
All’alba delle primavere arabe si scoprì che gli sgherri di Mubarak sparavano sulla folla con i fucili caricati a pallini, poi la moda si è diffusa
Da oltre un anno arrivano costantemente dal Bahrein le foto di manifestanti impallinati e le denunce di quanti hanno perso un occhio o riportato danni più gravi e adesso la pratica sembra essere stata adottata anche in Tunisia, dove in una sola giornata le forze di polizia hanno ferito 256 persone a Siliana, una cittadina tunisina da giorni teatro di scioperi contro il governatore locale.
Il governo, la maggioranza è nelle mani del partito islamico Ennada, ha evidentemente deciso d’introdurre questa criminale innovazione. Criminale perché l’uso dei pallini può provocare gravi lesioni e perché uno stato di diritto non può pensare di sgomberare le piazze sparando fucilate a caso sui cittadini presenti, anche se per il ministro dell’interno tunisino ce n’era bisogno per fronteggiare atti di vandalismo e distruzione.
Abbastanza normale quindi che i tunisini si siano arrabbiati e anche che se la prendano con chi ha fornito al governo le armi in questione, che è l’azienda Italiana Nobel Sport.
Sul sito dell’azienda non c’è traccia di un prodotto del genere, che però è reperibile e in mostra presso i distributori specializzati e persino sui siti di aste online. Il marketing negli Stati Uniti propone persino il regalo di un badge con la scritta “law enforcement” ai fortunati clienti.
Di quale law si tratti però non è chiaro, visto che l’uso di strumenti del genere appare criminale e visto che la stessa azienda produttrice pare restia a proporre il prodotto in paesi culturalmente diversi dagli Stati Uniti, dove le armi sono oggetto di adorazione, o dai paesi che non hanno scrupoli nello sparare sulle folle. Se in Bahrein infatti l’introduzione dei pallini al posto delle pallottole ha segnato un miglioramento, nel resto del mondo s’indignano tutti, in Italia ad esempio non c’è mercato per prodotti del genere.
E non ce n’è nemmeno in Europa, per questo è giusta l’indignazione dei cittadini tunisini per l’impiego di mezzi del genere, usati in maniera indiscriminata sulla folla, come testimonia anche il ferimento del giornalista David Thomson, che di certo non stava prendendo parte ad alcuna aggressione alla polizia o vandalismo. Per questo sarebbe opportuno un intervento del governo italiano a vietare la produzione e commercializzazione di prodotti del genere, il cui uso non può essere proibito in Italia a tutela dei cittadini italiani, mentre è promosso all’estero come strumento di repressione.
Pubblicato in Giornalettismo
Al
1 dicembre 2012
“Da oltre un anno arrivano costantemente dal Bahrein le foto di repressori impallinati”
… questo mi sembra un lapsus ;)
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mazzetta
1 dicembre 2012
Yes :D
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patrizia mancini
1 dicembre 2012
Grazie infinite per la vostra denuncia, sono una italiana che vive in Tunisia, condividendo le lotte di questa popolazione Da quando è uscita fuori la notizia e le foto delle cartucce, Io e e un’amica francese stiamo cercando di capirne di più. Abbiamo notato che la responsabile marketing della ditta si chiama Tiffany Di Paola, come l’a’attuale ministro della Difesa che a suo tempo ammise candidamente di essere praticamente un piazzista di armi e quando la stampa parlò di conflitto di interessi rimase comunque al suo posto, Riusciamo, con il vostro aiuto, a saper se la Tiffany è parente del ministro?Grazie, spero che ci possiate dare una mano,
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