Anche in Giornalettismo.
Una mano misteriosa ha agito nell’ombra e ha fatto sparire dall’ultimo decretone governativo la norma che avrebbe definitivamente vietato l’uso di sacchetti di plastica non biodegradabili, introducendo sanzioni per chi non la rispetta e, soprattutto, vietando anche l’uso di una tipologia di sacchetti che alcuni produttori e parlamentari loro vicini sostengono essere a norma di legge, anche se evidentemente non lo sono.
Si tratta di sacchetti prodotti usando la solita plastica, il polietilene, alla quale vengono aggiunti additivi che la rendono “bio-sbrindellabile”, più che biodegradabile. Con il risultato che la degradazione di un sacchetto fatto usando questo tipo di materiale, produce centinaia di pezzetti di plastica per nulla ecologici, destinati a perdurare nell’ambiente esattamente come accadeva con i vecchi sacchetti interi. Con l’aggravante di poter essere ingoiati da un numero di animali molto più elevato di quelli che potrebbero ingerire accidentalmente un intero sacchetto di plastica e di essere molto più difficili da recuperare nel corso di pulizie e bonifiche. Gli additivi impiegati in questo processo peraltro sono ben poco ecologici, dato che s’impiega persino il tossicissimo cobalto.
Tutt’altra cosa dalle plastiche veramente degradabili, come quelle derivate dal mais, che oltre a degradarsi completamente sono anche compostabili, come devono essere secondo la legge europea UNI EN13432, che prevede per i sacchetti di plastica i seguenti requisiti:
– Biodegradabilità, ossia la capacità del materiale di essere convertito in anidride carbonica (CO2) grazie ai microrganismi ed in modo analogo a quanto accade ai rifiuti naturali.
– Disintegrabilità, cioè la frammentazione e perdita di visibilità nel compost finale (assenza di contaminazione visiva).
– Assenza di effetti negativi sul processo di compostaggio.
– Metalli pesanti pressoché assenti e assenza di effetti negativi sulla qualità del compost.
I sacchetti prodotti con polietilene e additivi non rispettano nessuno di questi requisiti e pertanto dovrebbe esserne vietata la vendita da tempo, eppure, nonostante il ritardo biblico con il quale è stata recepita nel nostro ordinamento questa norma, il divieto non c’è ancora. Era atteso nel decretone, ma un’utile manina l’ha fatto sparire, provocando fastidio negli ecologisti e un mezzo terremoto nel governo.
La norma era stata approvata, firmata e controfirmata nel Consiglio dei Ministri del 23 dicembre, ma nel testo del cosiddetto “milleproroghe” pubblicato ieri non c’è. Qualcuno ha commesso un’incredibile scorrettezza per conto dei produttori dei sacchetti fintamente ecologici, tradendo la fiducia dei colleghi di governo.
Tutte le tracce portano all’ufficio di Antonio Catricalà, ora sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con funzioni di segretario dello stesso presidente del Consiglio Mario Monti. Comprensibile l’irritazione degli altri membri del governo per il tradimento, tanto che Catricalà in condizioni diverse da quelle che reggono questo governo d’emergenza, probabilmente avrebbe dovuto fare le valigie.
Ma ci sono altre impronte sul luogo del delitto e sono quelle della destra vicina agli interessi degli inquinatori, a cominciare da quelle di Fare Ambiente, tipica associazione ambientalista di destra impegnata a a favorire gli inquinatori vestendo la casacca dell’ambientalismo.
È del suo presidente, Vincenzo Pepe (nel video), una nota del 28 dicembre nella quale afferma la sua opposizione alla normativa europea a sostegno della plastica falsamente biodegradabile. Che poi chi ha scritto la nota traduca il termine compostabilità con l’inesistente compastabilità, rende perfettamente l’idea della preparazione ambientalista (e non solo) di questo genere di ecologisti farlocchi al servizio degli inquinatori.
Poi ci sono i parlamentari del PDL che si occupano d’ambiente con questo stile inimitabile, come Agostino Ghiglia o Paolo Russo, già impegnati a far danni in commissione rifiuti. Non sono una scoperta, per quanto abbastanza ignoti al grande pubblico.
Insieme ad altri esponenti dell’ex PDL rappresentano all’interno delle istituzioni gli interessi dei produttori di sacchetti inquinanti e per difenderli non esitano a ricorrere al falso e alle mistificazioni, tanto che a più riprese hanno rilasciato dichiarazioni che falsano platealmente il senso delle normative europee di riferimento e persino lo stato dell’arte delle conoscenze scientifiche.
La disgustosa truffa dovrebbe avere le gambe corte, visto il governo insieme all’irritazione ha fatto trapelare l’intenzione di porvi rimedio nel più breve tempo possibile, ma resta significativa e dimostra come i grandi inquinatori e i loro rappresentanti siano disposti a tutto, pur di difendere i loro interessi privati, anche a scapito dell’interesse e della saluta pubblica.
Margaret Lucova
30 dicembre 2011
Bisogna dire che questi nostri “signori” politici mantengono la loro coerenza, fedeli ai loro interessi, non si smentiscono mai… e riescono ad indignarmi ancora, sempre, ancora e ancora… soltanto a stupirmi non ci riescono più.
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mazzetta
4 gennaio 2012
per correttezza aggiungo qui un commento lasciato a margine dell’articolo su Giornalettismo, di seguito la mia replica. da notare che anche questi come altri minacciano cause e querele
Buonasera. Vorrei sapere chi si arroga il diritto di definire fintamente
ecologista un’associazione solo perché dissente dalle proprie idee.
FareAmbiente ha difeso il nucleare? Si, a testa alta assumendosi le
responsabilità politiche e mediatiche di quanto affermava. Ha fortemente
attaccato la produzione elettrica ottenuta mediante gli idrocarburi e il
carbone? Si, ma nessuno è sembrato accorgersene. E tante altre
blasonate, vere, schiette, venerate, associazioni ambientaliste che
hanno attaccato il nucleare, vagheggiando sole e vento, hanno di fatto,
indirettamente finito con l’avvantaggiare la produzione da fonti
fossili. Perché mi sembra che la maggior parte della produzione
elettrica italiana da questo derivi e continuerà a derivare nei prossimi
decenni (se sbaglio correggetemi pure con cifre alla mano…). Ma poiché
non lo hanno detto apertamente, loro sono le vere, schiette, veraci e
soprattutto, schierate tutte da una determinata parte politica. Quella
giusta, of course…
E veniamo alle buste. Fareambiente “finta, sporca, brutta e cattiva
(forse anche maleodorante)” associazione, si schiera contro un monopolio
che verrebbe a crearsi di fatto e soprattutto si schiera contro
l’utilizzo di risorse alimentari che sarebbero sottratte
all’alimentazione umana e animale per andare a rifornire l’industria
della plastica. Associazione cattiva…. FareAmbiente chiede al ministro
di estendere a tutti i prodotti plastici l’obbligo della
ecocompatibilità ma nessuno sembra accorgersene. Offese, solo offese in
nome di una libertà di stampa che deve essere sacrosanta ma, tutelata
dalle leggi vigenti alle quali, sicuramente i suoi rappresentanti si
rivolgeranno per tutelarsi dalle offese ricevute. Ma questo lo lasciamo
agli avvocati, tornando all’onestà intellettuale che dovrebbe
contraddistinguere noi giornalisti, prima di offendere qualcuno sarebbe
bene verificare le fonti e soprattutto sentire le 2 campane, quella dei
giusti e quella dei brutti, sporchi e cattivi (e forse maleodoranti) che
in questo caso pare siamo noi di FareAmbiente. In democrazia, di solito,
anche i peggiori, i mostri, i reietti, magari hanno diritto di
parola…In democrazia, of course….
———————————-
gentile ufficio stampa
all’articolo, qui come sul mio blog, è linkata una nota di Fare Ambiente del 28 dicembre scorso http://bit.ly/AeWHdU
nella quale si afferma:
“Le plastiche biodegradabili – continua Pepe – devono poter essere commercializzate senza limitazioni imposte da norme la cui certezza scientifica e la sostenibilita’ ambientale sono quantomeno dubbie e che di fatto concedono il monopolio a una sola azienda.”
La scientificità (?) delle norme in questione o il loro fondamento scientifico non è affatto in discussione e affermarlo equivale a pronunciare una menzogna.
Così com’è una menzogna che le aziende che producono shopper in plastica usino “additivi ecocompatibili”, visto che tra questi c’è persino il cobalto, la tossicità del quale non è in discussione.
Così come non è in discussione il fatto che questi sacchetti non rispettino alcuno dei i requisiti previsti dalla normativa europea elencati sopra e che ripeto di seguito:
– Biodegradabilità, ossia la capacità del materiale di essere convertito in anidride carbonica (CO2) grazie ai microrganismi ed in modo analogo a quanto accade ai rifiuti naturali.
– Disintegrabilità, cioè la frammentazione e perdita di visibilità nel compost finale (assenza di contaminazione visiva).
– Assenza di effetti negativi sul processo di compostaggio.
– Metalli pesanti pressoché assenti e assenza di effetti negativi sulla qualità del compost.
Non vedo quindi alcuna offesa in quanto riportato, Fare Ambiente fa lobbying a favore dei produttori di shopper non-biodegradabili e lo fa diffondendp menzogne, che nel vostro comunicato qui sopra ovviamente avete evitato di ripetere, a proposito di onestà intellettuale
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Aldo
7 gennaio 2012
Vedo che il tizio insiste nel tentatativo di autodistruggersi, è chiaro che non ha capito che genere di formidabile cagacazzo tu possa diventare se provocato :-D
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