
Il crollo delle Gran Bretagna continua a passare sotto silenzio, in Italia e anche altrove.
Ieri l’Europa si è allarmata per il risultato elettorale e a sentire i commentatori al di fuori dell’Unione i mercati mondiali hanno reagito male al voto. Ma ieri c’è stato anche il dipanarsi degli effetti di un grosso guaio per la Gran Bretagna, declassata da Moody’s che venerdì l’ha privata dell’ambita tripla A, il voto massimo a titoli e obbligazioni britanniche, ora ridotto ad AAA. Non proprio una sorpresa, visto che la stessa agenzia aveva annunciato l’idea già a novembre.
Una vera e propria iattura per Londra e non solo perché il cancelliere Osborne aveva fondato esplicitamente la sua azione di governo sulla difesa del massimo rating. L’effetto immediato è stato quello della depressione della sterlina, che già nelle ultime settimane ha perso un 8% del suo valore su euro e dollaro. i titoli e le obbligazioni britanniche espresse in sterline oggi valgono quindi sensibilmente di meno di un mese fa e per di più ora sono ufficialmente diventati anche meno affidabili per gli investitori stranieri, oltre ad aumentare sensibilmente il costo del denaro, ormai prossimo a quello della Francia che storicamente è superiore e decisamente più alto di quello della Germania, il famigerato spread.
Con la sterlina ai minimi, le esportazioni britanniche ne dovrebbero godere e forse l’economia del paese potrebbe trarne giovamento, perché al momento l’urgenza per il paese, ma soprattutto per la maggioranza di governo, è riuscire a strappare Londra dalla terza recessione consecutiva nella quale sembra sprofondata senza speranza nonostante gli sforzi dei governi che hanno provato a rimediare.
Tuttavia, se pure la crisi della sterlina non indebolisce l’euro innescando una reazione a catena sul continente, Londra resta uno dei maggiori centri finanziari mondiali e la svalutazione della sterlina produce una perdita di valore notevolissima per la massa d’investitori stranieri che hanno messo i loro capitali all’ombra della City. Perdita che sommata al calo del rating rischia di provocare un pericolosissimo deflusso di capitali verso altre piazze finanziarie, con effetti disastrosi sia sul settore finanziario britannico, che per il delicato equilibrio delle alchimie finanziarie con le quali finora Londra ha nascosto, ma non ripianato, le mostruose perdite cumulate con lo scoppio della crisi finanziaria globale, che proprio tra la City e Wall Street ha avuto il suo epicentro.
La Gran Bretagna gode innegabilmente di un maggior favore da parte dei media di quanto non capiti all’Italia, ed è abbastanza normale che i media anglosassoni abbiano il massimo interesse a parlare d’altro, anche se i quotidiani britannici non possono esimersi dal trattare la questione come un’emergenza nazionale. Le elezioni italiane sembrano quindi il pretesto giusto, anche se non avranno alcun effetto immediato sugli impegni che si è preso il nostro paese nel periodo del governo Monti. Peccato che ora il nostro paese e la UE sconteranno ancora una volta un attacco alla zona Euro che non appare per niente fondato, mentre la Gran Bretagna conserverà il privilegio di discutere dei propri fallimenti al riparo dall’attenzione generale.
Pubblicato in Giornalettismo
Posted on 28 febbraio 2013
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