rapidamente, perché oltretutto la spesa necessaria è modestissima a fronte di un’utilità e di una resa che, anche se ora sfuggono ai legislatori come a quei cittadini che non hanno mai neppure saputo dell’esistenza dell’OPAC, è evidente a chiunque si soffermi anche solo distrattamente a valutare il problema.
Il classico caso nel quale è probabile che una mobilitazione mirata e determinata arrivi portare a casa il risultato e a mettere al sicuro la risorsa in pericolo, una mobilitazione che non può che sollevarsi dalla comunità accademica e avere come obiettivo la massima divulgazione e spiegazione dell’allarme lanciato del personale dell’ICCU:
L’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche italiane e per le Informazioni bibliografiche
(www.iccu.sbn.it) non dispone più dei finanziamenti necessari alla gestione del Servizio Bibliotecario
Nazionale (SBN).Dopo anni di costanti tagli alle spese da parte del Ministero per i Beni e le Attività culturali, a fronte dei
quali si è dovuto da un lato ridurre il livello di servizio offerto, dall’altro cercare finanziamenti al di fuori del bilancio dell’ICCU, appare ormai inevitabile nel breve periodo l’interruzione del servizio.
I tagli colpiscono pesantemente anche il personale del nostro Istituto e di tutto il MiBAC. Da anni i
pensionamenti non vengono compensati da nuove assunzioni, ma soltanto provvisoriamente e in misura minima da collaborazioni esterne.Si interrompe così il passaggio di saperi ed esperienze che da sempre ha completato la formazione dei colleghi più giovani: è tutto il bagaglio di conoscenze tecnico – scientifiche relativo al materiale antico e manoscritto, alla catalogazione e alla gestione dell’informazione che si perde, nella totale indifferenza di chi ha responsabilità di governo.
Chiunque svolga un’attività di studio o di ricerca, e più in generale chiunque, in Italia o all’estero, siainteressato ad ottenere in lettura un documento nell’immenso patrimonio delle biblioteche italiane,conosce il Servizio Bibliotecario Nazionale e ha sperimentato l’utilità del catalogo collettivo nazionaleconsultabile via internet (opac.sbn.it). Ad esso accedono oggi più di 2 milioni e mezzo di visitatori l’anno,con circa 50 milioni di ricerche bibliografiche e più di 35 milioni di pagine visitate. Vi sono presenti 14milioni di titoli con 64 milioni di localizzazioni.
E’ passato poco più di un anno da quando il Sole 24 ore ha pubblicato il “manifesto della cultura,” dove si individuava nella valorizzazione dei saperi e della cultura il necessario presupposto per lo sviluppo e la strategia per guidare il cambiamento; più di recente, nell’ambito del Salone Mediterraneo della responsabilità sociale condivisa, tenutosi questo mese a Napoli, si è riproposto come obiettivo: “di concorrere alla definizione di strategia e strumenti per valorizzare la cultura e il patrimonio storico artistico come motore di crescita e di rilancio dell’economia alimentando la collaborazione tra pubblico e privato, profit e no profit”.
Il Servizio Bibliotecario Nazionale da più di venti anni si fonda sul decentramento territoriale e sullacooperazione tra Stato, Regioni (che hanno costituito 83 poli regionali) e 20 Università al fine di valorizzarele iniziative locali e far convergere verso un obiettivo comune l’impegno delle 5.000 biblioteche che fino adoggi hanno scelto di aderire.La coope razione nazionale e la condivisione delle risorse hanno determinato l’abbattimento dei costi dellacatalogazione, consentendo alle biblioteche di ottenere in pochi anni risultati non perseguibili con lagestione tradizionale; hanno innalzato il livello dei servizi all’utenza in un ambito di continuo confronto trasoluzioni sempre più avanzate sia nel trattamento dell’informazione bibliografica sia nella fruizione deidocumenti.
E proprio in quanto basata sulla condivisione delle risorse la rete SBN, nata come realizzazioneall’avanguardia, è stata presa a modello di buona pratica a livello internazionale. Cessare la manutenzione e rendere insostenibile l’incremento di una tale risorsa, nella solita logica ditagli indiscriminati, è , a nostro avviso, l’ennesima offesa del diritto allo studio, alla ricerca e alla crescitaculturale e pertanto riteniamo doverosa questa denuncia.
Il Personale dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unicodelle Biblioteche Italiane – ICCU – Roma
margaret lucova
20 Maggio 2013
questo è l’ennesimo esempio del pericolosissimo scempio che sta esercitando il governo di questo paese… politiche del quarto mondo!! tagliare le spese alla ricerca, alla cultura e all’istruzione per dare la priorità alla costruzione di opere inutili (esempio la TAV) è una pura e semplice vergogna. una follia! ma già, coll’OPAC c’è poco da rubare…
queste cose mi fanno paura, molto ma molto più dell’IMU, davvero. stiamo vivendo un’epoca folle, con un governo pericoloso alla guida.
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margaret lucova
20 Maggio 2013
anzi…sta cosa mi fa anche inca@@are un bel po’, e scommetto una discreta cifra che questa notizia passerà inosservata dall’opinione pubblica. adesso son tutti contenti perché a giugno non dovranno pagare l’IMU, una fettina di prosciutto con un’oliva. ora voglio proprio vedere in quanti saranno disposti a scendere in piazza per questa causa qui! .
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ilsensocritico
20 Maggio 2013
Per me sarebbe una tragedia. Già è difficile utilizzare i servizi di alcune importanti biblioteche nazionali, come la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, dove il servizio prestiti chiude alle 12 e il servizio libri in lettura chiude alle 14.
Se poi chiudesse l’OPAC-SBN sarebbe la fine, come si farebbe a trovare altre biblioteche con il libro che cerchi a disposizione?
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Vilma
30 Maggio 2013
La Biblioteca Nazionale Centrale di Roma ha gli stessi problemi di tagli alle risorse finanziarie e umane, e anche le altre biblioteche del MiBAC. In un paese in cui si riesce a dire che con la cultura non si mangia…
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Mammamsterdam
20 Maggio 2013
Restiamo ignoranti, che è meglio per chi decide questi tagli. Non sia mai che decidiamo di essere in grado di ragionare con la nostra testa, un privilegio che nasce dall’ istruzione e dalle risorse per sapere le cose.
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iayo
20 Maggio 2013
Leggere sul monitor, per chi, oltre a guardare le figure, legge, affatica di più gli occhi, a tutte le età ed a tutte le latitudini, per cui, col tempo, i promotori della digitalizzazione globale degli scritti rivedranno le loro posizioni. E’ curioso notare il fatto che, viceversa, gli stessi promotori della digitalizzazione dei testi si oppongano fermamente alla digitalizzazione del denaro, forse perché non si possono fare le offerte agli accattoni col bancomat.
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david
20 Maggio 2013
iayo, trovo il tuo intervento senza nè capo nè coda.
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margaret lucova
20 Maggio 2013
@ david: hehe, già, è che non hai letto il suo commento su un’altro post! questo qui è all’acqua di rose rispetto all’altro… lì sì c’è da farsi qualche domanda ;-)
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void
20 Maggio 2013
ok, SBN va salvato, ma il suo attuale stato non sara’ piu’ sostenibile (sia economicamente che funzionalmente), in un futuro prossimo.
ha dei costi troppo elevati che necessitano un ridisegno e semplificazione dell’infrastruttura ( vedere il bando di gara dello scorso gennaio http://www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/it/archivionovita/2013/novita_0002.html).
e la cosa ben piu’ importante e’ che SBN renda liberi e riusabili (con una adeguata licenza) i suoi dati, che sono dati raccolti e mantenuti con soldi pubblici.
le altre grandi biblioteche nazionali lo fanno gia’
http://datahub.io/dataset/bluk-bnb
http://datahub.io/dataset/deutsche-nationalbibliografie-dnb
http://datahub.io/tag/bibliographic
in futuro avremo sempre piu’ contenuti liberi e ad accesso aperto, e i motori di ricerca saranno sempre piu’ cruciali.
ma il sistema vorra’ farci pagare per l’uso degli strumenti di ricerca.
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Roberto
22 Maggio 2013
Perché € 550.000 per un anno di manutenzione dell’OPAC SBN ti sembrano tanti? In base a quale valutazione tecnica?
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flaccido
20 Maggio 2013
eh già! catalogo online!
e poi come fanno a fottersi i tomi del cinquecento?!
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Xlthlx
21 Maggio 2013
se li fottono lo stesso, e tante volte per fortuna, perchè le biblioteche universitarie sono stracolme di libri ammucchiati nei magazzini e non ancora classificati perchè per lo più usano i ragazzi del servizio civile, ma non bastano, e allora se hanno un doppione che non vale tantissimo… beh, lo si brucia, perchè conservarlo costa troppo…. Per quello dico che a volte se se li fottono è meglio, così almeno li salvano! Se avessimo un po’ di mezzi e di buon senso penseremmo a realizzare un sistema per cui se una biblioteca ha un doppione lo da ad una biblioteca di paese, non lo brucia o lo tiene in cantina… Ma se non riusciamo nemmeno a tenere aperto l’OPAC, figurarsi se riusciamo a migliorare la situazione… un Paese allo sfascio, io senza il servizio SBN non so se sarei riuscita a laurearmi, giuro!
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Gianfranco Mosca
20 Maggio 2013
Mi vengono in mente le quote latte. Alla Germania veniva concesso il monopolio del latte, all’Italia la siderurgia. Quest’ultima è sempre stata inquinante, ora addirittura improduttiva, mentre il latte non inquina ed è sempre produttivo.
Non vorrei che con questi tagli alla cultura sia stato riservato alla Germania il monopolio del sapere e al resto dell’europa del sud quello dell’ignoranza.
Non dimentichiamo che i sud italia è stato domato dai Savoia solo dopo aver chiuso le scuole per quindici anni e centralizzando la cultura al Nord.
Sta accadendo la stessa cosa, i ricercatori italiani stanno emigrando per rafforzare il potere delle nazioni ospitanti alle quali, forse, dobbiamo essere anche grati per aver tolto dalle nostre università qualche disoccupato. Ringraziamo
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Benedetto
20 Maggio 2013
ti sbagli, anche le mucche inquinano
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zara gabriela
22 Maggio 2013
Concordo con quello che ha scritto Gianfranco Mosca !!
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Massi
20 Maggio 2013
Il sistema è utilissimo, anche se sicuramente da espandere e migliorare. Obbligare i sistemi bibliotecari con patrocini pubblici ad aderirvi, rendere disponibili i dati con licenza libera…
Evitiamo però questi supposti retroscena massonico-complottistici, che fanno solo ridere.
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iayo
20 Maggio 2013
david
20 maggio 2013
iayo, trovo il tuo intervento senza nè capo nè coda.
– –
Mi dispiace che non hai capito, detto semplicemente i giornali ed i libri ci saranno sempre, per cui chi ostruisce il Sistema Bibliotecario, avendo come progetto la digitalizzazione dei testi, va “contro natura” e si troverà la “natura contro”, ovvero si autocontraddice (..oppure guarda solo le figure), in quanto leggere molto sul monitor produce problematiche alla vista, mentre il supporto cartaceo non dà questi problemi. Riguardo alla questione della digitalizzazione del denaro ti propongo di provare ad immaginare una società in cui il CASH è scomparso e poi chiederti “cosa cambierebbe?”.
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iayo
20 Maggio 2013
Gianfranco Mosca
20 maggio 2013
“Mi vengono in mente le quote latte .. riservato alla Germania il monopolio del sapere e al resto dell’europa del sud quello dell’ignoranza .. i sud italia è stato domato dai Savoia solo dopo aver chiuso le scuole per quindici anni e centralizzando la cultura al Nord.. Ringraziamo”
– –
Eh, verissimo, più che “riservato” è stato attribuito categoricamente a priori il monopolio dell’ottenere la ragione nei dibattiti alla razza ariana in genere, di cui i savoia sono comunque sempre gli amministratori e, tra l’altro, se noti, perfino gesù bambino è savoia. A parte gli incendi dei libri, le crociate, le dittature, i campi di concentramento, ecc. ecc., da quando i vichinghi-vandali sono da sté parti, tutte le ragazzine cercano l’uomo in divisa, armato, alto, biondo, con gli occhi azzurri, la mandibola smandibolante ed un paio di sorelle da smerciare all’occorrenza. Noi altri oltre alla disoccupazione lavorativa dobbiamo anche sopportare la disoccupazione sentimentale o, per i più fortunati evasori, dei piccoli contrattini a tempo determinato dove in pratica oltre a dirti padre puttaniere della patria ti sfruttano sessualmente. Le poche ribelli si orientano sugli sparring partner dei savoia che sono quelli marrone scuro come Kyenge e Balotelli. A parte tutto, io sono al nord e qui i bianconeri, invece di chiudere le scuole o incendiare le pizzerie, hanno delicatamente messo una bella sindone in centro alla prima capitale italiana, per cui ti dirò, almeno a livello igienico, se proprio dovevano sfogarsi, avrei preferito avessero installato dei pungiballs.
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margaret lucova
21 Maggio 2013
@iayo cambia pusher! ;-)
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Sofia
21 Maggio 2013
Non mi sorprende quanto viene fatto c’era d’aspettarselo, mi inquieta invece l’apatia di un popolo che nn reagisce in difesa dei propri diritti.
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iayo
21 Maggio 2013
margaret lucova
21 maggio 2013
@iayo cambia pusher! ;-)
– –
Alla c/a della sig.ra Wagenbergmaisterfunken,
ringraziando per la sempreverde proposta
e per le delicate modalità, volontariamente adottate,
comunico in modalità scritta che, per sua sfortuna,
io non utilizzo il pusher come lei, proprio perché non ho il push up come lei,
in ogni caso se VUOLE proporre un preventivo dettagliato, scritto e firmato, va benissimo.
Buon lavoro.
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margaret lucova
21 Maggio 2013
@iayo qualche sospetto già ce l’avevo, e ora ne ho la conferma: tu sei proprio fuori di testa. però, almeno mi fai sorridere, il ché non è da buttare ;-)
ps. un piccolo consiglio x un’eventuale prossima volta: basta che scrivi margaret, è molto più semplice e ti risparmi il tempo :P
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Panzallaria
21 Maggio 2013
cosa possiamo fare? non si potrebbe attivare (anche solo provocatoriamente) una campagna di crowdfunding?
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margaret lucova
21 Maggio 2013
certo che si potrebbe fare, anche senza voler essere provocatori. per salvare una risorsa importante, semplicemente.
basterebbe qualche euro a testa, anche uno solo, se l’iniziativa rientrasse nell’interesse di tutti… ma ho qualche dubbio :-(
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iayo
21 Maggio 2013
praticamente bisognerebbe pagare le tasse
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iayo
21 Maggio 2013
margaret lucova
21 maggio 2013
@iayo qualche sospetto già ce l’avevo, e ora ne ho la conferma: tu sei proprio fuori di testa. però, almeno mi fai sorridere, il ché non è da buttare ;-)
ps. un piccolo consiglio x un’eventuale prossima volta: basta che scrivi margaret, è molto più semplice e ti risparmi il tempo :P
Ti ringrazio per i sospetti che diffondi spontaneamente, Bellissimo lavoro quello della sospettante, pagato benissimo tra l’altro: se vuoi un consiglio uno dei sospetti da diffondere più commerciali è essere certi che gli altri siano stupidi. In ogni caso ti ringrazio per i privilegi e per la tolleranza che ti “autoconcedi” a scapito degli altri, a mio modo di vedere, gratis, almeno per te. Ti confermo che, comunque, prima di scrivere penso, per questo motivo si dice “scripta manent”, infatti il violento non è violento perché picchia, ma picchia perché è violento, la violenta no, non sia mai, non esiste, è da ignoranti pensare che esista la violenta.
Seriamente per dire che i problemi sono di comprendonio, non di comportamento. Come saprai la violenza si supera, eventualmente reincarnandosi, purtroppo, pur essendo inaccettabile, la verità non si supera, la verità offende anche me, se sono nella menzogna. La sai quella sempreverde starnazzata: “la verità mi fa malee..”, (ebbé?) è un falso, sono le bugie a fare male. Se dici la verità non sei fuori di testa, dovrebbe essere spontaneo dire la verità, chi spontaneamente dice bugie, “credendo” di essere astuto, viaggia contromano, non che sia impossibile viaggiare contromano, ma è a tempo determinato,
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margaret lucova
21 Maggio 2013
@iayo senti, allora mettiamola così: mettiamola che sono io fuori di testa, perché giuro che non riesco a dare un senso compiuto a niente di quello che dici. non te la prendere, mi arrendo. te lo dico quasi con affetto ;-)
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iayo
21 Maggio 2013
Ah, benissimo. Il numero magico per i fuori di testa senza senso compiuto è il 118 ed è gratuito, mentre la bandiera per chi si arrende ti confermo che è bianca.
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margaret lucova
21 Maggio 2013
@iayo simpaticone, e anche generoso. mi stai diventando simpatico sul serio
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iayo
21 Maggio 2013
te no
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margaret lucova
22 Maggio 2013
@iayo ahi, che dolore! ;-)
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iayo
22 Maggio 2013
te l’ho detto prima, il dolore si supera, le bugie sono l’amicizia su facebook, mentre la verità non è inaccettabile, ma invincibile
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Marco Cicolini
21 Maggio 2013
Incredibile… inammissibile. La miglior risorsa espressa dal nostro sistema bibliotecario in tanti anni e la si vuol lasciar morire. Edit16 ci è invidiato da tutti i miei colleghi librai antiquari, così come SBN.
Ha fatto da traccia per molti altri siti stranieri; all’estero sono arrivati dopo SBN; ne ho parlato spesso con librai affermati e con bibliotecari con esperienza che lo ritenevano indispensabile.
Per tutta la mia categoria è la base fondante del lavoro. Se c’è da sostenere la sopravvivenza con una campagna fondi, io nel mio piccolo ci sto.
Marco Cicolini
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iayo
21 Maggio 2013
praticamente bisognerebbe pagare le tasse, nel caso in cui le paghi, “sostenere la sopravvivenza” degli enti pubblici preposti a farle pagare, per lo meno collaborando
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margaret lucova
21 Maggio 2013
@marco cicolini ci sto anch’io… allora siamo in due, forse in tre
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Luciana Raggi
21 Maggio 2013
invece di agevolare pare che si faccia di tutto per contrastare la diffusione della cultura e la valorizzazione del libro. Per chi non lo sapesse, 8 anni fa, grazie alla formazione gratuita di alcuni insegnanti sensibili alla promoizione alla lettura, anche molte biblioteche scolastiche erano entrate in rete (anche la mia, per la quale ho catalogato 3600 testi…) poi dopo tre anni, quando si cominciavano a capire e ad utilizzare tutti i benefici e tutti i lati positivi….vengono improvvisamente staccati i contatti e richieste cifre alte, che quasi tutti i Presidi hanno negato, per poter continuare ad usufruire dei servizi opac..
risultato…il mio lavoro e quello di tanti altri bibliotecari a tempo pieno o parziale è stato perso completamente e le biblioteche scolastiche funzionano solo per il volonrtariato di alcuni, quando funzionano….
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Mimi
21 Maggio 2013
@yayo
ma lo sai almeno cos’è un opac? qui non si parla di digitalizzare i testi, ma di digitalizzare i cataloghi!
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iayo
21 Maggio 2013
Mimi
21 maggio 2013
@yayo
ma lo sai almeno cos’è un opac? qui non si parla di digitalizzare i testi, ma di digitalizzare i cataloghi!
– –
p.s.: iayo
Si si, lo so, il mio era un discorso sulla tendenza generale. Il digitalizzare i cataloghi implica più o meno direttamente la digitalizzazione dei testi. I cataloghi infatti sono testi. E’ evidente che alle menti più superficiali, può sembrare comodissimo chiudere tutto il sapere in un hard disc. Tuttavia è un progetto campato per aria, perché non ha un finale giustificato. Se visto ancora più in generale, si tratta della tendenza autolesiva dell’essere umano che consiste nel farsi dominare dalle sue creature. Succede periodicamente, ad esempio dopo la rivoluzione industriale è successa la stessa cosa. Nel piccolo succede anche nelle famiglie dove i genitori si fanno dominare dalla loro prole. La soluzione è trovare una media ponderata, non aritmetica, ma dosata col buon senso o, per i più tirchi, dosata in base a parametri di utilità evidentemente dimostrabili ed oggettivi. Ad esempio i miei genitori mi hanno “fatto” e poi si sono accorti che, per loro, in realtà, non sono utile e viceversa, tuttavia continuano a “sfruttarmi” telefonicamente e viceversa, invece di propormi continuamente salatini o biscotti come facevano quando mi hanno “comprato” ed io invece di solo mangiare o dormire faccio anche altre cose, tipo rispondere. Come potrai intuire anch’io potrei digitalizzare i miei in una bella cornice, ma non lo faccio perché non mi è utile, non perché non posso, per cui, vedrai, che non riusciranno a digitalizzare completamente i cataloghi, non perché gli viene impedito da te, ma perché non possono in quanto non è utile. (: Concludendo seriamente, in ogni caso il problema viene dal fatto che, a causa degli evasori fiscali, le risorse degli enti pubblici scarseggiano, mentre la richiesta aumenta continuamente, proporzionalmente all’aumento della cittadinanza, che, però, non è ancora proporzionale all’aumento delle contribuzioni fiscali.
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Carlo De Santis
21 Maggio 2013
E’ inaudito! un paese che blocca la cultura, la circolazione e la trasmissione delle idee è condannato al regresso e a sparire dal consesso della civiltà. Se poi questo accade in Italia, che nei secoli passati ha diffuso arte e cultura in tutto il mondo, viene più facile pensare ad una apocalisse.
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Francesco
21 Maggio 2013
“vergogna” è il minimo che si possa dire. ..anche se mi sono stancato di vergognarmi per colpe che non ho. In Tunisia dopo il primo suicidio si è scatenato l’inferno, da noi …l’indifferenza della politica che è arrivata a dire per bocca di monti che la percentuale dei suicidi e’ in linea con il momento di difficoltà ecobimica che il paese attraversa.
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Paper.ino
21 Maggio 2013
perchè invece non mandare mail di protesta e sensibilizzazione ai rappresentanti politici?
in fin dei conti, adesso i due partiti di maggioranza pd e pdl (piu Monti), sono pure al governo assieme e solo esclusivamente per il “bene dell’Italia”, come da richiesta del bis presidente della Repubblica.
non è immaginabile che costoro non si possano interessare alla vicenda e risolverla al meglio, come sempre han dimostrato di saper fare, vista l’esperienza di gestione e amministrazione della cosa pubblica che han sempre dimostrato.
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iayo
21 Maggio 2013
Protestare non rende e sensibilizzare un politico è quasi impossibile. Potrebbe essere utile formulare delle proposte alternative dettagliate e finalizzate ad un utile socio-culturale, cui consegue l’utile economico-fiscale. Il capitalismo, ovvero l’imperialismo, mascherato da democrazia, nella politica ed il protestantesimo, mascherato da cattolicesimo, nella religione, invece, considera prioritario l’utile economico e quello sociale un optional.
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Opac-Amaru
21 Maggio 2013
Iayo e Margaret. Me la date l’amicizia su Facebook?
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iayo
22 Maggio 2013
io no
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daniele
22 Maggio 2013
L’ha ribloggato su crossing mediae ha commentato:
Davvero cose da matti!
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Ange
22 Maggio 2013
Secondo me il problema è dato non solo dal costo della manutenzione ma anche, e soprattutto, dall’inefficienza delle risorse. Il personale al momento sotto organico, potrebbe essere affiancato da studenti universitari che studiano lettere/arte/beni culturali ecc.. come tirocinanti, si risolverebbe la questione dell’inesperienza dei giovani oltre che quello dell’incapacità di alcuni bibliotecari poco aggiornati. Molto spesso mi è capitato di ricevere in prestito dei libri provenienti da biblioteche lontane anni luce dalla mia nonostante ce ne fossero altre più vicine che avrebbero reso la disponibilità dello stesso libro, risultato: più costi della benzina per il servizio.
Da studentessa universitaria ho proposto più volte di collaborare GRATUITAMENTE ma a quanto pare non gliene frega a nessuno….il problema di fondo, come dicevo all’inizio, non è il costo più o meno eccessivo di un servizio, ma la mancanza di voglia di fare!!!
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iayo
22 Maggio 2013
Vero, praticamente, come in tutte le strutture statali e para-statali, c’è un protocollo che individua esattamente le professionalità necessarie al corretto funzionamento del servizio. Dal punto di vista della così detta “manutenzione”, allo stesso modo, c’è un protocollo che destina la parte di contributi ricevuti dallo Stato necessaria al corretto funzionamento del servizio. A volte lo Stato non riceve i contributi previsti da distribuire. Di lì in poi, se i protocolli venissero letti, si capirebbe quali sono le eccezioni e le tolleranze previste. Risulta difficile ipotizzare che persone preposte a “prestare libri” non sappiano leggere. Altrettanto difficile risulta ipotizzare che non abbiano un dizionario per interpretare esattamente i protocolli. L’ammanco fa parte di un crimine fiscale di livello planetario in cui, con permesso, la così detta Opac recita la parte della goccia nel mare.
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serena sangiorgi
23 Maggio 2013
Non si può proprio, Ange. Nelle biblioteche delle università può lavorare solo a) personale dipendente a tempo indeterminato b) personale dipendente a tempo determinato (contratti vari) c) studenti 150 ore d) convenzioni varie con Enti o Associazioni e) tirocinanti. Ognuna di queste categorie con requisiti e modalità ben precisi, punto e basta. Uno dei quali è pagarsi una apposita assicurazione per infortunio e malattia (se non coperta dall”INPS, che serve solo i dipendenti) , altro che lavorare gratis, dovresti pure pagare … Per gli studenti, sono aperte le porte solo di 150 ore e di tirocinio, qui ne ho visti parecchi di 150 e pochissimi di tirocinio perchè il tirocinio deve essere attivato e richiesto da un docente di biblioteconomia (o affini). Non è per niente facile, ma nelle biblioteche pubbliche non è meglio, sono abbastanza frequenti le cooperative di pensionati (ma anche lì è la struttura della cooperativa che firma tutte le carte necessarie). Ma questo NON dipende da burocrazia pirla, quanto da una concezione del rapporto fra pubblico e privato che sta nel codice civile, penale e del lavoro.
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iayo
23 Maggio 2013
La “cooperativa di pensionati” è la stessa che gestisce la casa di riposo Eterna Giovinezza. Strano ma sono l’unica cooperativa in attivo, ovviamente per mettere qualcosa da parte per i figli. Nonostante l’età gli uomini sono ancora molto intelligenti effettivamente e le donne in realtà non hanno niente da invidiare alle più giovani. Se interessa a qualcuno, mi sembra che venerdì prossimo, giorno in cui “solitamente” i figli vanno a trovare i genitori dopo le 19, finita cena e lavati i piatti, fanno vedere Cocoon tutti insieme nel refettorio.
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sandra
23 Maggio 2013
E’ una vergognosa pazzia!!!
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Congetture (@Congetture)
24 Maggio 2013
Il primo passo per risolvere un problema è ammetterne l’esistenza. Spogliamoci quindi della retorica dell’orgoglio nazionale e ammettiamolo: l’OPAC nazionale fa cagare, altro che “eccellenza a livello mondiale”. Zero standardizzazione delle fonti, ricerca farraginosa, downtime inaccettabili e data quality sotto le scarpe a dei costi ingiustificabili.
Speriamo che sia una morte veloce e indolore e poi iniziamo con un paradigma nuovo.
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giovanni
24 Maggio 2013
A me comunque 550000 euro sembrano tanti! non mi interessano le considerazioni tecniche.. vi nteressa la cultura? e allora facciamo che per legge i libri devono essere fatti anche in versione digitale, poi vedete che li trovate tutti in rete altro che 1 copia per biblioteca.
Se pensate ancora in termini di libri e collocazioni in biblioteche, la cultura libera non sapete neanche cosa è.. le biblioteche comprino le versioni digitali dei libri e le tengano scaricabili sui loro server vedi che impennata della cultura a costo zero.
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Congetture (@Congetture)
24 Maggio 2013
@giovanni: le biblioteche italiane interfacciate con l’OPAC nazionale hanno una dotazione libraria composta a larghissima maggioranza da libri fuori catalogo o che non sono mai stati a catalogo e riviste. Con le dotazioni di fondi attuali, è improponibile la digitalizzazione di quei contenuti. Ciò detto, già solo avere un servizio decente di indicizzazione bibliografica sarebbe auspicabile e a mio avviso il problema principale non sono i fondi (con 550K Euro/anno ci paghi 50K di strumenti tecnologici e 8 stipendi full-time), ma la mancanza di capacità manageriale nell’organizzare una rete di competenze e sinergie con i partner universitari.
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Gabriele Baldelli
24 Maggio 2013
Sui beni culturali italiani, da ogni parte, sempre nuovi tagli. Questo dell’SBN è davvero incredibile. Cosa fa il Presidente Letta ? Si dimette ?
Gabriele Baldelli
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Bruno11
24 Maggio 2013
L’ha ribloggato su Le news di PONTEROSSO.
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giovanni
30 Maggio 2013
Congetture.. non parlo dei libri gia in possesso quelli sono cartacei e rimangono cosi, ma se non devi aggiornare opac si tratta di mantenere un database i costi si abbassano e di molto.
Pensa se ogni biblioteca italiana diventasse un server statico di emule che contiene una copia digitale di ogni nuovo testo pubblicato con qualche postazione annessa per la lettura allora si che si avrebbe libertà di cultura, per adesso questa è una ipotesi visionaria ma la direzione è quella prima o poi ci si arriverà parlare di opac come un progetto moderno e sperimentale è un assurdità.
Opac è un servizio necessario e su questo non si discute; Il progetto ha però perso i caratteri di innovazione e sperimentazione pertanto i costi di mantenimento per lo stato devono essere abbassati anche chiedendo agli utilizzatori finali di partecipare economicamente al suo mantenimento se non si trovano altre soluzioni.
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serena sangiorgi
30 Maggio 2013
Lo scambio di file coperti da copyright è reato, quindi emule e compagnia sono fuori discussione, ora e per sempre, in quanto comunque si riformi il copyright (e tutte le proposte fatte finora dalle associazioni editori vogliono ALZARE gli anni, non abbassarli) non sarà mai per eliminarlo.
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